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Semplificazioni, dal Cdm via libera «salvo intese». Pnr, accordo sulla lista delle opere da sbloccare

Photo credit: TGCOM24

(come riportato dalla Redazione di Il Sole 24 Ore)

Dopo il rinvio della scorsa settimana il testo è stato approvato con la formula «salvo intese»

Conte: governo attendista? Pronto a decisioni ferme e risolute

Il Consiglio dei ministri ha approvato “salvo intese” il testo del decreto semplificazioni. Più fonti di governo precisano che si tratta di “intese tecniche”, non politiche. Lo si apprende al termine della riunione, che è durata circa sei ore.

I grandi nodi alla fine, assicurano più fonti di governo lasciando Palazzo Chigi, vengono sciolti, ma la discussione sulle opere da sbloccare sembra destinata a tenere ancora banco, anche perché l’elenco – che dovrebbe includere tra le 40 e le 50 opere – non entra nel testo del decreto e ci sarà comunque tempo fino a fine anno per nominare i commissari.

Il lungo negoziato

Il lungo Cdm notturno dà il via libera al Programma nazionale delle riforme, con le direttrici che il governo seguirà nei prossimi mesi, e anche al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.

Ma è sul testo del dl semplificazioni, di una cinquantina di articoli e lungo quasi 100 pagine, che il governo fa nottata: quattro ore di discussione articolo su articolo. Il premier Giuseppe Conte ottiene il via libera a quella che considera “la madre di tutte le riforme” e che nei prossimi giorni illustrerà ai partner europei nei contatti in vista del Consiglio Ue sul Recovery fund. Tuttavia la discussione promette già di riaprirsi in Parlamento.

Il dibattito in Cdm si accende, racconta più di un presente, in particolare sulla possibilità non solo per i commissari ma anche per le stazioni appaltanti di agire, per far fronte agli effetti negativi dell’emergenza Covid, in deroga a tutte le norme, tranne quelle penali, antimafia e quelle sulla sicurezza sul lavoro. Restano le perplessità di Pd e Leu su queste deroghe, introdotte sul “modello Genova”.

Le opere prioritarie

Una prima intesa ci sarebbe sull’elenco delle grandi opere considerate prioritarie e che saranno affidate a commissari ma la lista non entra nel testo del decreto ma nel piano Italia veloce del ministero delle Infrastrutture, che è un allegato al Programma nazionale delle riforme e comunque per la nomina dei commissari dovrebbe esserci tempo fino a fine anno.

Il Consiglio dei ministri trova un accordo sul Durc, ma viene stralciata, su richiesta di Roberto Speranza, la norma che aumentava le percentuali di subappalti. Quanto a uno degli altri nodi sul tavolo, la modifica del reato di abuso d’ufficio, l’intesa arriva nonostante Iv metta a verbale la sua riserva. Oggi incorre nell’abuso d’ufficio chi si procuri un vantaggio violando “norme di legge o di regolamento”.

Con la nuova modifica sarà punibile chi violi “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità”.

Semplificazioni

La bozza (cento pagine) del decreto arrivata sul tavolo del Cdm introduce misure previste nelle versioni finora circolate del testo con deroghe per un anno per le assegnazioni degli appalti, rivisitazione dei i reati di responsabilità erariale e abuso d’ufficio e spinta sulla digitalizzazione della PA, con le autocertificazioni che si potranno fare via app, banche dati che si dovranno parlare e pubblico che richiederà una sola volta i dati in suo possesso.

Si velocizzano anche le valutazioni di impatto ambientale (Via) e la banda ultra-larga. Per incentivare la trasformazione “green” si introducono una serie di norme per l’installazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche, a partire dalle aree di servizio in autostrada. Nel testo spuntano anche due norme per la “stabilità finanziaria degli enti locali” e per “l’organizzazione del sistema universitario”.

Le priorità del Pnr

L’altro provvedimento all’esame del Consiglio dei ministri è stato il Piano nazionale delle riforme, un lungo elenco di priorità da mettere a punto a settembre e da portare a Bruxelles per accedere ai nuovi fondi europei anti-Covid che va dalla riforma del fisco (ma senza condono) agli investimenti in scuola, ricerca, trasporti e banda larga passando per il sostegno ad alcuni settori strategici dalla farmaceutica al biomedicale, dall’auto alla siderurgia – compresa la transizione green dell’Ilva di Taranto – all’edilizia, dal turismo e alla cultura. Un mosaico di cui un pezzo fondamentale è proprio il decreto Semplificazioni.

L’obiettivo, ribadito nel Pnr, è abbassare le tasse a partire da «ceti medi e famiglie con figli» ma anche accelerare «la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale». Per farlo resta cruciale un nuovo piano di spending review e la lotta all’evasione che punterà sull’incrocio dei dati e «il miglioramento della qualità dei controlli» ma, assicura l’esecutivo, non ci saranno «nuovi condoni che, generando aspettative circa la loro reiterazione, riducono l’efficacia della riscossione delle imposte».

Per modernizzare il Paese e spingere la ripresa dell’economia il piano del governo guarda soprattutto agli investimenti che, grazie ai fondi “Next generation”, potranno superare il 3% del Pil rimettendosi in linea con la media Ue. Priorità ai trasporti (a Roma si dovrà arrivare da tutta Italia in massimo 4 ore e mezza) e alla banda larga. Ma anche a istruzione e ricerca, che in tre anni dovrebbero ottenere circa 7 miliardi in più, lo 0,4% del Pil.

La finalità principale della riforma, scrive Gualtieri nella premessa al Piano nazionale di riforma – di solito allegato al Def di aprile ma che quest’anno è stato ritardato causa Covid – è «quella di rimuovere gli ostacoli che negli ultimi anni hanno rallentato non solo gli appalti e gli investimenti pubblici, ma anche, più in generale, la crescita dell’economia».

Le semplificazioni rappresentano «il primo passo per attuare il Piano di Rilancio» e «fatto salvo il contrasto alla corruzione» si agisce in tutti i campi, dalla disciplina degli appalti all’accelerazione delle «opere pubbliche già finanziate e in fase avanzata di progettazione» ai tempi di «procedure e iter autorizzativi, senza compromettere le esigenze di tutela dei beni culturali e del paesaggio» alla spinta ai dirigenti pubblici ad «assumere le decisioni», circoscrivendo «puntualmente il reato di abuso d’ufficio e la responsabilità erariale degli amministratori».