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Ance: Buia denuncia “grave assenza di decisioni della politica”

Si ringrazia lo Staff di portale.assimpredilance.it per l’immagine utilizzata

(come riportato da Mauro Salerno – Edilizia e Territorio)

Il tempo del dialogo sembra scaduto. Dopo l’ultima delusione arrivata con lo «svuotamento» del decreto Semplificazioni i costruttori ora alzano la voce, sembrano pronti ad andare allo scontro: di sicuro sono pronti a mandare in piazza le imprese per far arrivare ai piani alti della politica l’urgenza ustionante di una crisi che ha buttato fuori dal mercato centinaia di migliaia di lavoratori e decine di migliaia di aziende. Al tavolo sulla crisi del settore che si apre oggi al Mise sarà il presidente dell’Ance Gabriele Buia a far risuonare tutto il malcontento (eufemismo) degli imprenditori. Non a caso, ieri, il Consiglio generale dell’associazione costruttori ha deciso per la mobilitazione permanente delle imprese «per denunciare la grave assenza di azioni e decisioni da parte della politica, in ultimo il vuoto assoluto del Dl Semplificazioni che non semplifica nulla, che abbiano veramente a cuore lo stato delle infrastrutture e quindi il bene sociale del Paese».

La scelta di stralciare dal decreto Semplificazioni le norme di snellimento su edilizia privata e appalti è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso della rabbia, contenuta a stento in questi ultimi mesi, dei costruttori che si attendevano finalmente un cenno di attenzione da parte del governo.

«È arrivato il momento di denunciare con forza l’inerzia decisionale che sta condannando i cittadini a pagare un prezzo altissimo in termini di sicurezza e qualità della vita», attacca Buia, che ha ricevuto mandato dai presidenti del sistema di dare avvio a una serie di iniziative in tutta Italia per evidenziare «il grave stato di incuria e di degrado in cui versano strade, scuole, edifici pubblici e privati». «Se non avremo risposte – dice – andremo strada per strada a denunciare cosa comporta questa inefficienza. Ci avevano promesso investimenti con la legge di Bilancio, ma non è arrivato nulla. Speravamo nelle semplificazioni, ma anche qui il provvedimento è stato svuotato. Siamo stanchi di slogan, devono rendersi conto che questo immobilismo sta condannando un settore che, con l’indotto, vale il 22% del Pil».

Al tavolo del Mise, Buia chiederà rassicurazioni sul fatto che l’iniziativa sia permanente e riguardi tutto il settore e non attività spot legate a crisi di singole aziende, come è avvenuto finora per fronteggiare i casi dei big del comparto (Astaldi, Condotte, Cmc). «Vogliamo che si parli di una politica industriale, di rilancio dell’intero comparto. Bisogna che si parli di semplificazione immediata delle procedure di spesa e di autorizzazione delle opere e dei progetti di edilizia privata. Il codice appalti, su cui ci è stata promessa una riforma che non può certo passare dai tempi biblici di una legge delega, è un “di cui” di tutto questo. C’è bisogno di un decreto legge sblocca cantieri e poi anche di un intervento immediato sul codice». In assenza di queste garanzie, Buia si dice pronto a lasciare subito il tavolo.

Di costruzioni ha parlato ieri anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha annunciato «per metà febbraio» l’avvio di nuovo piano nazionale la messa in sicurezza del territorio. Annunci che ora i costruttori valutano con molto più scetticismo del passato. «Non abbiamo più tempo: siamo stanchi di slogan, lo capiscono o no che stanno distruggendo un intero settore industriale? Adesso dovremo raccogliere i cocci delle crisi delle grandi imprese, ma si tratta di sofferenze che si stanno manifestando da tempo. E di fronte a questo c’è stata indifferenza, l’inerzia totale».

Attraverso la mobilitazione, i costruttori puntano a mettere in campo iniziative di denuncia anche mediatica. «Se resta questo immobilismo andremo a denunciare caso per caso il degrado delle scuole, l’ammaloramento delle infrastrutture: bisogna che i cittadini sappiano che sono loro a pagare queste inefficienze».

Quasi inutile ricordare che per i microcantieri dei piccoli Comuni è appena partito il piano da 400 milioni gestito dal ministero dell’Interno. «Bisogna sperare che abbiano i progetti pronti», conclude Buia, che, senza nascondere l’amarezza, non manca di notare come nel modello spagnolo cui è ispirato quel piano «sono stati spesi, badi bene: spesi, non stanziati, 13 miliardi in due anni».