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I tre modi in cui lo Stato potrebbe riprendere il controllo di Autostrade

Il governo è al lavoro sulla revoca della concessione ma un ingresso di Cdp nel capitale della società parrebbe da escludere. E Atlantia, la holding controllata dai Benetton, va al contrattacco.

Da un lato la revoca della concessione ad Autostrade, dall’altro una revisione complessiva del sistema delle concessioni volta a difendere l’interesse pubblico.

Dopo il disastro del Ponte Morandi, sono due le strade a cui lavora il governo, che punta a chiudere il dossier Autostrade prima dell’autunno. I tecnici del Mit stanno vagliando tre soluzioni per riportare in mano allo Stato le tratte autostradali affidate alla società della famiglia Benetton: la revoca della concessione con l’affidamento ad Anas, l’apertura di una gara pubblica e un commissariamento soft.

Di un ingresso di Cdp non si parla

L’ipotesi circolata, e subito smentita dal Tesoro, di un ingresso di Cdp in Autostrade, al momento, riferiscono fonti di governo, non sta in piedi e non ci sarebbero nemmeno i presupposti per un commissario ad hoc per Autostrade. A sbarrare la strada a un coinvolgimento della Cassa (che dovrebbe comunque fornire sostegno per la ricostruzione a Genova) anche il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri: “Questo dossier non è sul tavolo, mi pare più che altro un’indiscrezione”, ha spiegato sottolineando che la nazionalizzazione “è stata una delle ipotesi in campo”.

Favorita l’ipotesi Anas

La revoca della concessione nel caso in cui venisse accertato il grave inadempimento, e il successivo affidamento ad Anas di tutte le tratte autostradali che rientrano nella Convenzione, al momento resta la prima strada. Ma bisognerà attendere le carte che Aspi invierà al Mit in risposta alla contestazione partita nei giorni scorsi. Autostrade ha 15 giorni di tempo per fornire una risposta e poi scatteranno le verifiche del ministero. L’affidamento ad Anas non richiederebbe l’apertura di una gara ma per farla subentrare potrebbe essere necessario un decreto. Anas è una società controllata dallo Stato ma fuori dal perimetro del debito pubblico, e, viene spiegato, subentrerebbe sia nella attività che nelle passività: pertanto si accollerebbe i debiti finanziari e con i fornitori ma ‘erediterebbe’ anche i pedaggi. Quanto ai costi della revoca della concessione e all’apertura del contenzioso con Autostrade, negli ambienti di governo trapela ottimismo sulle “ampie possibilità” di non pagare alcun tipo di indennizzo. E in ogni caso esistono clausole rispetto al danno che potrebbero essere impugnate.

Atlantia non resta a guardare

Ma Atlantia non perde tempo e va al contrattacco. Il CDA ha fatto sapere di aver “avviato le verifiche relative all’impatto” della lettera di contestazione del Mit “in merito agli strumenti finanziari del Gruppo”. La holding che controlla Autostrade valuterà anche gli effetti delle continue “esternazioni”.

Il titolo del gruppo che fa capo alla famiglia Benetton continua a scivolare in Borsa. Dopo un tentativo di recupero ha chiuso la seduta con una flessione del 3,8% a 18,18 euro e la sua capitalizzazione è pari ora a 15,01 miliardi. Intanto Moody’s ha messo sotto la lente per un eventuale downgrade i rating di Atlantia e delle controllate Autostrade per l’Italia e Adr. L’azione di rating, spiega l’agenzia, riflette “gli accresciuti rischi di un abbassamento del profilo di credito di Atlantia derivanti dai recenti sviluppi successivi al crollo del ponte Morandi”.

Il punto sulle indagini

E nell’ambito delle indagini sul crollo del viadotto, la Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Genova, ha sequestrato oggi la documentazione nelle sedi di Genova, Firenze e Roma della società di Autostrade per l’Italia. Mentre l’Anac ha chiesto alla società l’invio degli atti predisposti e necessari per la manutenzione del viadotto della A10 approvati dal CDA. Dalla relazione sull’Attività sul settore autostradale in concessione del 2016, pubblicata sul sito del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, emerge che dei 280 milioni totali previsti dal Piano economico finanziario ne sono stati spesi solo 76 (il 27,11% del totale): all’appello mancano quindi 204 milioni.

L’Anac ha quindi aperto un’istruttoria per avere da Autostrade maggiori chiarimenti circa la mancata attuazione di interventi. L’Autorità guidata da Raffaele Cantone vuole anche una relazione delle attività svolte rispetto agli obblighi di Autostrade previsti dalla concessione. Anac ha anche chiesto eventuali pareri richiesti al Mit. Immediata la risposta della società, secondo la quale “la mancata attuazione del 72,89% degli interventi previsti nel piano economico finanziario si riferisce a investimenti per il potenziamento della rete genovese (Gronda e nodo San Benigno) e non riguarda in alcun modo le attività di manutenzione”.

Autostrade precisa inoltre che i mancati interventi non derivano “da scelte compiute dalla società” ma sono “l’effetto dei notevoli ritardi da parte delle istituzioni competenti nell’approvazione del progetto della Gronda di Genova e del ritardo con cui sono state rese disponibili alla società le aree del Lotto 2 di San Benigno (il potenziamento dell’accesso all’area portuale)”.

Oggi sono attesi a Genova, nella sede di Ansaldo Energia colpita dal disastro, Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cdp, che controlla il 60% di Ansaldo, e Giuseppe Bono, ad di Fincantieri. In programma anche un incontro con il presidente della Regione Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci. L’intenzione di Cdp, secondo quanto emerge in queste ore, è di offrire un sostegno alla città, partecipando fattivamente alla ricostruzione, oltre all’impegno già in atto sul fronte dell’emergenza abitativa (con 40 alloggi). E anche Fincantieri, con la sua Infrastructure, potrebbe essere coinvolta nell’operazione.