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Corte Conti Ue: migliorare gestione del rischio alluvioni

La direttiva Ue del 2007 sulle Alluvioni ha determinato progressi nella valutazione del rischio ma ora pianificazione e attuazione dovrebbero essere migliorate. A dirlo è la Corte dei Conti europea, che ha presentato a Bruxelles un nuovo report.

La direttiva Ue del 2007 sulle Alluvioni  ha determinato progressi nella valutazione del rischio ma ora  pianificazione e attuazione dovrebbero essere migliorate. E’ quanto  avverte la Corte dei conti europea in una nuova relazione in cui si  “riscontrano debolezze nell’assegnazione dei finanziamenti”. “Importanti sfide restano da affrontare – avverte la Corte in una nota – per integrare maggiormente aspetti relativi ai cambiamenti  climatici, all’assicurazione contro le alluvioni e alla pianificazione territoriale e nella gestione del rischio di alluvioni”.

La Corte ha voluto verificare se la prevenzione, la protezione e la preparazione in materia di alluvioni attuate nel quadro della direttiva Alluvioni si basassero su analisi valide e se l’approccio  adottato avesse probabilità di essere efficace. Gli auditor della Corte hanno controllato sul posto i progetti nei bacini idrografici di: Slovenia, Italia, Spagna, Portogallo, Romania, Bulgaria, Austria e Repubblica Ceca, nonché nei Paesi Bassi.

“Per il futuro, permane la necessità di fronteggiare  sfide importanti, ad esempio di integrare maggiormente gli interventi  relativi ai cambiamenti climatici, all’assicurazione contro le  alluvioni e alla pianificazione territoriale nella gestione del  rischio di alluvioni. Le alluvioni possono provocare feriti, vittime,  ingenti costi economici, danni all’ambiente e al patrimonio culturale  – ha dichiarato Phil Wynn Owen, membro della Corte dei conti europea  responsabile della relazione -.

La Corte ha riscontrato che la  direttiva Ue del 2007 sulle Alluvioni ha avuto nel complesso effetti  positivi, ma la pianificazione dell’attuazione ha risentito di  debolezze nell’assegnazione dei finanziamenti”. Secondo la Corte, “la direttiva ha migliorato il coordinamento tra gli Stati membri e la Commissione, in particolare grazie al ruolo di  supervisione e monitoraggio svolto da quest’ultima, nonché alla condivisione di conoscenze e migliori pratiche”.

La Corte osserva che “tutti gli Stati membri visitati hanno iniziato ad attuare i piani di gestione del rischio di alluvioni, ma che sono  necessari miglioramenti. Le azioni per far fronte alle alluvioni  presentano debolezze per quanto riguarda l’assegnazione dei finanziamenti: le fonti di finanziamento sono state individuate e  assicurate solo in parte nei piani di gestione del rischio di  alluvioni degli Stati membri, i fondi per gli investimenti  transfrontalieri sono stati limitati e le risorse non sono state in  genere assegnate in base alle priorità”.

In un distretto idrografico, la Corte ha stimato un  divario di oltre 1,1 miliardi di euro tra spesa pianificata e  finanziamenti disponibili. La maggior parte degli Stati membri ha  svolto analisi costi-benefici per ottenere, dai progetti in materia di alluvioni, i risultati migliori in rapporto ai costi, ma la Corte ha  riscontrato alcune debolezze nell’utilizzo di tali analisi.

I piani di due terzi degli Stati membri visitati non si concentravano su progetti di infrastrutture verdi – sottolinea la Corte – che  costituiscono un mezzo efficiente in termini di costi per ridurre i  rischi di alluvioni. Uno Stato membro ha programmato di utilizzare infrastrutture grigie in calcestruzzo per rafforzare sei chilometri di argini fluviali, senza prendere in considerazione soluzioni con infrastrutture verdi.

La Corte avverte che, per il futuro, “restano da affrontare sfide  impegnative riguardanti la necessità di integrare maggiormente nella  gestione del rischio di alluvioni aspetti relativi ai cambiamenti  climatici, all’assicurazione contro le alluvioni e alla pianificazione territoriale.

Ad esempio, gli Stati membri visitati non hanno potuto considerare l’impatto dei cambiamenti climatici su entità, frequenza e localizzazione delle alluvioni. Inoltre, essi hanno utilizzato, di  norma, dati storici, con il rischio di non tener conto delle  condizioni meteorologiche future o dei cambiamenti potenziali in  termini di frequenza e gravità delle alluvioni”.