La neve e la pioggia di questi giorni restituiscono il volto tumefatto di una città che sembra reduce da un bombardamento. Buche e voragini di ogni dimensione, profondità, larghezza si riempiono d’acqua e rendono ogni tragitto – la metafora è di un nostro lettore – a una Parigi-Dakar. Prendiamo via Veneto e via IV Novembre: impossibile percorrerle senza precipitare in uno dei tanti squarci. Situazione che riguarda anche i marciapiedi: un continuo attentato agli anziani, ai portatori di handicap, a chi ha un bambino in carrozzina.
La ferita più profonda, vasta e anche inaccettabile, è quella della Balduina. Soprattutto per le modalità. Tanti appelli e innumerevoli segnalazioni dei cittadini privi di qualsiasi riscontro. Le paure registrate, giorni prima del pauroso smottamento di mercoledì 14 febbraio, tra gli abitanti dei palazzi vicini, che sentivano tremare finestre e pavimenti. E poi la vastità dello scavo, la profondità, un progetto che prevedeva parcheggi interrati e una piscina.
L’inchiesta chiarirà, ma intanto la voragine resta aperta e in via Appiano c’è stato un nuovo, recente cedimento del manto stradale a 300 metri dal cantiere.
Ma basta un giro per Roma per capire che questa città è piena di piccole, medie e grandi voragini. C’è il Mandrione, si è detto: proprio accanto alla fontana di Clemente XII comincia la solita recinzione-pollaio, come vengono ormai chiamati dai romani quei recinti temporanei destinati a stabilizzarsi per mesi.
Per una volta, a Mandrione si tratta di un’operazione preventiva: ha ceduto il solaio di una cavità sotterranea e si vuole lavorare per evitare il peggio. Cratere anche in via Catania, tra il marciapiedi e il manto stradale, con un bel cordolo di reti di alluminio e di plastica arancione: si è improvvisamente aperta il 15 gennaio e una donna di 78 è caduta lì dentro, finendo al policlinico Umberto I. Via Savona ha anche lei la sua piccola voragine, tamponata da pochi giorni con una passata di asfalto.
Grande voragine con tubi e gru al lavoro in via Alghero. Appena a novembre 2017 si spalancò una voragine alla Montagnola, all’incrocio tra via Ambrosini e via Accademia degli Agiati, sotto apparve una antica struttura in mattoni e solo per un miracolo non inghiottì una macchina o un motorino. A fine gennaio 2018, un altro grande cratere ha bloccato l’Appio all’incrocio tra via Carlo Denina e via Fortifiocca, davanti al parco della Caffarella.
Tutta colpa di una perdita d’acqua. Una voragine-bis, visto che proprio lì se n’era aperta una quasi identica nell’aprile 2015. Altra buca in piazza Santa Maria Ausiliatrice al Tuscolano, stavolta (Roma è unica al mondo per i suoi problemi) a causa della decomposizione di una grossa radice di un albero abbattuto chissà quanti anni fa, visto che non appartiene a nessun albero di oggi. Si è creato un vuoto, ed ecco il perché della buca e del transennamento.
Cedimento qualche settimana fa in via Trofarello a Casalotti: tradizionale transennamento e infernali conseguenze sul traffico della zona. E poi basta scorrere le segnalazioni del nostro giornale e di molti siti online da ottobre a oggi: voragini, buche, crateri a settembre in via Ostiense (all’angolo con via dei Magazzini generali) e in ottobre in via Crispi, via dei Gordiani, via Nocera Umbra, via dei Colli Portuensi e poi a novembre in via Pasquale II, a Vigna Clara, a Torre Angela, all’Alberone in via Baccarini.
L’elenco delle buche e delle voragini potrebbe continuare a lungo, con mille altri dettagli. Sappiamo tutti che la paternità di un simile disastro non può e non deve essere attribuito solo all’attuale giunta guidata da Virginia Raggi. Ma il suo insediamento risale ormai al 22 giugno 2016 e i romani hanno un immenso bisogno di cominciare a intravedere la luce alla fine di un tunnel sconnesso, pericoloso, pieno di cedimenti e di acqua piovana.