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Il robot che ci legge nel pensiero non è più fantascienza

Viviamo all’alba dell’era dei robot. Oltre ai robot in fabbrica, che sono ormai una realtà consolidata, ci sono prototipi di robot spazzini, robot baristi che preparano i cocktail, robot cuochi che fanno gli hamburger, robot musicisti, calciatori, giornalisti e persino robot per combattere la solitudine e per accudire gli anziani. Prototipi, sia chiaro, in qualche caso poco di più, ma appunto siamo all’alba di una nuova era, lo sappiamo. Eppure la notizia che arriva dal celebre MIT, l’istituto di tecnologia più famoso del mondo, negli Stati Uniti, lascia a bocca aperta. I ricercatori del MIT hanno realizzato Baxter, il primo robot che ci legge nel pensiero. Se il robot fa un errore, ci basta pensarlo, e il robot si corregge. Naturalmente dopo aver cambiato espressione, perché Baxter assomiglia in tutto e per tutto ai robot tradizionali, alto come un uomo, con dei lunghi bracci meccanici e uno schermo tv al posto della testa dove, appunto si evidenziano le “emozioni” del robot se così possiamo chiamarle. Quando sbaglia si dispiace, quando ci azzecca sorride.

A che serve Baxter? Daniela Rus, la professoressa rumena che guida il laboratorio del MIT che lo ha sviluppato, cita applicazioni mediche (per esempio presto potrebbe esserci un aiuto chirurgo robotico che comunica col pensiero appunto), oppure in fabbrica dove ad un operaio potrebbe bastare pensare qualcosa per farlo fare al robot; o anche per auto che si guidano da sole e che potrebbero adattare lo stile di guida ai pensieri dei passeggeri.  Va detto che per ora siamo solo al primo stadio evolutivo di Baxter che funziona grazie alla tecnologia dell’elettroencefalogramma, per cui chi vuole comunicare qualcosa con il robot si mette un caschetto con degli elettrodi e fa dei pensieri molto semplici che un algoritmo traduce in ordini per il robot. La comunicazione per ora infatti è solo binaria e quindi consente di sciogliere il dilemma “giusto o sbagliato, sì o no”. Ma presto capiranno anche le nostre emozioni. Potrebbe essere una meraviglia, e allora perché a me l’idea che un robot un giorno possa leggere nei miei pensieri mi inquieta parecchio?