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Qualificazione, con il nuovo codice «salta» un’impresa su cinque

Un’impresa su cinque rischia di uscire dal mercato. Mentre un’impresa su due potrebbe essere costretta a limitare il suo raggio d’azione, partecipando a meno gare o di importo minore.

Il nuovo codice appalti, nella parte che riguarda le attestazioni, pone tutti i presupposti per un vero massacro delle imprese piccole e medie: per effetto della regola che impone di guardare agli ultimi cinque anni di fatturato per sottoscrivere il contratto Soa, molti operatori saranno costretti a ridimensionarsi.

L’analisi del casellario Anac dà una dimensione preoccupante a questa valanga in arrivo: su 29mila imprese attestate, sono circa 14.500 quelle che in futuro rischiano il taglio di una categoria o di una classifica e sono quasi 5.500 quelle che, loro malgrado, potrebbero doversi limitare alle gare sotto i 150mila euro, che non prevedono attestazione Soa.

Il primo tassello di questo caos è stato piantato nell’ultimo milleproroghe (decreto n. 210/2015). Qui è stata rinviata fino al prossimo 31 luglio una previsione già in vigore da anni che, modificando l’articolo 253 del vecchio codice appalti, stabilisce che «per la dimostrazione del requisito della cifra di affari realizzata con lavori svolti mediante attività diretta ed indiretta, del requisito dell’adeguata dotazione di attrezzature tecniche e del requisito dell’adeguato organico medio annuo» in fase di sottoscrizione del contratto con la Soa per la qualificazione si guarda al decennio antecedente la firma. Questo assetto serviva, nella sostanza, a favorire le imprese in un periodo di crisi. Con l’entrata in vigore del nuovo codice appalti, dal 19 aprile scorso, il regime di favore è stato cancellato all’improvviso.

L’effetto di questo taglio è che si torna immediatamente alla regola generale fissata dall’articolo 83 del Dpr n. 207/2010. Qui si stabilisce che la cifra di affari in lavori per la sottoscrizione dell’attestazione Soa va dimostrata guardando al quinquennio antecedente la data di firma del contratto con la società di attestazione. Quindi, il mercato torna di colpo a un sistema pensato per una fase di crescita dell’economia e dei contratti pubblici. Il problema era noto da tempo ed era stato segnalato a più riprese in fase di scrittura del codice. Evidentemente, però, è stato sottovalutato: analizzando a bocce ferme gli effetti che questo cambiamento avrà sulla situazione delle attestazioni, si può intravedere un vero terremoto.

Le elaborazioni che vengono fuori dalla consultazione del casellario Anac sono impressionanti. Attualmente, in Italia si sono 29.302 attestazioni attive (alle quali andrebbero sommate anche circa 40mila attestazioni scadute). Il nuovo regime è meno favorevole, perché porterà a tenere conto soltanto di anni nei quali la crisi era al suo apice. Così, andando a rinnovare molti potrebbero incontrare sorprese. Considerando le attestazioni rinnovate, integrate o sottoscritte da zero nel 2015, viene fuori che solo il 31,8% avrebbe confermato la sua vecchia classifica anche con il nuovo sistema: un’impresa su tre. La metà degli operatori avrebbe avuto dei problemi, come l’abbattimento di almeno una classifica o la perdita di una categoria: il 49,5 per cento. Ma, soprattutto, il 18,7% avrebbe sofferto la sanzione più dura: l’uscita dal mercato, senza possibilità di appello, con la perdita di tutte le classifiche.

Proiettando queste cifre su larga scala, viene fuori che solo 9.318 imprese resteranno indenni alla mannaia dei cinque anni. Circa 14.500 si vedranno restringere il raggio d’azione, mentre quasi 5.500 saranno tagliate fuori dal mercato. Non si tratta – va specificato – di un problema immediato. I contratti con le Soa, infatti, hanno validità quinquennale e vanno sottoposti a verifica del mantenimento delle classifiche dopo tre anni. Chi aveva il contratto in scadenza si è affrettato a rinnovarlo con le vecchie regole, per usufruire del bonus.

Il problema su scala più ampia, allora, comincerà a porsi solo tra qualche mese. Potrebbe, però, trattarsi di un problema difficile da risolvere, anche perché sarà combinato ad altre criticità in materia di attestazioni. All’orizzonte, infatti, ci sono difficoltà anche per le imprese che hanno un direttore tecnico che svolga il suo ruolo in deroga rispetto alla regola generale che prevede un titolo di studio. E c’è anche la questione dei consorzi stabili: con la morte del vecchio codice, questi consorzi non sono più regolati da alcuna disciplina di qualificazione. Questo porterà incertezze soprattutto a chi si è già attestato e deve procedere a verifiche triennali o rinnovi delle attestazioni in corso.

Colmato, invece, con un comunicato di Cantone firmato il 31 maggio il “buco” del nuovo codice sulle false dichiarazioni rese dalle imprese in fase di attestazione. Il Dlgs 50/2016 non ha riportato le norme che obbligavano le Soa a “denunciare” l’impresa all’Authority, innescando il procedimento che poteva portare all’esclusione dal mercato fino a un anno. Il comunicato Anac precisa che il tema rientra nel riordino del sistema di qualificazione al centro delle linee guida che l’Autorità dovrà emanare entro un anno. Fino ad allora restano in vita sia l’obbligo di segnalazione da parte delle Soa che le sanzioni per chi presenta documenti falsi. La pena prevista, anzi, raddoppia e potrà comportare l’esclusione dal mercato fino a due anni, invece che uno.