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Sindacati: a rischio tremila posti nelle imprese autostradali

Le aziende di manutenzione autostradale controllate dalle concessionarie italiane rischiano di saltare. È questo l'effetto collaterale delle norme contenute nella riforma appalti, denunciato dalle tre principali organizzazioni sindacali dell'edilizia, FenealUil Filca Cisl e Fillea Cgil, che proclamano lo stato di agitazione del comparto e chiedono interventi al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.

«Sono 3mila – denunciano le tre sigle – i lavoratori che rischiano il posto di lavoro nelle aziende autostradali, costrette a chiudere se approvato il comma "zz" contenuto nel disegno di legge delega sugli appalti pubblici in discussione in Parlamento". Qui si stabilisce che le concessionarie (autostradali e non) dovranno mandare in gara tutti i loro lavori e non mettere sul mercato solo una quota del 60%, come previsto adesso.

Questo potrebbe portare al collasso di molte aziende: «Abbiamo già chiesto un incontro urgente al ministro Delrio perché il governo prenda una netta e chiara posizione a tutela dei lavoratori. L'approvazione del comma "zz" comporterà inevitabilmente la perdita delle professionalità presenti nel comparto della manutenzione e progettazione delle autostrade e la chiusura di numerose aziende, molte delle quali leader nazionali, come Pavimental (Aspi) con 700 lavoratori, Spea (Aspi) con 650 lavoratori, Itinera (Gavio) con 750 lavoratori ed ABC (Gavio) con 140 lavoratori, di cui di cui 73 già in cassa integrazione per chiusura di ramo d'azienda».

I sindacati, quindi, si schierano contro la riforma, perché «si peggiora così la qualità dei lavori autostradali ed i tempi di realizzazione delle opere. Non è corretto affermare che la direttiva europea sugli appalti vincola gli affidamenti diretti delle concessionarie per garantire la concorrenza, piuttosto l'esatto contrario». Se il governo proseguirà su questa strada, «il settore delle costruzioni, che vede oggi 600mila imprese (in Germania ce ne sono 77mila) con meno di due dipendenti medi per azienda, subirà un'ulteriore destrutturazione con conseguenze gravi per l'occupazione e per la qualità del lavoro edile. Si vuole essere il paese più europeo in Europa ma senza tener conto dell'attenzione che gli altri paesi dedicano alla politica industriale e alla salvaguardia delle proprie imprese e del loro know-how».

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