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La svolta green del settore cementiero: giù le emissioni di ossidi e polveri

Contro la crisi che dura da sette anni pieni, i produttori di cemento accentuano la metamorfosi in chiave sostenibile. E intanto incassano il miglioramento della fiducia espresso dalle imprese delle costruzioni e registrato dall'Istat sul 2015.

«I segnali positivi certo non mancano – conferma Giacomo Marazzi, presidente di Aitec, l'associazione di categoria –. Il crollo del prezzo del petrolio, il deprezzamento dell'euro e la recente manovra della Bce possono dare un po' di respiro al nostro sistema produttivo».

 Il recupero del settore sarebbe auspicabile, viste le inevitabili ricadute che avrebbe per il comparto cementiero a monte della filiera che, dal 2007 al 2014 ha visto più che dimezzarsi la produzione: da 47,5 milioni di tonnellate ai 21 milioni circa stimati a fine 2014. «La vera spinta – sottolinea Marazzi – dovrebbe venire dall'economia reale, ovvero dal rilancio delle costruzioni e delle opere pubbliche.

Purtroppo su questo fronte non vedo alcun cambiamento. Per il momento la nostra previsione sui consumi di cemento nel 2015 è invariata e indica un'ulteriore contrazione».

In questi anni, tuttavia, il comparto rappresentato dall'Aitec (l'acr sta per Associazione italiana tecnico economica cemento, associata a Confindustria), che conta 28 aziende, 79 cementerie, 39 impianti a ciclo completo e dà lavoro a 8.600 addetti indotto compreso, non è rimasto con le mani in mano a subire la recessione.

In tre anni, dal 2011 al 2013, con un trend proseguito anche nei dodici mesi appena conclusi, le aziende hanno messo in campo 120 milioni di euro di investimenti in chiave "green", che hanno consentito agli impianti industriali di tagliare in maniera significativa le emissioni nocive: ridotte del 32% le emissioni specifiche di ossidi di zolfo, -20% le emissioni specifiche di polveri; -15% quelle relative agli ossidi di azoto.

Una riduzione indipendente dai livelli di produzione, come specificano da Aitec in occasione del Rapporto sostenibilità: «Parlando di emissioni specifiche in atmosfera, ci si riferisce alle emissioni di ciascuna sostanza nociva per ogni tonnellata di clinker prodotto». Nel ciclo di produzione del cemento, il clinker è il semilavorato che esce dal forno di cottura dove ad altissime temperature – intorno ai 1.450° centigradi – vengono cotte argilla e calcare. Al cemento vero e proprio si arriva solo in un secondo momento del processo, quando il prodotto uscito dai forni di cottura, raffreddato, viene macinato nei mulini a valle del forno insieme al gesso.

«L'analisi – dichiara Daniele Gizzi, environmental manager di Aitec – evidenzia un miglioramento sensibile di tutti i profili emissivi dell'industria». A livello di emissioni di Co2, l'associazione registra un risparmio del 44% in tre anni e un incremento del 4% nell'utilizzo di combustibili alternativi (passati dall'8 all'11% circa del totale), quest'ultima scelta ha consentito, nel solo 2013, un taglio di 305mila tonnellate di Co2 emessa. «Nonostante la crisi che il settore del cemento sta attraversando – sottolinea Gizzi – le imprese hanno continuato a investire in sostenibilità e il 2014 ha registrato una crescita delle risorse impegnate in tal senso».

«Quello intrapreso da Aitec e dalle aziende del settore – precisa il manager – è un percorso che deriva dalla consapevolezza dell'importanza di dover concentrare gli sforzi per minimizzare l'impatto ambientale dei nostri processi produttivi».

Puntare su efficienza e qualità è una delle strade possibili, forse l'unica, per superare crisi che si portano via numeri, addetti e aziende. Tanto più per un settore come quello del cemento che, per ragioni strutturali, non ha potuto contare in questi anni sul salvagente dell'export: questa voce pesa più o meno per il 10% della produzione (nel 2013 si sono esportate 2,3 milioni di tonnellate su una produzione totale di oltre 23 milioni). Negli ultimi anni la quota è anche cresciuta, ma è ancora distante dai livelli pre-crisi (2,6 milioni di tonnellate) e soprattutto questa voce non ha un ruolo fondamentale per il settore come avviene invece nella meccanica strumentale, dove le esportazioni pesano mediamente per il 71% dei ricavi.

Ora il comparto spera che oltre alla fiducia del settore costruzioni, ripartano anche gli investimenti. Come auspica Marazzi.