Entra nel vivo la gara per la ferrovia del deserto, in Oman. È la più grande opera pubblica che va in asta nel 2015. Sono 4 miliardi di dollari. E la scadenza è domenica: vanno presentate le offerte vincolanti (la domenica è un giorno lavorativo nel calendario arabo).
Una partita ghiotta su cui l'Italia ha un interesse strategico, visto che conta ben cinque costruttori nazionali in gara. A sfidarsi nel campo “neutro” del Medio Oriente sono tutti i big tricolori dal colosso Salini Impregilo a Condotte, a Gavio, al gruppo Eni.
Il sultanato del Golfo Persico, estrema punta della penisola arabica, non ha una rete ferroviaria. Il governo di Muscat ha dato il via, l'anno scorso, a un ambizioso piano infrastrutturale per il paese: la costruzione ex novo di una linea di binari ad alta velocità di 2.200 km. Un'opera faraonica dal costo, stimato, di più di 20 miliardi. Questo che va in asta è il primo lotto e anche il più importante. Al vincitore, il Sultanato richiede tempi serratissimi: 3 anni per consegnare il lavoro. Il che significa circa 100 milioni al mese di cantiere e introiti.
Ovvio che di fronte a questi numeri, sopra ci siano gli interessi di tutto il mondo. Con l'Italia in prima fila, come si diceva. Secondo indiscrezioni, i principali Contractor dei quattro continenti si stanno dando battaglia in Oman, ma il nostro è il paese con più consorzi in gara. La partita si gioca tutta in sordina: la gara è iniziata in realtà lo scorso agosto ma tutto è rimasto sotto traccia. Fino a inizio anno quando la gara è entrata nella fase finale. Entro marzo si sveleranno i nomi dei vincitori. Quello che va in appalto ora è un primo lotto: circa 200 chilometri di ferrovia tra la città di Sohar, sulla costa a nord della capitale, fino a raggiungere Buraimi, nell'entroterra, al confine con gli Emirati. Il costo è di circa 4 miliardi (salito rispetto ai 3 miliardi iniziali): il che lascia ipotizzare un valore complessivo di tutta l'opera di oltre 20 miliardi. I numeri che l'opera vale sono in grado di cambiare le dimensioni di qualsiasi gruppo.
Il pallino è in mano alla Orc, le Fs del sultanato. La società ha avviato un piano decennale di costruzione della ferrovia. E già dalla scorsa estate ha iniziato a selezionare i concorrenti: alla prima scrematura si sono presentati 18 consorzi, da tutti gli angoli del pianeta. Ci sono, tra gli altri, gli spagnoli di Fcc-Ferrovial e di Acciona, gli austriaci di Strabag, i tedeschi di Bau, i francesi di Vinci, i cinesi di China Railway e i coreani di Daewoo.
Ora l'elenco dei pretendenti si è dimezzato ed è sceso a 9. A spulciare l'elenco dei concorrenti, balza all'occhio la presenza dominante di costruttori tricolori. Che si daranno battaglia in tre diversi consorzi con cinque aziende. In prima fila c'è addirittura l'Eni con il suo braccio di ingegneria e progettazione Saipem (assieme alla Rizzani de Eccher, che ha competenze nel settore: a Milano ha fatto il restyling della Stazione Centrale delle ferrovie). Un secondo consorzio è capeggiato dalla Condotte (la società idrica e ingegneria di proprietà e guidata da Duccio Astaldi, cugino di Paolo, il patron della Astaldi Spa) e vede anche la partecipazione del gruppo Gavio (con Itinera). In gara c'è, da sola, anche il colosso Salini-Impregilo (attualmente impegnato anche in un'altra opera monstre, il raddoppio del Canale di Panama). Aver superato la prima fase di selezione dell’esigente sultano è un riconoscimento per un settore che soffre di nanismo rispetto ai competitor stranieri ma che però può vantare competenze tecniche di prim’ordine.