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Dissesto: OK al piano stralcio, 32 opere per 800 milioni, gare dalla fine dell’anno

Il governo prova a fare sul serio per affrontare il dissesto idrogeologico. Ieri l’esecutivo ha annunciato lo sblocco operativo (lista delle opere, risorse, progetti) della prima parte del Piano stralcio per le aree metropolitane, con 33 opere per 650 milioni di euro di risorse statali (si veda la lista) e 150 milioni di risorse regionali o già esistenti, e che vale dunque in tutto 800 milioni di opere cantierabili a breve (si calcola a partire dalla fine dell’anno). Il "Piano stralcio", annunciato ieri dai ministri dell’Ambiente Gianluca Galletti e delle Infrastrutture Graziano Delrio, e dal capo della struttura di missione di Palazzo Chigi Mauro Grassi, vale in realtà di più, 132 opere per 1.303 milioni di finanziamento statale e 1.539 di valore complessivo, ma la parte finanziata è solo quella da 800 milioni (650 milioni statali), mentre i restanti 650 dovranno essere cercati nella prossima legge di Stabilità.

Il Piano stralcio ha avuto una lunga gestazione: annunciato già nel dicembre scorso dopo l’alluvione di Genova è stato finanziato dal Cipe il 20 febbraio ma causa lentezze della Corte dei Conti è andato in Gazzetta solo a inizio luglio, e solo ora sono poronte le liste, che il sottosegretario alla presidenza Carlo De Vincenti ufficializzerà in questi giorni con un decreto (Dpcm) .

Poi serviranno gli accordi di programma con le Regioni (e di nuovo il visto della Corte dei Conti), quindi i presidenti delle Regioni (commissari straordinari per il dissesto grazie al Dl 91/2014) potranno bandire le gare d’appalto (si calcola a partire dalla fine di quest’anno).Una delle importanti novità di questo piano, comunque, rispetto al passato, è che si finanziano progetti esecutivi o definitivi, comunque subito appaltabili.

Le 32 opere, per 800 milioni, servono a ridurre i rischio nelle aree con più popolazione a rischio, e consistono in gran parte nella costruzione di strutture che consentono a fiumi e torrenti di esondare senza rischi. Città con corsi d’acqua interrati o arginati non riescono a reggere le bombe d’acqua di questi anni. Prima della lista Genova, dove vengono finanziati quattro interventi per 315 milioni (275 statali) per lotti degli "scolmatori" di Bisagno e Fereggiano, canali sotterranei dove far defluire le piene.

Nelle altre aree urbane si punta invece sulle "vasche di laminazione", bacini artificiali (grandi buchi) dove far defluire le piene a monte della città: così a Milano per il Seveso (quattro gruppi di opere per 138 milioni, 112 statali), a Padova per i torrenti Astico e Orolo (due opere per 42,3 milioni), Firenze (5 opere per 94 milioni, 55 dallo Stato), Pescara (54,8 milioni, tutti statali), Venezia (67,5 milioni, 61,8 statali). Altri soldi a Bologna (8,8 milioni), Cesenatico (18,5), Olbia (16,3), Pontedera (4,6), Carrara (1,1), Pisa (0,57), Arezzo (1,6). Tutte le opere sono per ora al Cenrto-Nord, perché qui si concentra l’84% della popolazione a rischio.

"Oggi è una giornata importante per l’Italia" -ha annunciato il ministro Galletti. "Avevamo annunciato di mettere il dissesto idrogeologico tra le priorità del governo e l’abbiamo fatto, con progetti cantierabili e risorse. Ora spetta alle Regioni fare la loro parte per realizzare le opere". Galletti ha spiegato che tutte le opere avranno il controllo anticorruzione dell’Anac di Cantone e grazie all’accordo con i sindacati sarà possibile lavorare anche 24 ore al giorno. "Certo -ha ammesso – questo primo stralcio non basta per risolvere il problema del dissesto, per troppo tempo trascurato".

Il governo dovrà trovare nella legge di Stabilità i 650 che mancano al piano stralcio, e ha spiegato che si sta lavorando a due piani stralcio per le frane, da un miliardo, e per le coste, da 300 milioni: "Speriamo di poterli presentare e finanziare a breve", ha detto Galletti.

L’obiettivo del governo, dopo gli "stralci", è varare il piano pluriennale da 7-8 miliardi di euro. E qui i nodi sono due. I finanziamenti, perché il fondo coesione (che deve andare all’80% al Sud) non può bastare, visto che quasi tutta la popolazione a rischio è al Centro-Nord. E La progettazione: il 90% degli elenchi presentati dalle Regioni a dicembre, per 22 miliardi di euro, sono senza progetto, e il fondo progettazione da 110 finanziato dal Cipe a febbraio non è ancora operativo, perché la norma che serviva a sbloccarlo giace ancora in Parlamento nel collegato Ambiente.