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Delrio: «Avviata la privatizzazione di Ferrovie». Sul mercato il 40 per cento

Dopo aver messo a segno l’Ipo di Poste e aver avviato l’iter per quella di Enav, il governo prova ad accelerare sull’altro pilastro del piano di privatizzazioni tratteggiato nei mesi scorsi: l’apertura ai privati del capitale di Ferrovie dello Stato. E oggi il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, il Dpcm per la valorizzazione del 40% del gruppo guidato da Michele Mario Elia con l’obiettivo di andare a traguardo entro la seconda metà del 2016. «È un avvio di percorso», ha spiegato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, al termine della riunione.

Il testo esaminato oggi dal Consiglio dei ministri ricalca il modello già adottato per la privatizzazione di Poste ed Enav e fissa i criteri generali per l’alienazione di un pacchetto, non superiore al 40% di Ferrovie. Il Dpcm stabilisce altresì che l’offerta pubblica, da realizzarsi anche in più fasi, sarà rivolta agli investitori istituzionali e dovrà favorire anche la partecipazione del retail e dei dipendenti, per i quali potranno essere previste forme di incentivazione (come la bonus share). Il decreto non scioglie ancora il nodo su quale sarà il perimetro della privatizzazione, ma le prossime settimane, come ha spiegato anche il ministro Delrio, serviranno a sciogliere tutti i tasselli.

Delrio ha comunque indicato alcuni paletti che guideranno le prossime mosse del governo che punta a portare a traguardo anche questa operazione. «Si valuterà – ha detto Delrio – l’indipendenza del gestore della rete». Il nodo principale riguarda infatti, come detto, quali asset saranno interessati dal percorso di valorizzazione. Il ministro Delrio, come emerso chiaramente nelle scorse settimane, sostiene l’idea che la rete ferroviaria rimanga sotto il controllo pubblico in modo da garantire l’equo accesso a tutti gli operatori. Un concetto, quest’ultimo, che oggi il ministro ha ribadito. «L’alienazione delle Ferrovie non potrà andare oltre il 40%. È un avvio di percorso che tiene presenti alcune questioni: l’infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica, dovrà essere garantito l’accesso a tutti in maniera uguale». Ancora: dovranno essere «garantiti gli obblighi di servizio pubblico e di pubblica utilità». Quanto all’analisi delle modalità sulla valorizzazione bisognerà aspettare, ha spiegato Delrio, «le prossime settimane».

La partita della privatizzazione s’incrocia con quella del possibile ricambio dei vertici del gruppo che ha scontato i difficili rapporti tra il presidente Marcello Messori e l’ad Michele Mario Elia. Il governo ha in animo di procedere a un rinnovo anche per imprimere uno sprint alla valorizzazione, ma fino a questo momento il dossier delle nomine è rimasto in stand by. L’accelerazione impressa alla privatizzazione potrebbe a questo punto far ripartire anche l’altro fronte.

Mercoledì scorso il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno incontrato i vertici di Ferrovie e avrebbero sollecitato i due a compiere un passo indietro. Le strade possibili a questo punto sono due: le dimissioni spontanee di presidente e ad o quelle della maggioranza dei consiglieri (cinque su nove) con la decadenza automatica di tutto il consiglio. Giovedì è in programma un board di Ferrovie, che, tra l’altro, ha all’ordine del giorno, le nomine della controllata Trenitalia, e potrebbe essere quello il momento della verità per il futuro di Fs.