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Cantone: serve una burocrazia meno invasiva e una politica onesta

«La corruzione non può essere affrontata in modo unilaterale, ma richiede interventi plurimi e contestuali: una repressione che funzioni, una prevenzione capace di inserire nel sistema gli anticorpi e un cambiamento culturale che comporti una maggiore consapevolezza dei cittadini». Lo ha detto il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, in un passaggio del suo discorso alla Camera in occasione della presentazione al Parlamento della Relazione 2014 dell'Autorità.

«A noi – ha spiegato Cantone – spetta di occuparci di prevenzione ma, va detto con estrema chiarezza, e non è un modo di “mettere le mani avanti” o provare a deresponsabilizzarci, che a noi spetta occuparci solo di un pezzo di essa, perché ci sono molti altri interventi che finiscono per svolgere una funzione preventiva e che dipendono da soggetti diversi: una burocrazia meno invasiva e più efficiente, una politica onesta, autorevole e credibile, un'impresa, che così come ha fatto nella lotta alle mafie, scelga di stare dalla parte giusta».

Cantone ha reso noto che «sono a oggi 11 le misure richieste per i casi di appalti conseguiti attraverso attività illecite, di cui 8 commissariamenti veri e propri e tre misure minori di monitoraggio e si riferiscono tutte ad appalti di notevole impatto economico. Sono stati commissariati due appalti di Expo ed un altro è stato sottoposto a monitoraggio. È stata commissariata la concessione del Mose di Venezia e sono stati commissariati appalti collegati alle indagini di Mafia Capitale, di cui quello recentissimo del Cara di Mineo. Numerosi sono anche i commissariamenti disposti nei confronti di appalti ottenuti da imprese raggiunte da interdittive antimafia, due riguardano le opere Expo».

Cantone ha spiegato che la misura è stata emessa solo in presenza di fatti oggettivi e particolarmente gravi e ha consentito di portare a termine lavori pubblici complessi, in alcuni casi evitando anche conseguenze negative sul piano dell'occupazione. Insomma, la facoltà dell'Autorità nazionale anticorruzione di poter commissariare gli appalti pubblici era «stata accolta con grande scetticismo e critiche anche dure, paventandosi rischi di limitazione della libertà di impresa nonché di possibili interferenze con le attività della magistratura. L'applicazione concreta, ad oggi, ha dimostrato che gran parte delle preoccupazioni erano ingiustificate», ha sottolineato il presidente dell'Anac.

I piani triennali per la prevenzione della corruzione (Ptpc) delle pubbliche amministrazioni non vanno bene, la loro qualità è insufficiente, ha sottolineato Raffaele Cantone, nella sua relazione annuale al Parlamento. Le prime analisi, condotte su oltre 1.300 amministrazioni, evidenziano un risultato in chiaro scuro; un livello pressoché generalizzato di adozione e pubblicazione dei Ptpc (il 90% delle Pa ha, infatti, adottato il Ptpc e tra queste, più del 50% ha aggiornato il documento nell'ultima annualità) avvertito, però, come un adempimento burocratico; la qualità dei documenti, infatti, in termini di metodo, sostenibilità ed efficacia è, in molti casi, insufficiente.

Varie sono le criticità che stanno emergendo; la sostanziale assenza di un'analisi del contesto esterno in cui opera l'amministrazione (in oltre l'80% dei casi); la scarsa mappatura dei processi interni (puntuale solo nel 10% dei casi); l'inadeguata propensione ad applicare metodi di ponderazione del rischio (nel 35% dei casi non è stato previsto alcun metodo) o l'applicazione di metodi inefficaci (nel 45% dei casi); la scarsa integrazione con altri strumenti, quali il ciclo di gestione della performance (riscontrata solo nel 15% dei casi) o il Ptti ( nell'80% dei casi viene solo richiamato); la bassa propensione a prevedere misure specifiche rispetto a quelle obbligatorie previste dal Pna, e nei casi in cui ciò avviene (il 40%), una menzione generica.

«L'Autorità – ha sottolineato Cantone – ritiene che lo strumento dei piani sia una scelta da perseguire, e sia necessaria, in questa prospettiva, un'adeguata sensibilizzazione delle amministrazioni, accompagnata anche da una semplificazione della struttura dei piani stessi».