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Bufera sull’Anas Toscana: arrestati i vertici per corruzione

Bufera all’Anas Toscana: quattro persone sono state arrestate (ai domiciliari) con l’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta della procura di Firenze: si tratta del capo Compartimento Antonio Mazzeo, del direttore amministrativo Roberto Troccoli, del funzionario Nicola Cenci e dell’imprenditore Francesco Mele. Nel procedimento sono state indagate anche altre 24 persone: pubblici ufficiali in servizio all’Anas di Firenze, imprenditori e professionisti di varie società. Il procuratore Giuseppe Creazzo ha parlato di un «collaudato sistema di corruzione», di un «sistema che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro. Venivano date mazzette corrispondenti al 5% dell’importo dei lavori, cioè decine di appalti nella rete stradale della Toscana».

In seguito all’inchiesta, Anas «ha proceduto con l’adozione dei necessari provvedimenti cautelari nei confronti» dei dipendenti coinvolti e «al fine quindi di garantire la continuità nel presidio delle attività di istituto», il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani ha nominato quale «capo compartimento della viabilità per la Toscana l’ing. Claudio De Lorenzo, già capo compartimento della Lombardia, e quale dirigente amministrativo l’avv. Daniele Tornusciolo, già responsabile appalti dell’azienda». È quanto spiega Anas in una nota.

«Tutti sono corrotti e corruttibili». È quanto dice al telefono l’imprenditore Francesco Mele, ora ai domiciliari, a un suo interlocutore. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta. Secondo gli investigatori, l’imprenditore corrompeva i responsabili toscani di Anas anche con «costosi pranzi e cene», con biglietti per gare motociclistiche e con l’assunzione della moglie di uno di loro.

«Fra pranzi e cene, alberghi, viaggi – dice l’imprenditore al telefono – spenderò un centinaio, 200 mila euro all’anno…» Secondo gli investigatori, l’imprenditore cercava di allargare il suo giro di affari. «La corruzione si allarga», gli dice un interlocutore al telefono, e lui risponde: «L’hai capita». Mele avrebbe avuto mire anche in Albania. «In Albania – gli dice la fidanzata, riportandogli quando raccontatole dalla sorella – si può vedere il primo ministro, però ha detto che ci vuole una bella bustarella» per «questo personaggio che conosce il tipo che prende la bustarella». Gli investigatori annotano poi come, commentando i controlli disposti sugli appalti, Mele dica che «non hanno fatto altro che aumentare i costi di produzione, perché la corruzione è rimasta, anzi è aumentata perché se c’è il controllo del terzo, deve mangia’».

L’aggiudicazione degli appalti dell’Anas Toscana finiti nel mirino della procura di Firenze avveniva «sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali». Lo ha spiegato il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, durante la conferenza stampa. Questi gli appalti su cui si indaga: uno da 200 mila euro, «di somma urgenza», per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, importo del lavoro a base d’asta 3.258.622 euro; uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada, importo del lavoro a base d’asta 499.900 euro, uno a Pontassieve in località Girone, uno in provincia di Lucca (importo del lavoro 190.000 euro) e un intervento sull’AutoPalio (raccordo autostradale Firenze-Siena).

Secondo quanto ricostruito dalla procura, l’imprenditore finito ai domiciliari «agiva, per sua stessa ammissione, fornendo il «pacchetto completo – ha detto Creazzo – Faceva pure i sopralluoghi. Negli uffici dell’Anas era di casa: arrivava a predisporre anche le documentazioni, bando e altro».

I magistrati ipotizzano il reato di corruzione riguardo appalti per opere stradali. L’indagine è condotta da polizia stradale della Toscana e Corpo forestale, sezione di pg della procura di Firenze. Nell’ambito dell’inchiesta sono state effettuate anche 70 perquisizioni.