Elaborare una normativa sugli appalti con poche disposizioni, semplici e chiare; classificare le stazioni appaltanti e valutare che 50 sono poche, ma 30mila sono impossibili da controllare; riconoscere alle stazioni appaltanti una maggiore flessibilità nella valutazione delle imprese; ampliare il ricorso agli strumenti finanziari alternativi per la realizzazione delle grandi opere, permettendo anche ai risparmiatori l’utilizzo dei project bond.
Sono questo le principali richieste e osservazioni del Presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, che è stato ascoltato ieri dalla commissione Lavori Pubblici del Senato nell’audizione sul recepimento delle direttive in materia di appalti e concessioni .
Come abbiamo accennato, Ciucci ha auspicato una normativa sugli appalti con poche disposizioni, semplici e chiare: “un corpo normativo unico, con un limitato numero di disposizioni semplici e chiare nell’applicazione, basato sull’individuazione di principi strettamente aderenti al dato comunitario e non più sulla regolamentazione delle singole fattispecie”.
Il presidente dell’Anas ha rimarcato “l’esigenza di semplificazione e razionalizzazione del quadro normativo e procedurale in materia di appalti e concessioni, nonché di stabilità e certezza dello stesso, da coniugare con una più attenta vigilanza sulla correttezza e sulla trasparenza delle procedure di gara, evitando il ricorso a sistemi derogatori”.
Ciucci si è quindi soffermato sul numero appropriato di stazione appaltanti. “Cinquanta stazioni appaltanti sono troppo poche, 400-500 potrebbe essere un numero più adeguato, ma 30mila sono impossibili da controllare” ha affermato. “Insieme alla semplificazione – ha poi aggiunto – c'è la necessità di classificare la stazioni appaltanti e quindi di avere un rating positivo per chi ha sistemi di controllo certificati e tutti i ruoli e i documenti in ordine".
Per quanto riguarda la gestione della litigiosità temeraria delle imprese coinvolte negli appalti, Ciucci sostiene che alle stazioni appaltanti “va riconosciuta più flessibilità nella valutazione delle imprese”. "La litigiosità temeraria – ha affermato – è un problema legato ai tempi della giustizia e alla complessità delle norme e può essere combattuta attraverso una qualificazione delle imprese, che deve essere non soltanto formale, ma sostanziale, come consentono le norme europee”. In questo contesto, Ciucci ha sottolineato particolare la necessità di penalizzare chi fa troppo contenzioso e premiare invece “chi ha un comportamento positivo e ha realizzato l'opera nei limiti delle risorse disponibili e del tempo previsto e nella legalità”.
Passando al tema del finanziamento delle infrastrutture, Ciucci ha affermato che per la realizzazione delle grandi opere è opportuno “ampliare il ricorso agli strumenti finanziari alternativi, consentendo l’utilizzo dei project bond non solo alla platea istituzionale ma anche a quella più ampia dei risparmiatori, che può diventare determinante nel finanziamento”.
Per quanto riguarda le difficoltà legate al project financing, Ciucci ha spiegato che “si tratta di un problema di procedure, tempi infiniti e progetti che invecchiano. Si arriva ad aprire cantieri 10 anni dopo, quando il territorio è cambiato e i costi sono esplosi” ha spiegato. “Il project financing – ha proseguito Ciucci – deve essere potenziato ma non va considerato la bacchetta magica che risolve tutti i problemi delle risorse pubbliche”, altrimenti si rischia di “aumentare i costi dell' opera, visto che il capitale privato deve essere remunerato”.