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Terzo Valico, amianto in cantiere. Scontro tra Cociv e Arpa

Saltano i conti sul Terzo Valico. O meglio: i costi per la realizzazione del passante ferroviario rischiano di diventare 50 volte superiori a quanto calcolato in progetto e di far sballare l'opera. A mettersi di "traverso" è l'amianto, e secondo quanto si teme, sui 14 milioni di metri cubi di terre da scavo che dovrebbero essere estratte dai 25 chilometri di gallerie, almeno un milione dovrebbero contenere alte percentuali del materiale cancerogeno: da smaltire in opportune discariche per rifiuti pericolosi. Una variabile non calcolata.

Un metro cubo di rocce portato in una normale discarica costa 5 euro; la stessa quantità trasferita in Germania 250 euro. A conti fatti, quel milione di metri cubi di materiale lieviterebbe i costi di circa 250milioni di euro.

La differenza, la fa la concentrazione di amianto nei materiali da scavo: se sotto il grammo per chilo di roccia, è classificato normale detrito; se, invece, è superiore, si parla di rifiuto. A complicare la situazione è la diversa interpretazione della norma. O meglio: la metodologia di preparazione dei campioni da sottoporre alle analisi. Secondo quanto stabilito l'Arpa di Liguria e Piemonte, gli esami si fanno su campioni composti da una piccola quantità di roccia. Cociv (società di Impregilo, general contractor dell'opera per conto di Rfi) li effettua invece su campioni più grandi, determinando un "effetto diluizione". Il risultato: per l'agenzia dell'ambiente quelle rocce sono da destinare in opportune discariche per rifiuti speciali; per il consorzio sono semplici materiale da scavo. Tanto che il 4 novembre scorso i direttori generali delle agenzie per l'ambiente hanno scritto all'Osservatorio Ambientale Terzo Valico dei Giovi, ricordando le prescrizioni: "… Il consorzio Cociv dovrà determinare la quantità totale di amianto nelle pietre verdi secondo uno specifico protocollo condiviso con le Arpa…"

A dirimere la controversia è stato chiamato il Ministero dell'Ambiente, e pare che da Roma entro qualche giorno dovrebbe arrivare una circolare esplicativa. Che darebbe ragione all'Arpa.

Si vedrà. Certo è che al momento la situazione rimane in stallo. Fino a quando non si avrà un parere esplicito, nelle discariche della Liguria non si potrà smaltire neppure un chilo di roccia. La Cava Castellari di Cravasco, infatti, può accogliere oltre due milioni di metri cubi di terre, ma inerti. Così come tanti altri siti liguri.

La destinazione delle rocce è uno degli intralci incontrati dall'Alta Velocità Genova-Milano. E già, il cantiere di Cravasco (la galleria di servizio che in un secondo momento dovrà immettersi nelle "due canne" di tunnel) è stato chiuso il 22 luglio scorso e potrà ripartire solo quando Cociv presenterà un dettagliato piano di gestione, con particolare riguardo alla sicurezza negli ambienti di lavoro. Tant'è che ultimamente lo "Psal" della Asl Tre ha impartito severe prescrizioni e l'altro ieri il cantiere è stato visitato dalla Commissione Lavori Pubblici del Senato.

Sull'ambiente di lavoro la Procura della Repubblica di Genova muove pesanti contestazioni al "coordinatore per la sicurezza nella fase di esecuzione dell'opera", all'ingegnere Marco Vigone, di Torino. Per le questioni riguardanti l'amianto e lo smaltimento delle rocce, invece, nel registro degli indagati sono finiti il rappresentante legale di Cociv e il direttore della Calcestruzzi Spa, proprietaria della cava Castellaro di Isoverde. Dalla Procura della Repubblica di Genova sono chiamati a rispondere di " smaltimento illecito di rifiuti pericolosi". Il Cociv per avere abbancato in discarica terre ricche di amianto, la società per averle accolte. Alle analisi dell'Arpa Liguria le rocce sono risultate con valori di amianto intorno ad 1,7 grammi per chilo.

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