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Commissari e stop al codice appalti per sbloccare 150 miliardi

Si ringrazia www.ecodibergamo.it per l’immagine pubblicata.

Riportiamo un articolo scritto da Giorgio Santilli per Edilizia e Territorio per sboccare gli investimenti pubblici destinati a infrastrutture.

Norme mirate in un decreto ad hoc da varare a giorni: intervento di commissari ad hoc in caso di inchieste, ritardi di progetti o cantieri.

Il dado è tratto. Il governo rompe gli indugi e decide di entrare con misure concrete e immediate nella partita del rilancio degli investimenti pubblici.

L’obiettivo è cominciare a sbloccare i 150 miliardi di risorse (compresi i fondi Ue) già destinate in prevalenza alle infrastrutture e mai spese. Per farlo varerà la prossima settimana o, al più tardi quella successiva, un decreto legge che avvierà la riforma del codice degli appalti, bloccando alcune norme che creano maggiore paralisi nella pubblica amministrazione, e consentirà l’uso a tappeto di commissari ad acta in tutti i casi in cui si presentino ostacoli con l’iter dell’opera.

Commissari in casi di inchieste della magistratura, in casi di fallimenti dell’impresa appaltatrice, in casi di procedure bloccate, in casi di ritardi progettuali o esecutivi molto gravi. Tra le modifiche al codice appalti ci saranno le prime risposte alle osservazioni della lettera di messa in mora della Ue sul subappalto, alcune norme per accelerare la soluzione del contenzioso e un intervento che chiarisca meglio le responsabilità dei funzionari pubblici soprattutto in termini di danno erariale e illeciti penali (traffico di influenze).

Si punta a circoscrivere le responsabilità o a escluderle in certe situazioni «tipizzate»: per esempio se il funzionario agisce in conformità a sentenze o a pareri dell’Anac. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ieri ha confermato che l’intervento riguarderà questo fronte, dicendo di voler azzerare le norme « che veramente bloccano i cantieri e non permettono ai tecnici dei comuni di fare quella firmetta necessaria.

Hanno paura – ha spiegato Toninelli – di metterla nel modo sbagliato». La novità più forte di queste ore è proprio l’accordo politico fra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i due vicepremier Di Maio e Salvini per approvare in tempi stretti il decreto «cantieri veloci», come lo aveva battezzato il leader leghista rilanciando questa ipotesi per primo una settimana fa. Cinque stelle e Palazzo Chigi erano rimasti a lungo dell’idea che la riforma del codice degli appalti si potesse fare con il disegno di legge delega sulle semplificazioni varato dal Consiglio dei ministri del 12 dicembre e mai arrivato in Parlamento. Lì è previsto un intervento a tutto campo sul codice, ma fra legge delega e decreti attuativi della delega i tempi sarebbero comunque lunghi. «Ci vorranno otto mesi per completare la riforma del codice degli appalti», aveva detto Luigi Di Maio ancora venti giorni fa.

Ora la svolta, l’accelerazione, sotto il pressing delle imprese furiose per il blocco della Tav e di altre 600 opere per 36 miliardi (il monitoraggio-denuncia è dall’Ance) ma anche per dare un segnale forte a Bruxelles e al Paese che sul fronte della crescita 2019 si vuole giocare la partita. Giovedì la svolta l’ha annunciata lo stesso Conte, rispondendo a un question time alla Camera. E le parole del premier sono state molto chiare dopo settimane di incertezza: «Con il ministro Toninelli – ha detto Conte – stiamo pensando di anticipare alcune misure di riforma dei contratti pubblici: il Paese non può aspettare, la crescita non può tardare».

La comunicazione arrivava, per altro, il giorno dopo l’annuncio di aver firmato i decreti per l’avvio del piano di dissesto idrogeologico (che prevede una spesa di un miliardo quest’anno) e due cabine di regia che dovrebbero coordinare l’azione del governo negli investimenti pubblici. Che l’accordo sia fatto e sigillato lo hanno confermato ieri le parole del ministro delle Infrastrutture. «Il codice degli appalti è il male assoluto», ha detto Toninelli intervenendo a Radio 24. Finora era stato più prudente sulla questione. E ha confermato che arriverà il decreto.