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Ponte Morandi, lite fra periti: «Pressioni su quelli del Tribunale»

Il Gip segnala alla procura il comportamento dei consulenti di Autostrade: tolgono serenità al lavoro. Il procuratore Cozzi: «Valutiamo se c’è stata offesa». Il coordinatore dei consulenti di Autostrade: «Normale gioco delle parti»

Di qua i periti del giudice, un terzetto di professori di ingegneria che dovrebbero rispondere entro un paio di mesi alla domanda delle domande: qual è la causa del crollo del Ponte Morandi?

Dall’altra i consulenti delle difese dei 71 indagati per il disastro del 14 agosto 2018 fra tecnici, manager e dirigenti di Autostrade per l’Italia (Aspi), Spea e Ministero delle Infrastrutture. Si incontrano da quindici mesi, fanno sopralluoghi, analizzano reperti, discutono di corrosione, stralli, travi, tenute.

I fatti

Succede che il 19 dicembre la discussione si accenda, che inizi a volare qualche parola grossa da parte dei consulenti della difesa di Aspi all’indirizzo dei periti del gip, Angela Nutini. E che a questi ultimi, i professori Giampaolo Rosati, Massimo Losa e Renzo Valentini, non sia andata proprio giù. Hanno così informato la magistrata dell’accaduto lamentando «pressioni costanti» da parte dei loro colleghi che renderebbero il lavoro poco sereno, proprio in vista della conclusione del secondo incidente probatorio che definirà le cause del crollo, elemento cruciale per decidere le responsabilità degli indagati. Insomma, l’appuntamento è importante e la tensione sale.

Nutini non ci ha così pensato due volte e ha mandato alla procura di Genova gli atti della riunione, un verbale con le frasi considerate offensive e una registrazione. Il capo degli inquirenti, Francesco Cozzi, ha deciso di valutare se esistano «dei profili offensivi della reputazione professionale. Sono state dette delle cose da un consulente nei confronti dei periti riguardo una polemica sull’adempimento di determinate operazioni».

Il fascicolo: oltraggio

Sembra scontata l’apertura di un fascicolo sulla vicenda, con la possibile accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.
Tutto è nato dalla discussione su una trave tampone dell’impalcato, la struttura cioè su cui poggiava la strada del ponte, rispetto alla quale i periti ritenevano sufficienti gli accertamenti fatti. I consulenti di Aspi, invece, avrebbero voluto fare delle prove di carico per valutare la resistenza del reperto ed erano disposti pure a pagarne il costo.
«Il caso è complesso e durante questi incontri, mediamente uno ogni quindici venti giorni, ci sono sempre discussioni ma è nel gioco delle parti — ha gettato acqua sul fuoco Giuseppe Mancini, il coordinatore dei consulenti di Aspi — È interesse di tutti raccogliere più elementi possibili per comprendere cosa ha determinato il crollo. Io parlerei di concause».

Le implicazioni

La corrosione dello strallo, la debolezza dell’impalcato, i difetti di costruzione, il super camion con la bobina d’acciaio… «Lo scettro della verità non ce l’ha nessuno… Solo del fulmine non si parla più». La questione è delicatissima perché ogni causa ha i suoi responsabili e non aiutano le dimensioni del disastro, con le sue 43 vittime.
Lo scontro fra periti rischia di deflagrare oggi nel corso di un’udienza programmata per l’incidente probatorio.