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Partita Autostrade, Atlantia scrive al Mit: gestiremo la rete anche dopo il 30 giugno

Photo credit: Il Gazzettino

Edilizia e Territorio ha pubblicato un articolo di Laura Galvagni sulla conferma che Autostrade intende proseguire nella gestione della rete.

Dopo la lettera alla Ue, che stigmatizzava il comportamento del governo italiano sul delicato tema della revoca della concessione, ora Atlantia e Autostrade per l’Italia inviano un nuova missiva al ministero delle Infrastrutture.

I consigli di amministrazione delle due società, riuniti ieri, hanno deliberato di inviare al MIT una comunicazione per ribadire «la volontà della società di proseguire – anche successivamente al 30 giugno 2020 – le interlocuzioni per la definizione concordata della procedura di contestazione avviata dal Concedente il 16 agosto 2018, fermi comunque i propri diritti maturati e maturandi, anche ai sensi dell’art. 9 bis della Convenzione Unica in relazione ai mutamenti sostanziali del quadro legislativo e regolatorio introdotti dal DL Milleproroghe emanato in data 30 dicembre 2019».

Di conseguenza, «stante la permanenza dell’efficacia della concessione, Autostrade per l’Italia continuerà anche dopo il 30 giugno 2020 a dare esecuzione ai propri obblighi di concessionario, oltre pertanto il termine di 6 mesi indicato all’art. 9 bis della Convenzione Unica».

L’obiettivo, di fatto, era di mettere nero su bianco che anche a valle della scadenza del prossimo 30 giugno, data oltre la quale scatterebbe la risoluzione della concessione stante il parere negativo esplicitato dall’azienda riguardo le modifiche alla convenzione introdotte unilateralmente con l’articolo 35 del Milleproroghe, la società intende proseguire nella gestione della rete.

Nella speranza evidentemente che le trattative in corso possano produrre quell’intesa tra esecutivo e Autostrade attorno alla quale ormai si sta lavorando da mesi.

Tutto questo, ovviamente, ribadendo la permanenza delle garanzie previste dalla Convenzione Unica, cioè il “pacta sunt servanda” dell’articolo 9-bis, ossia quello che fa scattare l’indennizzo da oltre 20 miliardi in capo allo Stato e a favore di Aspi. Garanzie che la società conta di poter esercitare in qualunque momento se non dovesse essere trovata una quadra con l’esecutivo. Giusto nelle ultime ore il premier Giuseppe Conte ha ribadito nuovamente che il governo intende definire la questione entro pochi giorni. In proposito una tappa cruciale potrebbe essere certamente la pronuncia della Corte Costituzionale sul Decreto Genova attesa per il prossimo 8 luglio. Come è noto il Tar della Liguria, al quale Aspi aveva fatto ricorso perchè “estromessa” dalla ricostruzione del Ponte Morandi, ha ravvisato alcuni profili di incostituzionalità. Ora la palla è nel campo della Consulta che, se dovesse confermare quanto sollevato dal Tribunale amministrativo, che ha ritenuto «rilevanti e non manifestatamente infondate alcune questioni di legittimità costituzionale», per “affinità” si aprirebbe un fronte simile sul decreto Milleproroghe.