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Il 2020 sarà l’anno della svolta per l’intelligenza artificiale, dice Ibm

(come riportato da Alessio Nisi – AGI)

Nei prossimi 18-24 mesi fino al 90% dell’aziende è previsto che adottino tecnologie di Intelligenza Artificiale. È quanto emerge da un rapporto di IBM dedicato agli sviluppi tecnologici più recenti in questo settore

L’Intelligenza Artificiale rappresenta “la più importante opportunità economica del nostro tempo”. Secondo le stime di Pricewaterhouse Coopers l’Intelligenza Artificiale potrebbe offrire un contributo di ben 16 miliardi di dollari al PIL mondiale entro il 2030. E il 2020 è destinato ad essere l’anno della svolta. Nei prossimi 18-24 mesi fino al 90% dell’aziende è previsto che adottino tecnologie di Intelligenza Artificiale.

È quanto emerge da From Roadblock to Scale: The Global Sprint Towards AI, rapporto di IBM dedicato agli sviluppi tecnologici più recenti in questo settore: uno studio che guarda agli investimenti ma anche agli sviluppi di questa tecnologia (dalla correzione dei pregiudizi degli algoritmi, tecnicamente chiamati bias, alla formazione di competenze specializzate).

I dati dell’analisi sono frutto di un sondaggio svolto dalla multinazionale americana che ha coinvolto i manager di 4.514 aziende in tre regioni: 1.003 negli Stati Uniti, 1002 in Cina, 2509 nei Paesi dell’Unione Europea, 500, in particolare, in Italia.

L’anno della svolta  

L’Intelligenza Artificiale, ha premesso subito Walter Aglietti, direttore Laboratorio Software IBM Italia, è “un insieme di metodi di estrazione matematica e statistica che servono per automatizzare, velocizzare e ottimizzare determinati processi”, soluzioni “in grado di aumentare l’intelligenza dell’uomo, non di sostituirlo”.

Una tecnologia che può trovare applicazione nei settori più diversi, “dal monitoraggio alla pianificazione delle consegne dei supermercati alle assicurazioni e al settore bancario”. Dunque il report. Per IBM il 2020 è l’anno della svolta. “Le tecnologie di Intelligenza Artificiale sono ormai mature” ha spiegato Aglietti. In Italia in particolare “le aziende sono passate dal chiedere cos’è a come applicarle al proprio contesto. Si tratta – ha ricordato Aglietti – di una tecnologia così versatile, che si può addestrare a fare qualunque cosa”.

Il caso Italia
In Italia IBM ha intervistato 500 manager per esplorare gli ostacoli principali all’adozione dell’IA e le strategie di sviluppo che i business di qualsiasi dimensione prevedono di adottare. Ciò che emerge è che anche nella nostra Penisola la crescita nell’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale sembra inevitabile e anche auspicata dalle imprese, che stanno già investendo in larga parte (83%) nell’utilizzo di questa tecnologia.

“La vera complessità è l’estrema frammentazione dei dati e delle infrastrutture”, il problema delle competenze digitali per le quali “c’è quasi bisogno di un approccio rifondativo” e il tessuto stesso del nostro sistema produttivo, costituito perlopiù da PMI. La frammentazione dei dati implica anche la difficoltà nel condividere informazioni su prodotti e processi e quindi a “fare sistema”.
(Quasi) Tutte le aziende vogliono l’Intelligenza Artificiale

Secondo il report di IBM, 9 aziende su 10 aziende prevedono di adottare soluzioni di IA al massimo tra 24 mesi. “L’Intelligenza Artificiale si avvia a diventare una tecnologia pervasiva, perché è concepita come un facilitatore, un tessuto connettivo che si adatta a tutti i processi aziendali, li mette in comunicazione e li velocizza. Oggi l’IA è nell’analisi predittiva, nella sicurezza, nell’analisi dei modelli di business”. Elemento comune è “l’analisi dei dati”.

Guidano le grandi imprese

In tutti i settori e in Usa come in Europa, la maggior parte delle aziende globali ha implementato l’Intelligenza Artificiale nelle proprie attività (34%) o sta accelerando le fasi esplorative con l’IA (39%). Attualmente, 3 aziende su 4 utilizzano l’IA in qualche misura, dalla piena integrazione all’avvio di fasi esplorative.

Le grandi aziende stanno guidando l’adozione dell’IA, con il 45% delle imprese con oltre 1.000 dipendenti che utilizza l’intelligenza artificiale, rispetto al 29% delle aziende che ne hanno meno di 1.000 nel loro organico. A livello globale, il 22% degli intervistati ha dichiarato di non utilizzare l’IA.

Perché queste nuove tecnologie

Con il 36%, la sicurezza dei dati è la finalità principale che spinge le società ad utilizzare soluzioni di intelligenza artificiale. La fiducia nell’IA, intesa come capacità di comprenderne con certezza i processi decisionali, è il pilastro di qualsiasi decisione in merito alla sua adozione e come primo passo per la costruzione di una cultura della fiducia a livello aziendale e per una piena integrazione della tecnologia.

Intelligenza artificiale e cloud sono interconnessi: le società che hanno già adottato l’IA al proprio interno si stanno già muovendo verso nuove forme di cloud, sia ibrido che multicloud.

La geografia del Machine ​Learning

I risultati del sondaggio consentono anche di fare un’analisi di come i tassi di adozione siano ripartiti per settore e area geografica e di come questa sia stata implementata (e da chi) definendo quali siano i blocchi che impediscono di vedere questa tecnologia di trasformazione implementata su larga scala.

“La differenza tra Stati Uniti, Cina ed Europa non sta tanto negli investimenti (enormi in tutti e tre i mercati), quanto sull’identità e sul ruolo che deve svolgere l’Intelligenza Artificiale. Nel Vecchio Continente c’è una grande attenzione alla regolamentazione e un approccio etico alla sicurezza del dato. Gli Stati Uniti hanno un atteggiamento più liberale”.

Le resistenze

Sono 3 i maggiori ostacoli per l’adozione dell’IA in azienda. Per il 37% delle aziende, il problema principale all’adozione dell’IA è costituito dalla mancanza di conoscenze e competenze, e anche i silos di dati rimangono una resistenza ostinata. Segue la mancanza di strumenti per lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale (26%).