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Sblocca cantieri, duello Conte-Salvini

Si ringrazia lo staff di Corriere della Sera per la foto pubblicata

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Il premier: «Il decreto non ci sarà questa settimana». Il vicepremier: «È pronto, si faccia in fretta». La Lega cerca di commissariare il Ministro Toninelli.

Dopo la Tav, lo scontro si trasferisce sulle altre infrastrutture e sui molti cantieri fermi in Italia. In attesa di rivedere il codice degli appalti, che Matteo Salvini definisce «famigerato», sta per arrivare in Consiglio dei Ministri un decreto, chiamato nel consueto linguaggio mediatico «sblocca cantieri». Ma i tempi si allungano più del previsto e così la Lega ne approfitta per mettere pressione sull’esecutivo.

Il duello

Ieri Salvini si è detto «pronto» a votare in Consiglio dei ministri il decreto e il nuovo codice degli appalti «anche questa settimana». Ieri è arrivata la risposta del premier Giuseppe Conte, che sembra prendere tempo: «Il decreto arriverà a breve all’esame del governo, ma non questa settimana».

E poi fa sapere che venerdì ci sarà l’incontro le Regioni e con l’Anci (i Comuni) e a seguire con l’Ance (i costruttori edili). Pronta, e decisamente poco gradita a Palazzo Chigi, la replica di Salvini, che insiste senza troppe cautele: «A me interessa che sia pronto, poi non convoco io il Consiglio dei ministri, basta che si faccia in fretta.

Per quel che mi riguarda il decreto è pronto». E ancora: «La corruzione si combatte con la velocità, più lenta va un’opera pubblica, più complicato è avere un’autorizzazione, più facile è che si infili un malintenzionato. Le norme rigide a volte aiutano i furbetti, bisogna far bene e fare veloce».

Toninelli e il Commissario

Insomma, schermaglie a distanza, con Salvini che si vuole accreditare come uomo «del fare», allergico e burocrazie e lungaggini. E Conte, irritato dalle pressioni, che rivendica la primogenitura del dossier.

E’ uno degli effetti collaterali dello scontro durissimo sulla Tav, che ha portato l’esecutivo sull’orlo della crisi. Il leader della Lega, con la sua posizione all’attacco, marca il territorio, per fini di campagna elettorale, e insidia anche il Movimento.

Per questo si ricomincia a parlare di un Danilo Toninelli traballante dalla sua poltrona di ministro delle Infrastrutture. Ma se Di Maio non ha apprezzato la gestione dell’affaire Tav, ora non può sacrificare il ministro, temendo che il leghista ne approfitti per impadronirsi del dossier.

Ma la Lega lavora ai fianchi, e tenta di erodere competenze e spazio a Toninelli, con la proposta del supercommissario alle Infrastrutture, lanciata dal sottosegretario leghista Armando Siri. Una sorta di commissariamento del ministro, bloccata per dal gelo del Movimento.

Corsa al taglio del nastro

In tutto questo, ci sono 300 cantieri fermi in Italia, con l’Ance (l’Associazione nazionale costruttori) che scalpita. Nei prossimi giorni, con tutta probabilità, si assisterà a un’escalation di visite ai cantieri, con le autorità – governo, M5S e Lega — pronti a contendersi le forbici per il taglio dei nastri. E il Movimento che prova a smarcarsi dall’immagine di paladino della «decrescita» e del «no», accelerando nel via libera ai lavori.