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Non ignorare la variabile tempo: cantieri subito. Più commissari, meno codice appalti

Si ringrazia lo staff di Edil.news per la foto pubblicata

Del Decreto sblocca-cantieri abbiamo già parlato qui: https://www.stradeeautostrade.it/?s=sblocca+cantieri

Una analisi di Giorgio Santilli apparsa oggi su Edilizia e Territorio, sull’urgenza di far ripartire i cantieri con i commissari straordinari, attraverso il Decreto sblocca-cantieri.

Il governo è chiamato, con il Decreto sblocca-cantieri far partire ciò che è pronto, sbloccare quel che è incagliato.

Arriva qualche segnale positivo dagli appalti comunali dopo anni di buio. Non basta, ci mancherebbe. Una goccia nel mare. Ma è utile per capire cosa fare: accelerare quel che si muove, far partire ciò che è pronto, sbloccare quel che è incagliato. Il governo è chiamato, con il Decreto sblocca-cantieri, a dare massima priorità alla «variabile tempo».

Fuori di ogni retorica, «variabile tempo» significa che non si può ancora sbagliare dopo quasi un anno passato a litigare sulla TAV e a capire se il terzo valico o l’Alta Velocità Brescia-Padova sono utili al Paese. Da una parte c’è l’urgenza di far partire le cose.

Urgenza. Dall’altra i bei disegni e gli slogan delle campagne elettorali, le riforme magari ottimali dai tempi lunghi. Disegni di legge delega che richiederanno altri tre anni per produrre risultati.

Non fare l’errore fatto con il codice degli appalti inseguendo un codice bis o ter. Fare subito, ora, tutto quello che si può fare. Sette anni e 36 tappe della «via crucis» per aprire un cantiere non sono tollerabili. In attesa di rivedere il percorso, troviamo un commissario che possa dare senso alla «variabile tempo».

Commissari: servono poteri in deroga
Il sindaco di Genova, Marco Bucci, commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi, ha detto cose illuminanti qualche giorno fa. La prima è che gode di una posizione privilegiata: da sindaco vive le procedure ordinarie, da commissario quelle in deroga.

E poi ha dato un senso al «modello Genova»: il problema – ha detto – è che nella legislazione ordinaria bisogna mettere in fila tutti i passaggi, aspettare che uno sia finito per cominciarne un altro, mentre il commissario può, come farebbe un manager di azienda, avviare in parallelo più processi.

Questo fa risparmiare tempo. I commissari oggi sono l’unica vera mossa a disposizione del governo per far partire opere ferme. Uno nazionale per tutte le infrastrutture come propone Armando Siri (Lega). O molti, come propone il ministro Danilo Toninelli (M5S). Ma la cosa importante è un’altra: che abbia poteri per scardinare le resistenze di chi si arrocca.

Mette in guardia Sabino Cassese: «Sappiamo che i commissari, se si sommano alle procedure ordinarie, costituiscono un passaggio in più, non in meno, e si crea solo l’illusione di accelerare». Esistono molte tipologie di commissari nella storia repubblicana: scegliere con cura.

Il rischio politico: meno analisi costi-benefici
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a cinque riprogrammazioni delle infrastrutture strategiche nazionali, dai colpi di coda della legge obiettivo dei governi Berlusconi fino alla project review di Graziano Delrio e, ora, alle analisi costi-benefici di Toninelli. Il vero rischio politico in Italia è la rimessa in discussione di contratti, piani,programmi fatti dai governi precedenti. Sarebbe ora che tutte le forze politiche accettassero (magari con una norma rinforzata costituzionalmente) un piano di priorità per il Paese. Si innova la politica andando avanti, con nuove proposte, e si attua in fretta tutto ciò di cui portano la responsabilità altri governi prima. Sarebbe degno di un Paese civile ed efficiente.

Il codice degli appalti: riforme chirurgiche e veloci
Torna il tormentone del codice appalti. Il centrosinistra degli anni passati ha perso credibilità e non è riuscito a far ripartire gli investimenti perché ha avuto la bulimìa da riformismo e ha preteso di imporre in pochi giorni il suo codice, anziché farlo entrare in vigore gradualmente. La paralisi è nata dalla mancanza di periodo transitorio: ancora una volta la politica ha ignorato la «variabile tempo».

Può darsi che qualche opera si possa sbloccare ora riformando il subappalto o tornando al massimo ribasso (ce ne lamenteremo fra qualche anno), ma attenzione a non annunciare (con Ddl delega ) riforme che creeranno instabilità per altri quattro anni.

Si intervenga subito e chirurgicamente su ciò che si è convinti possa accelerare e semplificare, si lasci da parte il resto. Si pensa al ritorno del vecchio regolamento generale come a un toccasana: siamo sicuri produrrà i risultati sperati o sarà il prossimo alibi? Leggere il passato per capire il futuro.

Il danno erariale: alt allo sciopero della firma
Eccola la principale causa di blocco: il terrore dei funzionari pubblici di subire un’azione per danno erariale o un’inchiesta per abuso di ufficio o traffico di influenze. I confini tra bene e male sono diventati incerti e questo paralizza.

Tipicizzare è la risposta: definire casi in cui il funzionario può decidere senza rischiare. Per esempio se attua (e deve farlo subito) la sentenza di un Tar. Frenare la bulimìa di ricorsi delle imprese. Punire duramente le cause temerarie.

Le strutture tecniche: visione di lungo periodo
La tara principale dei lavori pubblici è la progettazione carente. Delrio ha riattivato il fondo rotativo. Bene. Il premier Conte sta per attivare la nuova centrale di progettazione. Bene, bisogna intervenire per rafforzare le strutture tecniche della PA. La Cdp mette in campo task force per sostenere le PA locali. Bene. Purché si ricordi che questi passaggi necessari richiedono tempo per produrre risultati. Non carichiamoli delle aspettative dell’urgenza, non è il loro compito. A ogni strumento la sua «variabile tempo».