Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Liguria, un altro viadotto a rischio. “Chiudete o finirà come il Morandi”: l’Italia delle strade a pezzi

Photo credit: Liguria Oggi

(come riportato da Giuseppe Filetto e Marco Preve su La Repubblica)

L’inchiesta sui falsi report di Autostrade per l’Italia si allarga a una quindicina di casi. Ma anche sulle provinciali è emergenza. Quasi settecento tra Lombardia e Piemonte.

Pochi giorni fa, a Genova, nel corso di una riunione in procura fra investigatori, magistrati e consulenti che indagano sul crollo del ponte Morandi e sui falsi report, uno degli inquirenti non si è trattenuto: «Signori, questo è un altro Morandi».

Non si trattava del “Madonna del Monte” dell’A6 collassato ieri a Savona, ma di un altro viadotto: il Coppetta. Si trova pochi chilometri fuori da Genova, sul primo tortuoso tratto dell’A7, l’autostrada per Milano. Le sue condizioni sarebbero pessime.

Nei nuovi report compilati da Spea (società di Autostrade per l’Italia, delegata al monitoraggio) è classificato con “70”, in base a parametri di conservazione su una scala da zero a 100, cioè un voto che può prevedere anche la chiusura. Ma questa catalogazione gli è stata attribuita solo dopo che è esploso lo scandalo dei falsi report e sono finiti agli arresti diversi manager, tutti accusati di aver tenuto volutamente basso il livello di criticità delle infrastrutture, per risparmiare soldi e immagine.

Autostrade e i suoi vertici rinnovati, per far fronte al colpo, hanno avviato una campagna di interventi su numerosi viadotti e anche sul Coppetta. Ma dopo le recenti ispezioni dei consulenti della procura, accompagnati dai finanzieri, per questo viadotto la situazione preoccupa. Tanto da far dire al procuratore capo, Francesco Cozzi: «Non possiamo sostituirci a chi deve fare il monitoraggio e la manutenzione, ma se si presentano criticità, siamo pronti ad adottare i provvedimenti opportuni».

Non è escluso che il PM Walter Cotugno (titolare delle inchieste con Massimo Terrile) arrivi a un sequestro cautelativo, senza ricorrere al giudice. A maggior ragione dopo il crollo di ieri ad Altare, sull’A6.

Il Morandi e le pagelle false
Anche se può apparire cinicamente paradossale, la tragedia del Morandi e la morte di 43 persone hanno permesso di scoprire che i curricula di molti viadotti, sui quali ogni anno transitano milioni di veicoli e di persone, erano quantomeno edulcorati.

Le loro condizioni, asseverate nei documenti che Spea compilava, erano molto più compromesse di quanto potevano lontanamente immaginare gli ignari automobilisti. I report contenevano riscontri che solo ispezioni nei cosiddetti cassoni, il cunicolo sottostante il manto, potevano garantire.

Ma dal 2013 questa indagine non veniva svolta per le nuove normative in tema di sicurezza del lavoro. Eppure le spunte venivano inserite come se nulla fosse cambiato.

Il fenomeno
Il fenomeno, scoperto dai PM e dai finanzieri genovesi (Primo gruppo e Nucleo operativo metropolitano) era talmente diffuso che altre procure si sono mosse.

Anche Savona, che nel febbraio scorso ha mandato la Finanza nelle sedi di Imperia e Torino dell’Autostrada dei Fiori (il concessionario dell’A6 è infatti, dal 2012, il gruppo Gavio, che controlla anche la Savona-Ventimiglia) per acquisire tutta la documentazione relativa a verifiche e manutenzioni dei viadotti in Val Bormida della A6. Fra cui il “Madonna del Monte”, crollato ieri.

L’inchiesta bis
Nel frattempo la procura di Genova ha allargato il suo raggio d’azione. Specie dopo aver ascoltato alcune intercettazioni, come quella in cui Michele Donferri Mitelli, responsabile delle Manutenzioni di Autostrade (poi licenziato) diceva ai suoi sottoposti: «…adesso gli riscrivete e fate Pescara a 40… perché ti ho detto il danno di immagine, è un problema di governance». Il viadotto Moro, a Pescara, è uno dei primi 5 che fanno parte dell’inchiesta-bis, quella appunto sui falsi report.

L’Italia delle criticità
Complessivamente sono una quindicina i ponti oggetto d’indagine. La maggior parte si trova in Liguria, ma alcuni in altre regioni.

«Se un viadotto un mese prima è classificato senza particolari criticità, mentre poi ha un voto alto, allora c’è da pensare che i controlli precedenti non siano stati fatti come si deve», precisa Cozzi.

Ma in Italia non ci sono solo le infrastrutture autostradali a far tremare i polsi. L’ultimo dossier dell’Unione province italiane elencava 1.918 fra ponti e viadotti che necessitano di interventi anche urgenti per garantire conservazione e staticità, ovvero la sicurezza di chi ci passa sopra, in auto, camion o a piedi.

E anche se può apparire strano, il maggior numero di situazioni critiche si concentrano fra Piemonte e Lombardia con quasi settecento ponti da “curare”. Il problema è soprattutto finanziario: dal 2015 al 2017 le finanziarie hanno tolto alle Province un miliardo all’anno.

La concessione a rischio
Il caso delle autostrade è ben diverso, visto che le concessionarie si alimentano con i pedaggi. Ma le convenzioni con lo Stato si basano sul rispetto di precisi accordi.

Proprio quelli che non avrebbe rispettato Aspi in base a quanto emerge dalle inchieste sul Morandi e sui falsi report. Gli inquirenti, come ha rivelato Repubblica, hanno trovato nelle carte del piano di rischio sequestrato a marzo ad Aspi e ad Atlantia un documento in cui per il viadotto Morandi si parla di un «rischio crollo», seppur definito teorico.

È la prima volta che questa dicitura compare in un atto ufficiale e rischia di compromettere la già debole possibilità di Aspi di opporsi alla revoca della concessione che ora non è solo più il M5S a volere. La ministra Paola De Micheli, dopo le ultime rivelazioni, si è detta sconvolta.