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Cascetta sulla Tav: «Voglio credere che prevalga il buon senso»

Photo credit: lestradedellinformazione.it

(come riportato da Carlo Marroni su Edilizia e Territorio)

«Voglio credere che prevalga il buon senso, sarebbe un autogol da tutti i punti di vista per il nostro Paese, molto peggio del no alle Olimpiadi di Roma». Mancano due giorni alla scadenza per la scelta sulla Tav Torino-Lione, e Ennio Cascetta, professore di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto alla Federico II di Napoli, docente di “Advanced Modelling of Transportation Systems” presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit) e già coordinatore della struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, mette in guardia sui gravi rischi di un no al completamento dell’opera. «Gli avvenimenti di questi ultimi giorni di Firenze dimostrano che il Paese ha bisogno di un sistema ad alta velocità ferroviaria: pensiamo cosa sarebbe il caos di lunedì vissuto in maniera permanente. Ormai all’alta velocità gli italiani sono abituati, non si può tornare indietro». Ma è il sistema dei trasporti nel suo insieme che va considerato, osserva Cascetta, autore del volume “Perchè Tav” edito da Il Sole 24 Ore. «La Torino-Lione, che ricordiamo risale al 1871, non va considerata come una tratta a sé, ma come parte integrante di un insieme. Pensiamo ad un fatto molto singnificativo: le città che sono raggiunte dall’alta velocità hanno registrato un Pil pro capite superiore del 30% rispetto a quelle dove non arriva. Insomma, per essere chiari: manca un pezzo, e va completato, come è stato per le autostrade». Per Cascetta oltre alla Torino-Lione vanno conclusi altri pezzi molto importanti: «Sul tavolo c’è un’opera fondamentale: il completamento dell’alta velocità da Milano a Venezia, che potrebbe essere portata come simbolo delle Olimpiadi invernali 2026».

Cascetta è stato per anni a capo della struttura di missione del dicastero dei Trasporti e Infrastrutture, e in quella veste ha operato anche una projet-review dei costi della Torino-Lione di due miliardi, «ma senza fermare il progetto dell’opera, senza metterlo in discussione. Questo credo sia uno dei problemi più gravi del nostro sistema di governo, quella che io chiamo la Sindrome di Penelope. Cioè il continuo rimettere in discussione le decisioni prese, soprattutto se riguardano il bene del Paese. Io, ripeto, mi auguro che prevalga il buon senso e si proceda alla fase successiva della procedura, con le gare per l’aggiudicazione dei lavori. È questa la condizione per non perdere i finanziamenti destinati ad un’opera che collega l’Italia al resto dell’Europa». L’importanza della linea Torino-Lione non è solo per i passeggeri, ma anche per le merci, «e parlo del Tem, Treno merci europeo, che è un treno lungo, pesante e alto, che invece di far viaggiare i camion lungo i valichi alpini carica i semirimorchi. Così senza inquinare possono attraversare la Alpi». Una cifra per rendere l’idea: su percorrenze superiori ai 300 chilometri, il 30% del trasporto di merci su strada entro il 2030 ed il 50% entro il 2050, dovrà viaggiare su ferrovia con treni Tem.