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Piano Reti con fondi Ue, ok di Bruxelles: opere per 1,84 miliardi

Via libera da Bruxelles al Pon "Infrastrutture e Reti" 2014-2020. La Commissione europea ha adottato il piano da 1,84 miliardi di euro, di cui 1,38 del Fesr e la restante parte proveniente dal cofinanziamento nazionale, destinato a rafforzare la dotazione infrastrutturale delle regioni meno sviluppate, e cioè Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. I fondi serviranno a finanziare interventi in tre settori: le infrastrutture ferroviarie, le infrastrutture portuali e i sistemi di trasporto intelligenti.

«Questo programma – commenta Corina Cre?u, commissario europeo per la Politica regionale – contribuirà a rendere il settore dei trasporti in Italia più sostenibile e competitivo. Gli investimenti previsti rispettano le priorità della politica relativa alle infrastrutture di trasporto "TEN-T" e contribuiranno a migliorare i collegamenti di trasporto multimodale. Ritengo che una migliore connettività sia di vitale importanza per un Paese. Questi investimenti avranno un effetto positivo, renderanno l'Italia un mercato attraente per le imprese e miglioreranno la qualità della vita quotidiana».

L'obiettivo che si pone il nuovo Pon è di potenziare la mobilità delle merci e delle persone attraverso l'estensione della rete ferroviaria meridionale, con priorità per le direttrici Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania, in modo da avvicinare le aree metropolitane del Sud. Previsto il rafforzamento della centralità di alcuni snodi intermodali, lo sviluppo della portualità attraverso l'efficientamento delle attuali infrastrutture portuali e interventi per incrementare l'efficienza del sistema infrastrutturale in generale.

Un programma ambizioso, che parte però con un budget inferiore a quello stanziato inizialmente per l'analogo Piano "infrastrutture di trasporto" della programmazione 2007-2013. Quest'ultimo, infatti, prevedeva finanziamenti per 2,749 milioni, ridotti a 2,576 e poi a 1,832 attraverso i due Piani d'Azione e Coesione (Pac) emanati dall'allora Ministro per la Coesione territoriale a febbraio e ottobre 2013. Con i fondi a disposizione sarà quindi difficile riuscire a realizzare tutti gli interventi infrastrutturali previsti per il Sud Italia. Basta pensare che per le sole linee ferroviarie ad alta capacità Napoli-Bari e Messina-Catania-Palermo mancano ancora rispettivamente 3,1 miliardi (su 6,198 di costo totale) e 8,1 (su 8,9 stimati).

C'è da dire, in realtà, che con la proposta di Accordo di partenariato inviata a Bruxelles nel dicembre 2013, il Governo aveva stabilito di realizzare le grandi infrastrutture del Mezzogiorno con i 54 miliardi del Fondo sviluppo coesione (l'ex Fas), escludendo i fondi strutturali europei. Lo scopo era di alleggerire i piani operativi finanziati con risorse comunitarie delle opere che maggiormente hanno frenato la spesa nelle precedenti programmazioni. Ma le risorse del Fondo sviluppo coesione non sono state ancora programmate, nonostante l'indicazione in tal senso (delibera Cipe entro aprile 2015) contenuta nell'articolo 1 comma 703 della Legge di Stabilità 2015.

Il nuovo Pon, in particolare, è diviso in due Assi strategici a cui si aggiunge un terzo Asse destinato all'assistenza tecnica per un valore di circa 64 milioni.
In particolare, il primo Asse prevede una dotazione finanziaria 1.095 milioni (pari al 62% del valore del programma) che serviranno a sostenere la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con investimenti nella TEN-T. I fondi, nel dettaglio, saranno destinati al potenziamento dei collegamenti ferroviari, a partire dai "Grandi Progetti" a livello nazionale con conseguente miglioramento del servizio in termini di qualità e tempi di percorrenza, e all'ottimizzazione del traffico aereo.

Il secondo Asse invece, ha una dotazione finanziaria di 684,2 milioni (il 38 % del programma) che verranno utilizzati per migliorare i sistemi di trasporto sostenibili, potenziando le infrastrutture e le attrezzature portuali e interportuali e le autostrade del mare per il cargo Ro-Ro sulle rotte tirreniche ed adriatiche.

L'elenco definitivo dei progetti da realizzare sarà elaborato solo successivamente all'approvazione di ieri. Saranno privilegiate le opere che posseggono determinati requisiti, quali uno studio di fattibilità concluso; una positiva analisi costi-benefici che dimostri la fattibilità finanziaria e la necessità di contributi finanziari pubblici; VIA e altre valutazioni ambientali concluse o sufficientemente avanzate; un calendario di attuazione dettagliato che specifichi le procedure di appalto e le procedure di autorizzazione; l'esclusione di problematiche di aiuti di Stato.

In ogni caso, la programmazione degli interventi dovrà avvenire nell'ambito di cinque Aree Logistiche Integrate, selezione in continuità con le scelte operative della precedente programmazione e cioè: il quadrante sud orientale della Sicilia e quello occidentale; il polo logistico di Gioia Tauro; il sistema pugliese; la logistica campana.

Tra i risultati attesi c'è quello di incrementare l'uso delle ferrovie come mezzo di trasporto merci, passando da 11,8 tonnellate per 100 abitanti a 23,6 tonnellate per 100 abitanti; migliorare la capacità delle principali direttrici (linee ferroviarie Catania-Palermo e Napoli-Bari) passando da 80 a 200 treni al giorno; ridurre i tempi di viaggio lungo le direttrici principali (da 185 a 167 minuti sulla Napoli – Bari e da 165 a 153 minuti sulla Catania-Palermo); ridurre le emissioni di gas a effetto serra; dimezzare i tempi di sdoganamento (da 16 a 8 ore); aumentare l'attività dei porti puntando a un aumento del traffico container da 4.115.100 teu Iso (la misura standard di volume nel trasporto dei container) a 4.423.700 teu.