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Frana sull’autostrada, Sicilia spezzata in due: camion fermi, cibo al macero

Nella Sicilia che si sbriciola viene giù anche un costone a due passi da Taormina. Una montagna di terra e detriti invade le carreggiate della Messina-Catania per fortuna senza investire automobilisti. Ma bloccando l’unica autostrada ormai utilizzata da pullman turistici, Tir e mezzi pesanti per muoversi fra Palermo e Catania.

La Sicilia è così strozzata da un’altra frana che s’abbatte su un’intera economia, sul turismo, sul mondo del commercio e degli affari. Un disastro perché dal mese di aprile la Palermo-Catania è spezzata da un viadotto in bilico. E per i camion risulta pericoloso arrampicarsi sia lungo la deviazione montuosa di Polizzi Generosa, tutta tornanti, il manto controllato dall’Anas, sia sulla acrobatica bretella costruita con i fondi degli stipendi dei deputati Grillini.

Il risultato adesso sono le code interminabili sulla Statale Messina-Catania, la cosiddetta «Orientale sicula», la vecchia litoranea che attraversa tutti i paesi dell’area. Per alleggerirla l’Anas ha dirottato i Tir in viaggio verso il punto della nuova frana su un’altra strada montuosa, la Barcellona Pozzo di Gotto-Giardini Naxos, dal Tirreno alla costa jonica. Ma è un percorso di guerra. Come tanti altri ne sperimentano ogni giorno i siciliani, gli operatori, i turisti.

Un primo smottamento sul costone vicino a Taormina e Letojanni si era verificato nei primi due giorni di ottobre con sassi e detriti rotolati sulla carreggiata lato monte. E il Cas, il Consorzio autostrade siciliane, spesso accusato per la pessima manutenzione delle arterie, si era attivato, con propri tecnici, per la messa in sicurezza della viabilità. Operai al lavoro per eliminare il materiale franoso, per contenere in qualche modo la spalla della collina. Interventi evidentemente mal calibrati. Comunque non è scattato l’allarme per il peggio, per quanto poi verificatosi alle 7 del mattino di un lunedì che poteva trasformarsi in tragedia.

Le polemiche adesso investono la Regione e il governo Crocetta, con l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo che chiede di riaprire velocemente almeno la carreggiata lato mare a doppio senso di circolazione: «Lavoriamo, lavoriamo, ma sulle strade siciliane sta franando di tutto. Non si può andare avanti così». È un grido d’allarme rivolto anche al governo Renzi perché l’Anas in Sicilia cumula antichi ritardi. Come ha ammesso la scorsa settimana alla Festa dell’Unità, a Palermo, pure il ministro Graziano Del Rio, pronto a minacciare revoche ai consorzi e provvedimenti interni, ma anche certo che entro la fine di novembre sarà ultimata la bretella dell’Anas per bypassare l’interruzione dell’autostrada Palermo-Catania. Una bretella da 7 milioni di euro. Se accadrà davvero, un po’ di luce si vedrà dopo 8 lunghissimi mesi di difficoltà continue. Ma ogni dubbio è legittimo. Perché sono in fase di controllo altri viadotti a rischio della stessa vecchia autostrada.

Camion fermi, derrate al macero

Contro tutti, sbandierando le responsabilità di un’intera classe politica, si lancia l’Associazione dei costruttori, l’Ance, come fa Santo Cutrone, il presidente che la guida, allarmato: «Si sono bloccati i camion. Da oggi tutte le derrate alimentari saranno portate al macero e quasi tutte le province dell’isola soffriranno per la difficoltà di approvvigionamento di merci e generi di prima necessità, di materie prime e semilavorati per l’industria manifatturiera, di materiali per il settore delle costruzioni, a partire da cemento e ferro».