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Le auto autonome dovranno simulare le emozioni

(come riportato su La Repubblica)

Da nuovi studi americani e giapponesi arrivano le nuove linee guida per la progettazioni di veicoli senza pilota

Un robot più umano possibile, in grado di “emozionarsi” non è soltanto un desiderio di molte persone ma è un tema al centro di approfonditi studi di scienziati americani e nipponici che potrebbero essere applicati anche allo sviluppo di una guida autonoma sempre più sicura e affidabile.

Così, i ricercatori dell’esercito statunitense hanno consigliato nuove linee guida nella progettazione di macchine autonome come robot, auto a guida autonoma, droni e assistenti personali affinché si possa instaurare una collaborazione efficace con gli utenti umani, a cominciare dai soldati.

In tal senso, il dottor, informatico del laboratorio di ricerca U.S. Army Combat Capabilities Development Command’s Army, in collaborazione con il dottor Kazunori Terada dell’Università di Gifu in Giappone, ha recentemente pubblicato un articolo su “Scientific Reports” in cui dimostra che se ai sistemi robotici fosse possibile simulare emozioni umane gratificanti questo potrebbe migliorare la cooperazione con gli umani. 

“Abbiamo dimostrato che l’espressione delle emozioni può plasmare la cooperazione – ha spiegato de Melo – Ad esempio, sorridere dopo la cooperazione reciproca incoraggia una maggiore cooperazione; invece, sorridere dopo aver sfruttato gli altri ostacola la cooperazione”.
 
“La nostra ricerca – ha aggiunto de Melo – ha un’importante applicazione pratica per la progettazione di sistemi autonomi, suggerendo che una corretta combinazione di azioni ed emozioni può massimizzare la cooperazione da parte dei soldati.

L’espressione delle emozioni in questi sistemi potrebbe essere implementata in una varietà di modi, anche tramite riproduzioni vocali o con gesti di corpi virtuali o robotici”. Secondo de Melo, il team di ricerca è molto ottimista sul fatto che i futuri soldati trarranno vantaggio da ricerche come questa in quanto fanno luce sui meccanismi di cooperazione. 

“Questa intuizione sarà fondamentale per lo sviluppo di macchine autonome socialmente intelligenti, in grado di agire e comunicare in modo non verbale con il soldato – ha concluso lo scienziato – In qualità di ricercatore dell’esercito, sono entusiasta di contribuire a questa ricerca poiché credo che abbia il potenziale per migliorare notevolmente il lavoro degli agenti umani nell’esercito del futuro”. 

Gli sviluppi futuri di questa ricerca mirano al perseguimento di una maggiore comprensione del ruolo dell’espressione non verbale nell’incoraggiare la cooperazione e l’identificazione di modi creativi per applicare questa intuizione su una varietà di sistemi autonomi tra cui naturalmente c’è anche la guida automatizzata. (m.r.)