La mobilità elettrica, soprattutto in ambito urbano, è considerata fondamentale per il contributo che potrebbe apportare al sistema dei trasporti nell’alveo della sostenibilità, ovvero per la sua capacità di ridurre gli impatti negativi generati da un modello dipendente da combustibili fossili (contribuisce a generare circa un quarto di gas climalteranti).
Inoltre, è vista positivamente sia per il possibile impatto (e dunque le emissioni di gas effetto serra) che per l’innovazione che apporterebbe in un settore maturo, ma indubbiamente investito da trasformazioni continue. Si pensi a come i sistemi dell’ICT hanno e stanno mutando il nostro accesso ai sistemi di mobilità.
L’offerta dei servizi di mobilità è sempre più articolata e si è passati anche nell’ambito della mobilità da utenti a consumatori. La transizione verso un sistema produttivo ed economico a basse emissioni di carbonio rappresenta una delle dieci priorità della Commissione Juncker volte a modernizzare l’economia dell’UE.
La Road Map individuata porta con sé due importanti effetti nel settore dei trasporti:
- la riduzione dalla dipendenza dai combustili fossili e quindi dalle fonti energetiche di tipo convenzionale (petrolio e suoi derivati, ma anche gas metano e GPL);
- l’introduzione di veicoli tecnologicamente avanzati in grado di ridurre le emissioni unitarie di CO2 sotto la soglia dei 100 g CO2/km per i veicoli passeggeri e di 147 g CO2/km per iveicoli merci leggeri entro il 2020.
Target ambiziosi quelli fissati dalla Strategia Europea 2020, resi ancora più sfidanti della Road Map 2050 sia sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 (─80% rispetto al 1990), che della dipendenza da combustibili fossili (─70% rispetto al 2008). Di recente, la Commissione Europea in apertura di Cop 23 a Bonn lo scorso 8 Novembre ha presentato il secondo Clean Mobility Package, che propone i nuovi target di emissione di CO2 per i veicoli passeggeri e merci in cui individua almeno una riduzione del 40% entro il 2030.