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Osservatorio CdS – Luglio/Agosto 2019

Un interessante approfondimento sui contenuti del Codice della Strada: il commento degli artt. 61, 62 e 63 “Sagoma e massa limite, traino dei veicoli”

Osservatorio CdS

Per avere un’idea di tali danni è opportuno ricordare che fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso le prove sperimentali condotte dall’AASHO (American Association of State Highway Officials) dimostrarono che l’aggressività provocata dai veicoli sulle pavimentazioni (misurata in termini di deformazioni) varia seguendo una Legge esponenziale funzione della quarta potenza del peso degli assi.

Una ricerca dell’OCSE del 1983, sulla base sia di studi analitici (mediante modelli matematici) che di prove sperimentali (condotte anche in Italia sulla pista di Nardò), ha sostanzialmente confermato tale andamento delle curve delle deformazioni sulle pavimentazioni flessibili, mentre su quelle semi-rigide e rigide si sono riscontrati valori ancora più elevati dell’esponente (tra otto e 12). In particolare dallo studio OCSE e dalla copiosa letteratura in proposito si evince chiaramente che un asse di 12 t provoca sulle pavimentazioni flessibili una deformazione pari al doppio di quella provocata da un asse da 10 t, e sulle pavimentazioni semi-rigide e rigide almeno quattro volte maggiore.

Tali conoscenze, pur essendo ben note nel 1976 a livello accademico e scientifico, non sono riuscite a evitare che il Legislatore con la Legge n° 313/1976 innalzasse da 10 a 12 t il carico massimo per asse dei veicoli e il peso totale del veicolo passasse da 24 a 30 t e quello del complesso di veicoli da 32 a 34 t.

Ma ancor più gravi sono i danni che tali aumenti hanno provocato sulle strutture dei ponti e dei viadotti. L’aumento dei pesi dei veicoli, unitamente all’abnorme aumento del traffico merci su strada, ha provocato un “affaticamento”, ovvero un aumento della “fatica” alle strutture, in misura considerevolmente più elevata di quanto si potesse ragionevolmente prevedere all’epoca della loro costruzione.

Inoltre, i danni sulle strutture, oltre a richiedere un costo molto elevato per le riparazioni, sono molto più insidiosi e pericolosi, rispetto a quelli sulla pavimentazione, perché il deterioramento delle strutture, avviene in modo “più lento”, con la conseguenza che risulta “meno evidente” e non riscontrabile con un semplice controllo visivo.

Per anni il problema legato alla “fatica” è stato sottovalutato in quanto molto probabilmente si è ritenuto che i ponti, essendo stati progettati con la previsione del passaggio di “carichi militari”, quindi per reggere pesi maggiori di quelli dei veicoli ordinari, non risentissero dell’aumento dei pesi massimi dei veicoli.

Di conseguenza, dopo l’emanazione della Legge n° 313/1976, non solo non si è intervenuti per rafforzare le strutture, ma non si è neanche provveduto ad apporre i previsti segnali per vietare il transito ai veicoli che ritenuti “non ammissibili” sulle strade con presenza di ponti o viadotti a rischio.