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Il tema della velocità

La sicurezza della circolazione è un tema primario nelle problematiche progettuali e costruttive di tutte le infrastrutture stradali. Le attività tecniche devono essere infatti indirizzate in base ad alcuni principi che riguardano, direttamente o indirettamente, la sicurezza degli utenti

Il tema della velocità

La sicurezza – “sine cura” per i Latini – ha da sempre assunto il significato di completa affidabilità di un sistema, senza imprevisti che possano comprometterne la funzionalità provocando danni agli utenti. La sicurezza del traffico stradale – vale a dire la circolazione sicura dei veicoli su strada – dipende da molti fattori che riguardano il veicolo, la strada e l’ambiente circostante, ma soprattutto il guidatore.

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  • La sicurezza del traffico stradale dipende da molti fattori che riguardano il veicolo, la strada, l’ambiente circostante e, soprattutto, il guidatore
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    La sicurezza del traffico stradale dipende da molti fattori che riguardano il veicolo, la strada, l’ambiente circostante e, soprattutto, il guidatore
  • Le principali cause di morte nel mondo (OMS)
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    Le principali cause di morte nel mondo (OMS)
  • La matrice di Haddon: fattori rilevanti per la prevenzione dell’incidentalità stradale
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    La matrice di Haddon: fattori rilevanti per la prevenzione dell’incidentalità stradale
  • Gli effetti dell’incremento della velocità sulla probabilità degli incidenti
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    Gli effetti dell’incremento della velocità sulla probabilità degli incidenti
  • Gli effetti della velocità sulla frequenza relativa degli incidenti
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    Gli effetti della velocità sulla frequenza relativa degli incidenti
  • Le politiche di prevenzione per la sicurezza stradale devono essere condivise da tutti i soggetti coinvolti
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    Le politiche di prevenzione per la sicurezza stradale devono essere condivise da tutti i soggetti coinvolti

Risulta necessario soffermarsi, in particolare, sugli aspetti riguardanti le velocità di marcia dei singoli veicoli e dei flussi di traffico nel loro complesso. La velocità, infatti, assume importanza determinante nella valutazione razionale della sicurezza – o del rischio, che ne costituisce il complemento – poiché come è noto la formulazione analitica del rischio è rappresentata dal prodotto della probabilità di accadimento di un evento incidentale per il danno atteso. Entrambi questi fattori, d’altro canto, sono direttamente e fortemente correlati con la velocità: il primo, perché all’aumentare di quest’ultima diminuiscono i tempi utili per l’esecuzione di qualsiasi azione di guida, ivi comprese le azioni di emergenza; il secondo, perché il danno associato ad un incidente è correlato all’energia liberata in un urto, a sua volta proporzionale al quadrato delle velocità dei veicoli coinvolti.

D’altro canto, il contenimento delle velocità costituisce, da sempre, un tema di grande interesse ma anche di significativa difficoltà, poiché si tratta di un fattore primariamente affidato alla componente meno “controllabile” del sistema stradale, ossia quella umana. La strategia posta in campo in Italia, negli ultimi anni, è consistita essenzialmente nel progressivo inasprimento delle sanzioni conseguenti al superamento dei limiti di velocità generali e/o locali e all’applicazione del sistema della patente a punti; tale politica, però, si scontra con molte difficoltà operative e con alcuni limiti di impostazione, che ne limitano di fatto l’efficacia. In particolare, il pur condivisibile principio della progressività della sanzione può dar luogo, nei fatti, a comportamenti poco virtuosi. Ad esempio in autostrada – se si tiene conto della correzione legata ai limiti di precisione degli strumenti di rilevazione (che spesso rilevano velocità medie e non puntuali) – si può incorrere nella sanzione massima prevista dal Codice della Strada solo se si raggiungono velocità francamente sproporzionate. Accade perciò che alcuni utenti regolino la propria condotta in base al livello di rischio accettato, purtroppo inteso, però, come rischio di incorrere in un certo livello sanzionatorio, invece che come rischio incidentale tollerabile.

Per l’accertamento delle contravvenzioni, la tecnologia ha reso disponibili numerosi sistemi di controllo, caratterizzati da diversa efficacia e livello di complessità: si distinguono, ad esempio, dispositivi finalizzati alla determinazione della velocità media (ossia il sistema “Tutor”, prevalentemente utilizzato in autostrada, ma più di recente esteso anche alle strade statali e regionali) e i sistemi di rilevazione delle velocità puntuali, sviluppati con varie caratteristiche: ad esempio con misuratori ottici (tipo “Autovelox”) o con sistemi radar.

Tuttavia i sistemi di controllo non possono essere pienamente efficaci senza la cooperazione attiva dei conducenti: a tal fine i limiti di velocità devono risultare realisticamente “credibili” e coerenti con le Norme di progettazione, affinché essi siano osservati e condivisi dall’utenza stradale. D’altro canto le caratteristiche tecniche del tracciato e dell’infrastruttura nel suo complesso devono trasmettere informazioni congruenti: tale esigenza è posta attualmente all’attenzione della ricerca scientifica e viene sovente descritta con l’espressione “self explaining roads”.

Numerosi progetti di ricerca europei stanno attualmente sviluppando questi concetti, al fine di individuare quali caratteristiche tecniche influenzino in maniera più sensibile le azioni degli utenti, con particolare riferimento alle velocità praticate.

Viceversa, accade di frequente che si determinino effetti di errata percezione del rischio e, più in generale, delle corrette condizioni di esercizio delle infrastrutture; ciò si verifica soprattutto quando le caratteristiche tecniche delle strade non risultino pienamente coerenti e omogenee.

In particolare, una tipica condizione in cui ciò può accadere si determina quando la sezione della strada – magari ampliata per esigenze di carattere funzionale – non corrisponde coerentemente all’andamento longitudinale del tracciato. Ad esempio, la circolazione su carreggiate a senso unico delimitate da barriere di sicurezza e composte da più corsie di marcia, induce una forte percezione di apparente sicurezza, grazie all’eliminazione della possibilità di urti frontali; è però necessario che anche le altre caratteristiche tecniche risultino corrispondenti a tale percezione, altrimenti gli utenti tenderanno ad assumere velocità superiori a quelle per le quali le verifiche progettuali risultano soddisfatte, vanificando perciò la minore esposizione al rischio dovuta alla protezione dagli urti frontali o dallo svio, nonché gli altri possibili vantaggi di una sezione migliorata.

In molti casi, quando si determinano queste condizioni contrastanti, le Amministrazioni responsabili delle strade tendono a stabilire nuove o più restrittive limitazioni di velocità e, in alcuni casi, anche a coadiuvare queste determinazioni con strumenti di controllo e di accertamento delle violazioni. Il risultato di queste azioni, tuttavia, è generalmente modesto e insoddisfacente, proprio a causa dell’assenza di cooperazione “attiva” da parte degli utenti.

Risulterebbe molto opportuno, in definitiva, che l’esigenza di comportamenti “sicuri” venisse resa più comprensibile, per mezzo di opportune azioni educative e favorendo la conoscenza di alcuni aspetti tecnici che, pur a distanza di molti decenni dallo sviluppo della motorizzazione di massa, risultano tuttora sostanzialmente ignorati o, peggio, falsati da informazioni fuorvianti o contraddittorie.

Le politiche di prevenzione devono essere impostate e attuate congiuntamente da tutti gli attori del sistema; in tal senso, il ruolo dei canali di comunicazione appare fondamentale per raggiungere obiettivi – come la sicurezza stradale – che, prima ancora che tecnici, risultano primari sotto il profilo sociale, economico, politico.