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E-mobility: dinamiche e processi di sviluppo

L’obiettivo di quest’analisi è quello di valutare - secondo specifici canoni di sostenibilità, sicurezza e modernità - il fondamentale cambio di paradigma che l’e-mobility potrebbe importare nel settore dei trasporti

E-mobility: dinamiche e processi di sviluppo

Le prospettive nel medio termine e gli impatti potenziali della e-mobility in italia

Con l’obiettivo di definire una base per valutare l’impatto attivabile sulla filiera industriale nazionale della mobilità elettrica, sono stati formulati alcuni scenari di sviluppo relativi alla e-Mobility in Italia.

Essi considerano esclusivamente il comparto degli autoveicoli, quindi con l’esclusione dei segmenti relativi agli altri mezzi di trasporto a quattro o due ruote (veicoli commerciali, autobus e motocicli) e considerano anche la relativa infrastruttura di ricarica elettrica.

Gli scenari delineati si riferiscono a due milestone temporali di riferimento:

  1. il 2025, individuato quale anno “spartiacque” per il lancio dell’auto elettrica e di tendenziale parità tecnologica tra propulsione elettrica e a motore termico;
  2. il 2030, indicato dai rappresentanti e/o esperti del settore automotive quale orizzonte temporale di riferimento per raggiungere una produzione di massa, abilitata anche dall’allineamento dei costi per il Cliente finale tra auto elettrica e altre modalità di propulsione.

A livello metodologico, per stimare il tasso di inserimento nei periodi intermedi (2016-2025 e 2025-2030), è stata applicata una curva di evoluzione tecnologica basata sulla percentuale di autoveicoli elettrici sul totale delle nuove immatricolazioni in ciascun anno, in modo tale da risalire all’ammontare dello stock nei due anni in esame.

Nel complesso, sono stati elaborati quattro scenari di sviluppo con le seguenti caratteristiche:

  1. scenario basso: è stata considerata una stima che prevede un’incidenza degli autoveicoli elettrici sul totale delle nuove immatricolazioni pari al 19% al 2030;
  2. scenario medio: è stato considerato il parere della maggior parte degli operatori di mercato intervistati che concorda sul fatto al 2030 il 30% dei veicoli venduti sarà di tipo elettrico;
  3. scenario alto: è stata considerata una previsione che, nel dettaglio, indica in circa cinque milioni il numero di veicoli elettrici circolanti al 2030;
  4. scenario accelerato: considera un inserimento nel medio-lungo periodo favorevole alla diffusione delle autovetture elettriche, anche in considerazione delle strategie delle maggiori Case Produttrici (tre milioni di autoveicoli elettrici al 2025 – 8% del parco circolante nazionale – e a nove milioni al 2030, cioè il 24%).

Applicando gli scenari di sviluppo descritti e tenuto conto delle molteplici attività in cui si articola da monte a valle l’industria dell’auto elettrica, si è valutato l’impatto potenziale sull’evoluzione delle diverse fasi in cui si articola la filiera industriale della e-Mobility (veicoli, infrastrutture, servizi, riciclo e seconda vita). Per stimare il parco auto elettriche che alimenterà lo sviluppo della filiera industriale della e-Mobility a livello europeo e globale si è fatto riferimento all’attuale parco auto italiano (37 milioni di autoveicoli al 2016):

  • 251 milioni di autoveicoli, di cui 0,4 milioni elettrici, nell’UE-28;
  • 950 milioni, di cui 2 milioni elettrici, nel mondo.

Come è possibile verificare dai risultati ottenuti in termini di fatturato attivabile, i veicoli (autoveicoli) assumono una decisa prevalenza su le altre fasi della filiera, mentre le altre si stabilizzano su valori più o meno standard.

Dai risultati ottenuti emerge un’indicazione chiara circa il fatto che l’industria si trasformerà significativamente; sarà quindi fondamentale agire attraverso politiche e processi di sviluppo e di innovazione volte ad implementare nuove tecnologie e infrastrutture. Sebbene l’incidenza relativa allo sviluppo della propulsione elettrica oggi sia ancora contenuta, le stime indicano che nel breve-medio termine esso risulterà un mercato rilevante con enormi margini di crescita.