La costruzione di quest’opera è stata un’impresa epica: appena otto anni di lavori per realizzare i quasi 800 km della spina dorsale del Paese.
“L’autostrada più bella del mondo”, appare ai Tecnici stranieri: tanto che – non ancora completata – i suoi ponti sono subito esposti al MOMA di New York.
I protagonisti di questa avventura costruttiva sono centinaia di ponti, necessari affinché il nastro stradale possa snodarsi morbido e sinuoso sul nostro territorio, bellissimo quando difficile. Il Progettista dell’intero tracciato, l’Ing. Francesco Aimone Jelmoni, aveva immaginato di ripetere identica la stessa tipologia.
Ma Fedele Cova, l’Amministratore Delegato della Società Autostrade, sceglie di affidare i lavori di costruzione con la procedura dell’appalto concorso, dividendo il percorso in centinaia di piccoli lotti di pochi chilometri ciascuno: l’idea è che tutte le Imprese italiane possano essere coinvolte e tutti gli Ingegneri Progettisti italiani possano disegnare il loro originale ponte per la strada dell’Unità nazionale.
Così i ponti dell’Autosole, tutti diversi, portano ciascuno la firma di uno dei protagonisti dell’ingegneria italiana del Novecento: Riccardo Morandi, Silvano Zorzi, Giulio Krall, Arrigo Carè e Giorgio Giannelli, Carlo Cestelli Guidi, Guido Oberti e tanti altri, chiamati da Imprese orgogliose di contribuire a questo progetto collettivo, nel rigoroso rispetto dei costi previsti e chiudendo i cantieri con qualche mese di anticipo.
Tutti i ponti – tranne due, sul valico del Citerna – sono di calcestruzzo armato: di calcestruzzo armato ordinario o di calcestruzzo armato precompresso, l’ultimo nato ma già preferito per il grande ponte sul Po e per quelli sull’Arno. Il calcestruzzo è gettato in opera, in cantieri a bassa meccanizzazione, in cui si inventano però sofisticate tecniche artigianali per velocizzare i lavori, dalle “centine traslabili per archi gemelli” ideate da Ferdinando Innocenti alle “teleferiche blondin a falconi oscillanti” di Eusebio Cruciani, impiegate tra l’altro per il ponte sull’Aglio e per quello sul Sambro.
La sequenza di capolavori strutturali, che come un ricamo collega Milano e Napoli, dà energia al paesaggio e dà energia al Paese, contribuendo al boom economico e al successo del Made in Italy nel mondo.
La ricerca sulla Scuola italiana di ingegneria si inserisce nel progetto SIXXI – XX Century Structural Engineering: The Italian Contribution, finanziato dalla Comunità Europea con un ERC Advanced Grant (P.I. Sergio Poretti), ospitato presso l’Università di Roma Tor Vergata.
La mostra fotografica sull’Autostrada del Sole, presentata al 50° SAIE, a Bologna, nel padiglione Federbeton, è stata curata, oltre che dalla Scrivente, da Ilaria Giannetti e Sergio Poretti del SIXXI Team dell’Università di Roma Tor Vergata e da Laura Negri di AITEC.
La mostra raccoglie immagini di proprietà del progetto SIXXI o il cui impiego scientifico è consentito al progetto SIXXI in seguito a convenzioni con prestigiosi Archivi italiani, firmate dall’Università di Roma Tor Vergata con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica (DICII).
Per maggiori informazioni sulla ricerca, si consulti http://www.tulliaiori.com/SIXXI/.