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Come diminuire i costi di manutenzione delle opere

Nello sviluppo di una infrastruttura pubblica, l’esecuzione dei dettagli e delle rifiniture è fondamentale per definire un’opera perfettamente completata in tutti i suoi aspetti

Come diminuire i costi di manutenzione delle opere

Che alcune rifiniture non possano essere eseguite che nell’ultima fase del lavoro è fuori discussione, ma spesso anche quello che potrebbe essere fatto durante lo svolgimento del grosso dei lavori viene rimandato a un secondo tempo per ragioni che nulla hanno a che vedere con gli aspetti tecnici della programmazione delle lavorazioni.

Per prima cosa, va fatta una distinzione fra cosa si intende per dettagli e per rifiniture.

Si dovrebbero far rientrare i primi nei compiti del Progettista, in quanto a questi compete l’approfondimento del progetto in modo da evitare di lasciare alla sensibilità e preparazione e in ultimo anche all’etica professionale dell’esecutore, di decidere come eseguire alcuni particolari.

In questa ultima ipotesi si correrebbe il rischio che venisse scelta la soluzione più economica, che forse non sarebbe stata quella individuata dal Progettista in base a requisiti estetici, di durabilità, ecc..

Per quel che riguarda le rifiniture, si intendono invece quegli interventi sia di piccola entità lasciati “indietro” durante l’esecuzione del grosso dei lavori sia le piccole riparazioni o “riprese” di parti non eseguite a regola d’arte che hanno presentato dei difetti rilevati nella ultima fase dei lavori e che quindi dovrebbero competere principalmente all’esecutore.

Nei contratti internazionali esiste infatti il Certificato di “Substantial Completion” rilasciato dall’Ente Appaltante che stabilisce che il lavoro è stato completato a una certa data, fissando così i “Delivery Terms” e conseguentemente il rispetto o meno di quanto previsto nel contratto.

A tale documento, firmato dalle Parti (Ente Appaltante, Direttore dei Lavori, Impresa), si allega anche un elenco di piccoli interventi che non inficiano l’inizio delle operazioni per l’entrata in esercizio dell’opera, e che quindi possono essere eseguiti successivamente a quella data.

Viene compilata, pertanto, da parte del Direttore dei Lavori, una “But List” delle lavorazioni che l’Impresa riconosce di dover eseguire e in genere tali lavorazioni saranno portate a termine nel periodo di manutenzione contrattuale.

cordolo
1. Un esempio di rottura del cordolo

La realtà dei fatti

Purtroppo, nella comune pratica, le cose non vanno proprio in questo modo. Durante il grosso dei lavori molte rifiniture e riparazioni vengono tralasciate volontariamente per non interrompere o per lo meno rallentare, quelle che sono le attività più redditizie.

Questo comporta che nei primi mesi il cantiere fa ottime produzioni e i budget mostrano percentuali di utili apprezzabili e migliori delle previsioni; a questo modus operandi si aggiunge anche il lavoro dell’ufficio adibito alla contabilità dei lavori che tende a considerare molti articoli del Capitolato “completati” al 100% senza tenere conto che invece alcune rifiniture saranno necessarie e incideranno negativamente sul budget in un secondo momento.

Qualcosa di simile accade, in piccolo, anche quando un privato ristruttura la propria abitazione. All’inizio i lavori procedono speditamente e si ha l’impressione che il tutto potrà essere completato in tempi brevi, ma poi quando si iniziano le rifiniture, ci si accorge che queste prendono tempo e sono costose per cui il programma dei lavori subisce un sensibile allungamento.

Gli esempi che di seguito sono riportati individuano dei casi in cui sono venute meno alcune attenzioni o da parte dell’Impresa o da parte del Direttore dei Lavori e/o del Progettista.

La Figura 1 sopra rappresenta uno scarico a “bocca di lupo” per la raccolta delle acque superficiali: come si vede, il cordolo di pietra si è spezzato al centro in quanto lo spessore ridotto del cordolo non consentiva una luce di quelle dimensioni. Si sarebbe dovuto prevedere un pezzo speciale che tenesse conto della particolare situazione.

Acque meteoriche
2. Il cordolo con supporto centrale

Nei casi raffigurati, per ovviare alla rottura del cordolo, è stato posto un sostegno centrale che riduce la luce. Questo accorgimento è stato applicato anche nell’elemento di cui alla Figura 2 a poca distanza, dimostrando che, nonostante l’esperienza negativa nella posa degli altri cordoli nelle vicinanze, si è perseverato nello stesso errore.

L’accorgimento del sostegno centrale ha l’inconveniente di ridurre la sezione dell’apertura dello scarico con il risultato che il drenaggio è più lento ed inoltre aumentano le possibilità che foglie o altri rifiuti lo ostruiscano.

Nella Figura 3, invece, si è messo in opera correttamente sullo scarico un elemento di cordolo più corto che quindi ha resistito nel tempo.

A questo proposito, va detto che c’è chi prevede bocche di lupo più grandi in modo che non si corrano rischi di intasamenti e quelli che invece si verificano con bocche di lupo di minore sezione in viali alberati, dove una carente raccolta di fogliame – e purtroppo anche di altro, all’inizio della stagione piovosa crea allagamenti superficiali che invadono anche parte del marciapiede (Figura 4).

A Parigi vi sono alcuni quartieri dove la sera viene allagata la cunetta al piede del marciapiede e questa abbondante acqua trascina di tutto dentro la linea drenante interrata. Entrambi i sistemi con aperture grandi o piccole dalle strade possono andare bene, ma il corretto funzionamento del drenaggio dipende da come è impostata nel suo complesso la pulizia delle strade.

Per prima cosa, dovrebbero essere separate le linee di drenaggio delle acque meteoriche dalla condotta delle acque nere e questo in moltissime città non avviene, e quindi nel caso che materiali non depurabili come contenitori di plastica o vetro finiscano nella condotta fognaria per via di bocche di lupo di maggiore sezione, si creerebbe la necessità di provvedere a un’efficiente selezione dei rifiuti a valle.

come diminuire i costi

  • rifiniture
    3 cap
    3. La corretta posa del cordolo
  • rifiniture
    4 cap
    4. Un esempio di drenaggio insufficiente

Se invece le bocche di lupo fossero più piccole, allora andrebbero assicurate pulizie frequenti delle strade per evitare intasamenti. In altre parole, si vuole sottolineare che una particolare scelta tecnica non è fine a sé stessa, ma deve tenere conto anche di condizioni generali al contorno.

Sempre a proposito della cura che si dovrebbe avere nell’esecuzione dei particolari, si commenta la Figura 5 in cui si nota che la linea di impluvio è a quota più bassa rispetto a quella della griglia di scarico e quindi si crea un ristagno d’acqua proprio sulle strisce pedonali. Curare le quote in fase di esecuzione del pozzetto sarebbe stato facilissimo e si sarebbe evitato un inconveniente ricorrente ogni volta che piove.

Altro particolare costruttivo importante è quello della pendenza della pavimentazione all’imbocco dello scarico. Se la pendenza fosse troppo dolce, se non addirittura inesistente, l’acqua rallenterebbe il deflusso e depositerebbe man mano le parti più fini che trasporta e questo diverrebbe una causa di riduzione della capacità di drenaggio, se non di intasamento, favorendo la nascita di vegetazione (Figura 6).

Un altro esempio di carente qualità nell’esecuzione delle rifiniture riguarda la posa di un percorso per non vedenti (Figura 7). Gli elementi di plastica che compongono detto camminamento sono stati posati sopra le strisce pedonali. Può darsi che gli elementi non fossero idonei per la posa su strada, ma anche che il collante non dovesse essere applicato sopra la vernice delle strisce pedonali.

Quest’ultima ipotesi sembra la causa più probabile del distacco, in quanto sotto l’impronta lasciata dalla tessera si vede la vernice bianca della striscia, come se la vernice stradale non avesse consentito l’adeguato incollaggio dell’elemento all’asfalto.

  • Capitolato
    5 cap
    5. La quota di impluvio inferiore a quella del drenaggio
  • scarico
    6 cap
    6. Il drenaggio lento che crea depositi

La corretta collocazione avrebbe voluto che sull’asfalto si fossero posati i singoli elementi del percorso in modo da assicurare un buon ancoraggio e successivamente dipinte le strisce che segnalano l’attraversamento pedonale.

La posa di questo percorso per non vedenti è stata eseguita tre volte, mi risulta direttamente, e ogni volta si è verificato il distacco prima di una e poi a seguire delle altre tessere.

Del resto, la sovrabbondanza di colla usata che fuoriesce dai bordi degli elementi, come appare nella Figura 7 sotto, evidenzia il tentativo di ovviare al problema del distacco già presentatosi.

Il risultato finale, invece, è che non solo il problema non è stato risolto, ma che il lavoro si presenta inaccettabile anche dal punto di vista estetico e del decoro urbano.

Conclusioni

Gli esempi riportati, peraltro anche banali, mostrano la poca cura che viene prestata all’esecuzione dei particolari costruttivi specialmente quando i lavori riguardano gli interventi in città; invece, questi sono importantissimi, non solo dal punto di vista estetico, ma anche per il corretto funzionamento dell’opera, perché da essi dipende il giudizio su tutto l’intervento e sono fondamentali per il decoro della città.

Molti anni fa, durante la costruzione di una opera marittima, un Ingegnere inglese Direttore dei Lavori si raccomandò che le rifiniture fossero eseguite attentamente sostenendo che: “Un qualsiasi visitatore giudicherà l’opera da quello che vede e se si dovesse presentare male avrà molti dubbi sulla qualità di quello che non si vede in quanto sotto la superficie del mare”.

La stessa riflessione potrebbe riferirsi ai particolari costruttivi in superficie mostrati nella prima parte di questa nota soprattutto guardando la Figura 8 che mostra uno scavo aperto con tutti i sottoservizi, che normalmente non sono a vista, in bella mostra.

come diminuire i costi

  • come diminuire i costi
    7 cap
    7. Un percorso per non vedenti
  • come diminuire i costi
    8 cap
    8. Lo scavo per la posa di sottoservizi

Questa foto è un compendio di quello che non si dovrebbe fare per la loro corretta posa. Nella penisola scandinava i sottoservizi vengono posti in cavedi scavati sotto la superficie stradale; va detto che la geologia di quei terreni facilita questa tecnica non solo per la posa di tubazioni e cavi, ma anche di strutture molto più impegnative che in superficie avrebbero un impatto negativo sul paesaggio.

In Italia, dove per lo più si incontrano terreni “spingenti”, si dovrebbero costruire cavedi in calcestruzzo armato e l’opera sarebbe molto probabilmente più costosa, ma la manutenzione diventerebbe più razionale ed economica, i controlli più agevoli e rapidi e si eviterebbero ripercussioni sul traffico cittadino anche per lunghi tratti di strada.

A Napoli, in Via Nuova Poggioreale, al centro strada in quanto la larghezza lo permette, corre sottoterra un cavedio nel quale sono stati posati i sottoservizi: il risultato è stato molto soddisfacente.

Nei primi anni Novanta, alcune Imprese avevano promosso iniziative in questo campo, formando un Consorzio che si chiamava Quarta Dimensione, ma poi i fatti accaduti in quegli anni hanno fermato qualsiasi ulteriore discorso.

Forse sarebbe il caso di riprenderlo, allo scopo di poter eseguire rifiniture e manutenzioni più semplici a minori costi diretti ed indiretti quali, fra gli altri, rallentamento del traffico e inquinamento.

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