Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Posted in:

Al via la Gronda di Genova

Tanto attesa quanto imponente, è finalmente ai nastri di partenza quest’opera strategica per il Paese, considerata - a livello internazionale - una vera sfida ingegneristica

La gronda di Genova

Illustrarne progetto e obiettivi significa raccontare la complessità di una delle più importanti opere ingegneristiche mai realizzate a livello europeo, ovvero la Gronda di Genova.

Il progetto di adeguamento del sistema A7-A10-A12 prevede la realizzazione di un nuovo tratto a due corsie per senso di marcia, con il raddoppio dell’esistente A10 nel tratto di attraversamento del comune di Genova dalla Val Polcevera fino all’abitato di Vesima consentendo, da un lato, l’alleggerimento del traffico cittadino ottenuto separando i flussi di traffico metropolitano e quelli di lunga percorrenza e, dall’altro, una migliore connessione della Liguria con i luoghi nevralgici per l’economia del Nord-Ovest.

In sostanza, un’opera di fondamentale interesse per lo sviluppo territoriale e nazionale da un punto di vista economico-sociale e ambientale. 

Uno sforzo cantieristico senza pari

Sforzo cantieristico senza eguali nell’attuale panorama ingegneristico e infrastrutturale internazionale, la Gronda vedrà impegnate 7.000 maestranze all’anno per la realizzazione di 72 km di tracciati autostradali, di cui 25 gallerie (per una lunghezza totale pari a 50 km) e 37 tra ponti e viadotti (di cui 16 nuovi e 21 esistenti).

Un progetto pensato per fare da raccordo tra tutti i punti nevralgici del sistema di trasporto ligure, dall’aeroporto al porto fino alle ferrovie, interessando tutta la viabilità ordinaria che corre da Ovest a Est del territorio urbano.

Più nel dettaglio, la nuova infrastruttura si allaccia agli svincoli che delimitano l’area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto), si connette con la direttrice dell’A26 a Voltri e si ricongiunge con l’A10 in località Vesima.

Data la complessità dal punto di vista orografico del territorio attraversato, il nuovo sistema viario si sviluppa quasi interamente in sotterraneo, per circa l’81% dell’intero tracciato, con sezioni variabili fino ai 500 m2 dei cameroni di interconnessione tra gli assi autostradali.

Il tracciato della gronda di Genova
1. Il tracciato della Gronda, un’opera strategica per l’economia del Paese, per il porto di Genova (uno dei più importanti del Mediterraneo) e per la viabilità genovese e di tutta la Liguria

A sancirne l’alto valore strategico e a confermarne l’urgenza rispetto ai tempi di esecuzione, stimati in dieci anni, è stato – in ultimo – un Protocollo d’intesa siglato il 4 Dicembre scorso in Prefettura di Genova firmato da Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, Sindaco della Città Metropolitana di Genova, Paolo Emilio Signorini, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, e Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia SpA.  

Un motore per il sistema-Paese e la mobilità

Motore dello sviluppo del sistema-Paese e della mobilità nazionale, la Gronda di Genova rafforzerà la logistica territoriale in risposta ai crescenti flussi di traffico sulla rete ligure, in concomitanza con la realizzazione dell’imponente Piano di ammodernamento degli asset messo in campo da Autostrade per l’Italia.

Questa infrastruttura è destinata a rivoluzionare la viabilità regionale e nazionale e vedrà ogni giorno transitare più di 40.000 veicoli, di cui più di 8.000 mezzi pesanti: elemento principale del Piano Economico Finanziario di ASPI, per l’opera si prevede un investimento complessivo stimato per oltre 4 miliardi di Euro di lavori, importo interamente finanziato dalla Società Concessionaria.

Per la realizzazione della Gronda di Genova, ASPI schiera l’intera compagine delle Società controllate del Gruppo, in quanto operatore integrato della mobilità: Tecne (terza Società di ingegneria a livello nazionale con oltre 1.000 dipendenti), Amplia (prima Società di costruzioni a livello nazionale per attività dirette), Movyon (terza Società a livello europeo in ambito Intelligent Transport System), Elgea (Società per la produzione energia da fotovoltaico sulla rete) e Free to X (Società che si occupa di mobilità sostenibile e miglioramento servizi all’utenza). 

Gli obiettivi

Le autostrade dell’area genovese svolgono oggi anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano e di scambi con volumi di traffico molto elevati; in molti punti della rete si registrano flussi superiori ai 60.000 transiti giornalieri, con un’alta percentuale di veicoli commerciali. Diventa pertanto fondamentale dividere il traffico cittadino da quello di attraversamento e dai flussi connessi con il porto.

Il progetto della Gronda di Genova si è quindi posto l’obiettivo di alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova – cioè quello dal casello di Genova Ovest (Porto di Genova) sino all’abitato di Voltri – trasferendo il traffico passante su una nuova infrastruttura che si affianca all’esistente, costituendone di fatto un potenziamento “fuori sede”.

Il riassetto del nodo autostradale genovese tende a soddisfare le seguenti esigenze funzionali:

  • separazione dei flussi di traffico metropolitani e passanti sulla direttrice Nord-Sud (A12);
  • raddoppio nel tratto metropolitano del Ponente (A10);
  • sostituzione e rettifica dei tratti obsoleti sulla direttrice Genova-Milano (A7);
  • aumento dei livelli di servizio delle aree connesse, in particolare dell’accesso alle infrastrutture portuali.

La Gronda sarà il motore dello sviluppo del sistema-Paese e della mobilità nazionale, rafforzando la logistica territoriale con effetti positivi per l’economia italiana. Abilitatrice della mobilità sostenibile, che attrae ricchezza e favorisce l’economia del territorio genovese e di tutta la Liguria, l’opera darà benefici alla città di Genova grazie alla delocalizzazione del traffico cittadino, alimentando attrattività e sostenibilità.

I numeri della gronda di Genova
2. I numeri dell’opera
* stima approssimativa

Inoltre, darà nuovo slancio alla strategicità del Porto e agli scambi commerciali, agevolando i flussi dei mezzi pesanti e di traffico in generale.

Tra i benefici ci sarà una migliore circolazione, con minori congestioni e rallentamenti sulla rete esistente, il miglioramento degli standard di sicurezza, il sostegno alla crescita economica attraverso una migliore accessibilità per il tessuto economico genovese e la liberalizzazione dell’attuale tratto di A10, sul quale verrà eliminato il pedaggio. 

La sostenibilità ambientale

L’obiettivo principale dello studio paesaggistico della Gronda è stato quello di verificare il rispetto dei vincoli di tutela presenti sul territorio e delle zone di pregio ambientale presenti. L’infrastruttura sarà vista prevalentemente da chi la percorre, poiché l’80% circa del tracciato corre in galleria.

Nei tratti all’aperto, il progetto tiene conto del territorio nella sua integrità: i versanti degradanti verso la costa, il rapporto delle nuove opere con quelle presenti intorno, la vegetazione autoctona, la percezione di omogeneità e continuità del paesaggio.

Nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, sono state inoltre recepite le indicazioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali atte a conferire un maggiore pregio architettonico a tutti gli elementi della nuova infrastruttura e soprattutto al disegno di ponti e viadotti che attraversano le valli.

Anche le sistemazioni esterne alle aree di imbocco delle gallerie sono state progettate nel rispetto delle raccomandazioni della Soprintendenza Paesaggistica che ha guidato i Progettisti a ricercare soluzioni di rimodellamento e inserimentoambientale adatte a ricostruire la naturalità e la continuità dei fronti collinari nei quali si inserisce l’infrastruttura autostradale. 

Le opere di compensazione per la Gronda di Genova

L’aeroporto

Dagli scavi in galleria vengano movimentati oltre 12 milioni di m3 di smarino, il cui deposito avrebbe costituito una difficoltà quasi insormontabile nel contesto genovese, caratterizzato da un territorio o fortemente urbanizzato o di alto pregio ambientale. Il problema è stato risolto progettando il parziale riempimento del Canale di Calma, con la costruzione di un’opera di ampliamento verso mare dell’attuale banchina dell’aeroporto Cristoforo Colombo. 

Il campo fotovoltaico

Il campo fotovoltaico di 20 MWp nell’area di riempimento del canale di calma realizzata con le terre recuperate dalle operazioni di scavo, a fianco della pista di volo dell’aeroporto di Genova. L’energia elettrica prodotta dall’impianto in oggetto sarà finalizzata esclusivamente ad usi pubblici, quindi immessa interamente nella rete elettrica nazionale o locale.

Il nuovo terreno avrà una larghezza di 160 m e sarà lungo 3.500 m. 45 m della sua larghezza saranno sfruttati per adeguare la runway strip lato mare dell’aeroporto e portarla ai regolari 150 m. La colmata potrà così offrire più di 40 ettari di terreno.

Tali particolarità del sito consentiranno l’installazione di una potenza su tale area pari a 17,5 MW e potrà produrre 20,1 GWh di energia elettrica l’anno. Data la stima sull’energia elettrica prodotta, i benefici ambientali derivati dal parco fotovoltaico si possono misurare in termini di quantità di anidride carbonica che non sarà più emessa in atmosfera (10,7 t CO2/anno), così come le Tonnellate Equivalenti di Petrolio (TEP) risparmiate (3.763 TEP/anno).

Il recupero, la valorizzazione e l’utilizzo ad uso idropotabile o antincendio delle acque drenabili dallo scavo delle gallerie: a seguito di un confronto con rappresentanti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale dello Stato sono state individuate delle aree nelle quali sono stati sviluppati progetti di riutilizzo ad uso antincendio delle risorse idriche non di pregio, eventualmente drenate dalle gallerie.

Le aree esterne alle gallerie
3. Le aree esterne alle gallerie progettate in continuità con la naturalità dei fronti collinari

Tali interventi sono stati previsti in aree caratterizzate da un’elevata incidenza degli incendi boschivi e da una difficoltà di reperimento in loco delle risorse idriche per fronteggiarli. Inoltre, sono previsti in ambito Bric delle Monache interventi di rinaturalizzazione che hanno come obiettivo primario lo sviluppo degli aspetti naturalistici-ambientali locali e di favorire le condizioni per la ripresa di processi naturali per cui è necessaria la presenza di acqua.

L’intervento proposto per il ripristino e la riqualificazione dell’area consiste nella realizzazione di piccoli invasi di forma irregolare aventi impronta planimetrica estesa circa 50-60 m2 e profondità comprese tra 1,0 m e 0,5 m finalizzati alla regimazione dei deflussi e allo stipaggio di acqua. 

Il Piano di forestazione correlato al progetto della Gronda di Genova

È stato redatto un Piano di forestazione con la realizzazione di 31 ettari di nuovi boschi. Il Piano fornisce le linee guida per l’individuazione delle tipologie di intervento e i criteri di individuazione delle aree utilizzabili ai fini dell’intervento di forestazione e/o riforestazione. 

La rinaturalizzazione di una ex cava

Prevista anche la rinaturalizzazione della ex cava P62GE ubicata in prossimità degli imbocchi Ovest della galleria Monterosso in Val Varenna, già individuata dalla Regione Liguria come sito di abbancamento di materiali. Scopo dell’intervento è il ripristino allo stato naturale (ante realizzazione della cava) delle aree in passato adibite a cave di prestito ricreando una continuità vegetazionale e indirettamente anche faunistica col territorio circostante.

Il progetto finale delle opere a verde, che prevede l’utilizzo di piante autoctone, integra e completa il progetto di inserimento paesaggistico di tutta l’opera.

In generale, il progetto si caratterizza per una particolare attenzione all’ambiente, oltre a portare beneficio per quanto riguarda la qualità dell’aria: le polveri sottili subiranno una riduzione fino al 54%, come la CO2 che, grazie agli interventi di riforestazione per 31 ettari di nuovi boschi, si abbatterà di 655 t rispetto ad oggi.

Quasi il 100% dei materiali di scavo delle gallerie non viaggeranno su gomma, ma attraverso un apposito slurry dotto e verranno riutilizzati per la realizzazione della banchina dell’aeroporto, che vedrà anche l’installazione di impianti fotovoltaici per 25 ettari.

Il nuovo tratto sarà autosufficiente dal punto di vista energetico: il fotovoltaico coprirà infatti il 100% del fabbisogno dell’infrastruttura, mettendo a disposizione del territorio il restante 50% dell’energia prodotta.

La liberalizzazione del tratto autostradale esistente della A10, che farà da collegamento per gli spostamenti urbani per tutte le percorrenze comprese fra gli svincoli di Genova Voltri/Prà, Genova Pegli e Genova Aeroporto, avrà effetti positivi come il minor traffico, la riduzione dell’inquinamento, tempi di percorrenza più veloci. 

Gli scavi per i lavori relativi alla Gronda

La complessità ingegneristica della Gronda si vede anche dall’utilizzo di alcuni macchinari avanzati e strumentazioni tecniche innovative. La scelta delle tecnologie di scavo, da applicare in una zona geologicamente critica caratterizzata dalla presenza di amianto e di metalli pesanti e la predisposizione di precise procedure per la gestione delle terre, ha rappresentato una delle principali sfide progettuali.

Un esempio su tutti la macchina escavatrice, che con i suoi 100 m circa di lunghezza verrà fatta funzionare da personale tecnico che si troverà lontano dalla zona di scavo, in una cabina ad atmosfera controllata, fisicamente separata dai materiali che potrebbero contenere amianto e che quindi verranno inglobati in locali stagni e poi gestiti in silos di stoccaggio temporaneo, che operano con pressione inferiore a quella atmosferica impedendo in questo modo l’eventuale fuoriuscita delle polveri.

Alle garanzie per gli operatori si affiancano quelle naturalmente più sensibili anche per il contesto cittadino, per il quale è prevista l’adozione di tutti i presidi e procedimenti operativi necessari alla gestione sicura dell’amianto: l’area di scavo verrà costantemente umidificata, il che, insieme al processo di aspirazione dei materiali, annulla la dispersione di polveri sottili.

Ponti e viadotti nelle vallate
4. Ponti e viadotti disegnati per conferire il maggior pregio architettonico e ambientale alle vallate

I materiali verranno poi caratterizzati e utilizzati in base all’esito delle analisi: quelli con amianto oltre i limiti di Legge verranno smaltiti in discariche autorizzate secondo le procedure standard previste dalla Normativa; quelli con una quantità di amianto inferiore ai limiti di Legge verranno utilizzati a riempimento dell’arco rovescio delle gallerie, mentre la parte rimanente, che in base alle stime dovrebbe essere di 8,5 milioni di m3 sui 12 complessivi, sarà usata in accordo con le Istituzioni territoriali per il previsto ampliamento dell’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova.

In generale, le particolari condizioni geologiche dei terreni attraversati dall’infrastruttura hanno portato a prevedere tecnologie di “scavo tradizionale” per le gallerie da eseguire nelle formazioni meno problematiche, a Est del Polcevera, e tecnologie di scavo meccanizzato per le porzioni di territorio più critiche, nelle aree a Ovest del Polcevera. 

Lo scavo meccanizzato con Tunnel Boring Machine (TBM)

Le TBM (dette comunemente “talpe”) scelte per lo scavo delle gallerie ad Ovest del Torrente Polcevera sono di tipo Hydroshield (HS), cioè frese che utilizzano un fluido bentonitico che si amalgama con le terre e le rocce man mano scavate.

Questa metodologia di scavo è stata scelta perché in grado di garantire una pressione costante alla testa del macchinario e un trasporto “umido” del materiale, evitando la dispersione di polveri. L’impiego di TBM HS riduce inoltre i tempi di avanzamento e quindi i costi di realizzazione perché consente avanzamenti superiori ai 10m al giorno, irraggiungibili con metodologie di scavo tradizionali. 

Lo scavo tradizionale

Lo scavo tradizionale è stato principalmente riservato alle gallerie che non sono interessate da formazioni geologiche amiantifere – cioè tutte quelle poste ad Est dell’attraversamento della Val Polcevera – e alle gallerie che per la loro limitata lunghezza, la sezione ridotta o la tortuosità del tracciato non sono adatte ad essere realizzate con lo scavo meccanizzato. Per questi scavi, sarà utilizzato il “martellone”, una punta idraulica montata su grandi escavatori.

>  Se questo articolo ti è piaciuto, iscriviti alla Newsletter mensile al link http://eepurl.com/dpKhwL  <