C’è ancora della strada da fare per raggiungere l’obiettivo previsto dalla Commissione nel campo della sicurezza stradale. È questo, in estrema sintesi, il risultato dello studio effettuato dalle Istituzioni comunitarie.
L’obiettivo della Commissione, lo ricordiamo, è di ridurre il numero delle vittime degli incidenti stradali del 50%, rispetto al 2010, entro il 2020. Questo studio non prende in considerazione i feriti più o meno gravi, anche se la Commissione è consapevole che rappresentano anche loro un serio problema; per questo sta studiando la messa in opera di un database europeo dei feriti in incidenti stradali, che dovrebbe vedere la luce entro fine anno, e cercando di unificare le nozioni di ferito leggero, medio e grave, ancora troppo diverse attualmente da Paese a Paese.
Lo scorso anno si sono registrati 27.500 decessi e più di 200.000 feriti, il che rappresenta un calo dell’1% rispetto al 2013 e del 18% rispetto ai dati del 2010.
Purtroppo, dopo i primi anni molto incoraggianti, il trend lo scorso anno si è sensibilmente abbassato. Come sempre, i numeri variano abbondantemente da un Paese all’altro; ad esempio, lo scorso anno si sono registrati in alcuni Paesi (Slovacchia, Bulgaria e Lettonia) decessi in aumento rispetto all’anno precedente, mentre altri (Finlandia, Slovenia, Croazia) hanno registrato diminuzioni record (–15%).
Il tasso di mortalità europeo 2014 è calcolato in 51 morti per milione d’abitanti, contro i 63 del 2010; rappresenta il tasso più basso al mondo. Gli Stati più “virtuosi” sono Malta (26), Paesi Bassi e Regno Unito (28) e Svezia (29), mentre i più “pericolosi” sono Lituania e Bulgaria (90), Romania (91) e Lettonia (105). L’Italia, con i suoi 52 morti per milione d’abitanti, è in perfetta media europea. Esistono poi casi particolari come il Belgio, che con il tasso di 63 morti per milione d’abitanti si pone al di sopra della media ma, essendo un Paese con molto traffico di passaggio, presenta un’alta percentuale di vittime straniere.
Il 38% dei decessi avviene in aree urbane (il dato è in aumento rispetto agli scorsi anni), l’8% su autostrade e superstrade, il resto su strade extraurbane. Ben tre quarti delle vittime sono di sesso maschile, mentre, per quanto riguarda le fasce d’età, la più colpita è quella fra 25 e 49 anni (36%), seguita dagli over 65 (25%), dai 50-64 (19%) e dai 15-24 (17%). Se le vittime comprese fra i 25 e 64 anni sono in calo, bisogna però constatare un aumento nelle fasce 15-24 e over 65. In genere, le percentuali delle vittime ricalcano le percentuali di fasce d’età della popolazione (ad esempio, il 35% della popolazione europea ha tra i 25 e i 49 anni e la percentuale delle vittime è del 36%), ma bisogna segnalare l’eccezione dei giovani fra i 15 e 24 anni (11% della popolazione e 17% delle vittime). I minori di 15 anni rappresentano il 16% della popolazione e il 3% delle vittime.
In tutti i Paesi europei, Luglio e Agosto, causa le vacanze estive, sono i mesi con più fatalità, mentre, un po’ a sorpresa, il mese più sicuro è Febbraio. Analogamente, i giorni con più incidenti mortali sono venerdì, sabato e domenica, specialmente per i giovani fra i 18 e i 24 anni; il motivo è facilmente intuibile. Probabilmente, il problema principale degli incidenti stradali è appresentato dalle cosiddette categorie vulnerabili: pedoni, ciclisti e motociclisti. È su queste categorie d’utenti che la Commissione cerca di focalizzare i suoi sforzi in materia di sicurezza. Nel 2013, il 22% delle vittime erano pedoni. Il dato più preoccupante, però, è che la percentuale di decessi dal 2010 ad oggi diminuisce meno rispetto al totale (11% contro 18%). In alcuni Paesi (Romania, Lettonia, Lituania, Polonia), la percentuale dei pedoni deceduti sfiora addirittura il 40%. In Italia è del 16%. Chiaramente, la maggior parte degli incidenti che causano la morte di pedoni avviene in ambiente urbano (69%). Rispetto alle vittime totali, è anche più alta la percentuale di vittime femminili (40%), mentre per quanto riguarda le fasce d’età, due terzi delle vittime hanno più di 50 anni. La Commissione e gli Stati membri hanno messo in opera una serie di azioni in favore della sicurezza dei pedoni che coprono vari settori: educazione (ad esempio, campagna per incitare i pedoni ad attraversare solo sui passaggi pedonali in Irlanda o usare materiali riflettenti di sera in Croazia), Legislazione (sanzioni maggiorate per chi non rispetta gli attraversamenti pedonali in Bulgaria e Polonia), autoveicoli (studio di airbag sui paraurti in Danimarca) e infrastrutture (migliore segnalazione degli attraversamenti pedonali in Spagna e Austria, ad esempio).
L’8% delle vittime di incidenti stradali sono dei ciclisti.
Anche in questo caso, il dato inquietante è che il numero dei decessi è diminuito solo del 3% dal 2010 ad oggi, ma bisogna segnalare che questo potrebbe essere causato anche dall’aumento del numero di ciclisti sulle strade europee. Il dato varia fortemente da Paese a Paese; nei Paesi con una “cultura ciclistica” maggiore, nei quali il numero di ciclisti è elevato, è elevata anche la percentuale delle vittime (24% nei Paesi Bassi, 17% in Danimarca). In Italia la percentuale dei ciclisti deceduti nel 2013 è del 7%, in linea con la media europea. Come per i pedoni, la maggioranza (57%) dei ciclisti decede in aree urbane e la fascia d’età oltre i cinquant’anni rappresenta il 66% del totale. I ciclisti di sesso femminile uccisi sono il 21%.