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Fascicolo n° 145 Gennaio/Febbraio 2021

Fascicolo n° 145 Gennaio/Febbraio 2021

Lockdown e Recovery Plan: pandemia e risorse da gestire con grande attenzione

Pare che l’Italia, dopo i bui mesi del lockdown, stia reagendo alla profonda crisi data da Covid-19 sperando che il peggio sia passato. La ripartenza pare essere iniziata: lo dicono le previsioni sul PIL e sull’export e qualche timido segnale dal mondo del lavoro.

C’è una partita da giocare, storiche carenze da recuperare (dal digitale alle infrastrutture) e riforme ormai non più rinviabili. Ma ci sono anche le risorse necessarie a dare lo scossone.

La pandemia ha sconvolto il sistema produttivo e nei prossimi mesi dovrebbero arrivare poderose iniezioni di denaro dall’Europa: bisognerà decidere come usarle e come giocare la carta di quella che sembra un’opportunità irripetibile.

Covid-19 lascia ferite e lezioni da non dimenticare sul piano della sicurezza e della cooperazione, della fragilità della Democrazia nella competizione con i regimi totalitari. A un anno dall’inizio della pandemia, nel corso del 2020 la Cina è il Paese che si è arricchito di più, mentre nei Paesi occidentali decine di milioni di persone finivano sul lastrico a causa della crisi economica mondiale innescata proprio dal Coronavirus.

Le risorse destinate dal Recovery Fund (o Plan) alle infrastrutture, che doveva essere uno dei capitoli principali della ripresa e invece si limita a realizzare opere ferme da 20 anni – con risorse in larga parte sostitutive di fondi già stanziati, – paiono una presa in giro e le poche risorse aggiuntive sono tutte da verificare.

Nella bozza di “Schede progetto” aggiornata al 29 Dicembre ci sono 153 pagine lungo le quali viene dettagliato l’insieme degli investimenti previsti da qui al 2026 per rilanciare e modernizzare il Paese dopo la pandemia. Si tratta di oltre 150 voci di spesa raggruppate sotto sei capitoli che rappresentano le priorità del piano e cioè Transizione ecologica, modernizzazione, Istruzione, Infrastrutture, Parità di genere, Sanità.

Così verrà ripartito il cosiddetto Recovery Fund, ovvero quell’iniezione di risorse provenienti dall’Europa pari a circa 200 miliardi che dovrebbero servire non solo a risollevare il Paese dalla crisi pandemica bensì a traghettarlo nel futuro.

La transizione ecologica è la voce che assorbe la parte più grande delle risorse previste: si tratta di circa 70 miliardi di Euro. Occorre in primo luogo ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.

È anche su questo capitolo che gli Esperti estensori delle risorse dovrebbero lavorare per includere opere infrastrutturali per il ricondizionamento della sicurezza della nostra rete viaria nazionale in chiave di sostenibilità ambientale, migliorando e rendendo sicuri i tracciati per eliminare restringimenti e intralci alla circolazione, rendendo il traffico fluido in modo da ridurre inquinamento e migliorare la qualità dell’aria.

Il Green Deal è anche una risposta per promuovere interventi e misure concrete all’emergenza dei cambiamenti climatici, che nel nostro Paese sta diventando sempre più drammatica. Quindi programmare importanti quote per opere preventive di messa in sicurezza del territorio, che negli ultimi anni ha subito notevoli danni materiali e perdite di vite umane.

Il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, vorrebbe diminuire la parte di spesa destinata agli incentivi, per esempio il Superbonus, e aumentare quella per gli investimenti, che avrebbero un impatto maggiore sull’aumento del PIL. Speriamo riesca nel suo intento…

Ma l’aspetto che mi lascia dubbioso e perplesso è la carenza di contenuti.

Dove sono le riforme? Dove sono gli aiuti per le Imprese? Dov’è la concretezza dell’intervento, la sostanza? Anche il processo decisionale è troppo importante e determinante per le sorti dell’Italia: deve perciò, a mio avviso, includere il maggior numero di interlocutori istituzionali possibili.

Sono estremamente preoccupato, in quanto ritengo che il futuro del Paese passi per forza dalle decisioni che si prenderanno su queste fondamentali questioni.

A mio parere, l’instabilità e la debolezza del nostro attuale Governo, alla ricerca del compromesso, non è in grado di gestire questi fondi e neanche la classe politica italiana può fare questo lavoro.

Necessitiamo di un Governo di forze politiche che si riconoscano nell’Europa e nei valori delle democrazie liberali formato da bravi Amministratori, da Tecnici e soprattutto guidato da una grande personalità.

Ora che con il Recovery Fund è in gioco il futuro del Governo – oltre che del Paese – stanno inventando le “task force” per risolvere problemi irrisolti da anni.

Nel frattempo, in “Strade & Autostrade” festeggiamo i 25 anni di attività! E questa grande soddisfazione è possibile anche per merito vostro, che ci leggete e ci sostenete con la vostra presenza costante.

Un caloroso e sincero grazie e auguri cari di buon anno a voi e alle vostre famiglie!

Claudio Capocelli

Scarica il Sommario alla pagina http://www.edi-cem.it/home/strade-autostrade/

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