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Sviluppo e crescita dei porti italiani nell’area Med

Un’analisi con l’obiettivo di mettere in risalto dati e statistiche sulla competitività del sistema portuale italiano nel mediterraneo, mare in cui circola il 19% circa del traffico mondiale e per il quale sono in corso piani di potenziamento di molte infrastrutture portuali e logistiche

Sviluppo e crescita dei porti italiani nell’area Med

L’interconnessione fra le infrastrutture portuali

L’interconnessione fra porti, in crescita, traccia sicuramente nuove gerarchie; i porti infatti stanno diventando i nuovi hub core e registrano un incremento dei traffici intermodali fra il 2005 e il 2016 pari al +25% per le rotabili e del +40% per i container. Sempre meno luoghi di destinazione finale delle merci e sempre più aree di scambio tra modalità di trasporto, essi alimentano anche il traffico intermodale su ferro che negli ultimi 11 anni ha registrato un incremento del 17%.

Il trasporto terrestre risulta ancora il principale vettore di raccordo verso la destinazione finale dei prodotti: in dettaglio, mare e strada assorbono insieme oltre il 95% dei percorsi svolti dalla merce (nel 2015 mare 58,2%, strada 36,9%).

Insieme ai regolamenti comunitari riguardanti la rete TENT, (Dicembre 2013) e ai corridoi europei, sono stati integrati e aggiornati anche i programmi sulle infrastrutture strategiche definendo i nodi primari di interscambio.

Il nostro Paese non può, quindi, prescindere dal quadro comunitario, che – come già specificato – non ha affrontato solo la questione dei corridoi, ma anche quella delle piattaforme di scambio modale, elemento strategico fondamentale per l’operatività e l’efficienza della intermodalità.

Il reticolo del traffico merci italiano e delle relazioni con le infrastrutture di connessione comprende: 15 porti, 16 interporti, 16 principali piattaforme logistiche. Il traffico internazionale combinato terrestre nel nostro Paese è pesantemente sbilanciato nella direzione Nord-Sud: occorre pertanto creare i presupposti per favorire l’incremento delle esportazioni delle merci su ferro verso i Paesi europei e comunque per favorire trasporti combinati da Sud verso il Nord, con interventi significativi al fine di riequilibrare la forte concorrenza con la modalità stradale.

Nell’intermodalità marittima, si sono realizzati servizi solo dai porti italiani agli inland interni nazionali o dai porti del Nord Europa verso alcuni terminal del Nord Italia: per stimolare una internazionalizzazione della portualità nazionale è necessario ridisegnare in logica sistemica dell’offerta dei servizi intermodali, per ricostruire una maglia di relazioni adeguata per i collegamenti tra una selezione di porti strategici e la rete dei principali inland terminal, oltre che con le principali direttrici internazionali di collegamento con il Centro Europa.

Nell’ambito, poi, delle criticità registrabili oggi nel settore delle attività terminalistiche, è necessario creare una serie di piattaforme per una efficiente gestione delle operazioni terminali, offerte a tutti gli operatori a pari condizioni di trattamento in funzione dei volumi delle prestazioni richieste.