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I porti e il trasporto marittimo: i driver di crescita e sviluppo verso il 2030

Quali saranno i principali elementi sui quali si baserà la futura evoluzione del trasporto marittimo? Come si evolverà il settore nel prossimo decennio?

La portualità verso il 2030

Per la foto di sfondo, photo credit: Valentin Schönpos da Pixabay – marittimo

Il segmento dello shipping e del trasporto marittimo è interessato da profondi cambiamenti: per anni è stato il settore del trasporto meno sensibile a processi di innovazione, sia per una tradizionale ritrosia al cambiamento sia per la numerosità dei soggetti coinvolti (armatori, porti, operatori, spedizionieri, ecc.) che rappresentava un’inerzia a qualsiasi proposta di evoluzione.

La recente accelerazione verso obiettivi di sviluppo sostenibile imposta dell’ONU con l’Agenda 2030 ha, di fatto, determinato una spinta al cambiamento in tutti i settori dei trasporti compreso quello marittimo.

In base a ciò, la domanda è: quali saranno i principali elementi sui quali si baserà la futura evoluzione del trasporto marittimo? Come si evolverà il settore nel prossimo decennio?

Per facilitare la lettura, l’analisi è stata suddivisa in due ambiti:

  • il primo riguarda il trasporto marittimo propriamente detto, con riferimento alle compagnie armatoriali e ai servizi da loro offerti;
  • il secondo riguarda invece i porti e le infrastrutture portuali.

Per quanto riguarda il primo, il tema che connoterà il prossimo futuro del trasporto marittimo sarà quello della transizione energetica, con lo scopo di ridurre in maniera significativa le emissioni gassose prodotte dalle navi.

trasporto marittimo
1. La recente accelerazione verso obiettivi di sviluppo sostenibile imposta dell’ONU con l’Agenda 2030 ha, di fatto, determinato una spinta al cambiamento in tutti i settori dei trasporti compreso quello marittimo (photo credit: Zzkonst da Pixabay)

Alcune azioni sono già state intraprese, come quelle introdotte dalla IMO 2020, finalizzata a contenere le emissioni di zolfo, sia attraverso la transizione verso carburanti a basso tenore, sia con l’introduzione di sistemi per il controllo delle stesse emissioni (scrubber); si tratta però di misure palliative o comunque di breve periodo, che non determinano significativi cambi di rotta.

Parallelamente, alcuni gruppi armatoriali (Balearia, Costa, MSC) si stanno da tempo indirizzando verso l’utilizzo del GNL quale propulsore, sia per le ridotte emissioni dei motori, sia per la facilità di reperimento dello stesso, grazie alla presenza di rigassificatori in diversi porti: in questo caso, però, la comunità scientifica appare dubbiosa sul reale effetto globale di riduzioni totale delle emissioni, nonostante siano già numerose le imbarcazioni (passeggeri e merci) già in navigazione o in fase di costruzione, alimentate a GNL.

Quest’ultimo, infatti, essendo una fonte non rinnovabile, ha attualmente una filiera che, se valutata globalmente partendo dalla sua estrazione, appare, secondo alcuni, ancora inquinante in termini di CO2eq, per cui diversi studiosi non la ritengono una soluzione stabile e definitiva.

Al contrario, si è tutti concordi nell’affermare che il futuro sarà stabilmente a favore della propulsione elettrica “full”, a batteria o a idrogeno, per la quale sono in atto numerose sperimentazioni e progetti pilota che però hanno ancora bisogno di maturare.

Significative evoluzioni vi saranno anche sulla forma degli scafi e delle carene (per ridurre l’attrito a parità di energia consumata) e sulle attività dei cantieri navali di produzione, sempre più orientate verso sistemi green e sostenibili dell’intera filiera.

Come evolverà il settore
2. Come si evolverà il settore nel prossimo decennio? (photo credit: Jason Goh da Pixabay)

Dal punto di vista operativo, nel prossimo futuro molti armatori dovranno inoltre ripianificare le proprie rotte, al fine di ottimizzare viaggi ed itinerari, in un’ottica di riduzione delle emissioni e contenimento dei consumi: già oggi, la riduzione della velocità di navigazione rappresenta, per alcune Compagnie, una scelta strategica rilevante, che combina obiettivi di natura aziendale (risparmio economico) con quelli di tipo ambientale (minori emissioni): in diversi casi si arriverà ad un vero e proprio ridisegno della rete di trasporto, con ridistribuzione della flotta, riorganizzazione dello scheduling e gestione più accurata del routing.

Se quindi “transizione energetica” è la parola chiave che governerà il futuro nel prossimo decennio del comparto armatoriale, differenti sono invece le parole chiave che governeranno tale evoluzione all’interno dei porti: infatti, oltre a quella “green”, comunque ampiamente presente anche in ambito portuale, ve ne sono altre altrettanto rilevanti legate alla automazione, alla digitalizzazione, ai cluster con le città e i territori circostanti.

Per quanto riguarda i cosiddetti Green Ports, il futuro è già iniziato: oltre, infatti, all’obbligo di elaborare un documento di pianificazione che Governi gli aspetti energetici e ambientali del sistema portuale (il cosiddetto DEASP), diversi sono i temi che riguardano la trasformazione “verde” degli scali.

Il primo, quello sul quale il Governo nazionale ha dato una recente accelerata in termini di dotazioni finanziarie, riguarda il tema dell’elettrificazione delle banchine (cold ironing), cioè il sistema che consente a una nave ancorata in porto di spegnere i propri motori a combustione interna (altamente inquinanti) e potersi connettere a un sistema “a terra” ad alimentazione elettrica.

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3. Assisteremo a forme sempre più spinte di automazione che renderanno tale attività da un lato più sicura, dall’altra più performante, rendendo questo uno degli elementi di maggior competitività dell’intero comparto (photo credit: Julius Silver da Pixabay)

Un recente Decreto del Ministro Giovannini del 13 Agosto 2021 prevede un finanziamento di circa 675 milioni di Euro per dotare i porti nazionali di sistemi di cold ironing, effettuando così un rilevante e concreto passo in avanti verso la transizione energetica.

Tale percorso è coerente con altri, maggiormente sperimentali, che prevedono l’uso sempre più rilevante in porto delle rinnovabili, con particolare riferimento sia al fotovoltaico (ampiamente diffuso in numerosi scali per l’alimentazione degli edifici), sia all’eolico (macro, come nei porti del Nord Europa, e micro, in fase di test a Ravenna), fino alle sperimentazioni più spinte, quali quelle che utilizzano il moto ondoso per produrre energia dal mare (impianti pilota previsti nei porti di Brindisi e di Alghero).

Un ultimo aspetto rilevante sui temi green riguarderà la gestione dei rifiuti in un’ottica di “economia circolare”: diverse sono le iniziative già in atto, sia sperimentali che di sistema, che prevedono, per esempio, il recupero e il riutilizzo della plastica raccolta in mare, finalizzati a un riuso della stessa in chiave economico-produttiva (coinvolti i porti di Cagliari, La Spezia, Livorno e Genova).

Come detto, altrettanto importante appare il tema dell’automazione dei processi: fra i progetti e le sperimentazioni maggiormente interessanti, vi sono quelli che riguardano l’automazione dei varchi portuali (gate control) finalizzati a ridurre i tempi di attesa e di accesso nei piazzali, migliorando nel contempo le performance delle supply chains.

Oggi la tecnologia legata al riconoscimento di targhe dei mezzi è abbastanza consolidata (esempi a Genova, La Spezia e Bari), ma si sta evolvendo velocemente verso forme spinte di automazione legate alla realtà virtuale (sperimentazioni ad Olbia, Livorno e Savona) e ai sistemi di riconoscimento biometrico. Altro settore interessante è quello dell’IoT (Internet of Things) e della sensoristica: si tratta, per ora, di studi in fase iniziale, più che altro orientati a migliorare le lavorazioni portuali più pericolose, aumentando così la sicurezza nel lavoro.

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4. Tutto il traffico commerciale e di movimentazione delle merci, più impattante, verrà via via spostato verso aree all’esterno, in connessione e continuità con le zone industriali (photo credit: Wolfgang Schröpfer da Pixabay)

Ma forse l’aspetto sul quale i processi di automazione si sono maggiormente evoluti è quello dell’automazione dei mezzi portuali, in particolare le gru di banchina e gli AGV per la movimentazione dei container: vi sono, in Europa, diversi porti (ad esempio, Rotterdam e Barcellona) nei quali lo spostamento dei container avviene da tempo mediante sistemi automatici o guidati da remoto.

Nel prossimo futuro assisteremo a forme sempre più spinte di automazione che renderanno tale attività da un lato più sicura, dall’altra più performante, rendendo questo uno degli elementi di maggior competitività dell’intero comparto.

Parimenti a Green Ports ed automazione, anche il tema della digitalizzazione dei processi portuali appare fra quelli che influenzeranno maggiormente l’evoluzione dei porti nel prossimo futuro.

La digitalizzazione nei porti iniziava circa 20 anni fa con la creazione dei primi PCS (Port Community System), nei quali la connessione digitale e l’interoperabilità fra soggetti portuali rappresentava un elevato valore aggiunto, soprattutto quando questo era accompagnata da uno scambio documentale che limitava il passaggio della carta (paperless), migliorando in maniera significativa le performance e l’ottimizzazione della gestione dei processi amministrativi e gestionali.

Oggi i PCS rappresentano il punto di partenza in quanto ampiamente diffusi in gran parte dei porti nazionali: il futuro prossimo sarà caratterizzato dall’evoluzione dei PCS negli Smart Ports, dove la digitalizzazione sarà prevalente su tutti i processi: dai sistemi di data tracking, alla gestione della cybersecurity per la protezione da attacchi informatici, alle più innovative blockchains per la certificazione dei processi, fino alle forme più spinte di transazione elettronica attraverso la moneta virtuale.

Profondi cambiamenti per il trasporto marittimo
5. L’intero comparto del trasporto marittimo sarà interessato nei prossimi anni da profondi cambiamenti e trasformazioni, che lo renderanno più moderno, integrato e competitivo ma soprattutto più adeguato ai bisogni e alle esigenze di una società in profonda trasformazione e di un mondo sempre più sostenibile (photo credit: liggraphy da Pixabay)

Negli Smart Ports, in breve tempo, saranno digitalizzati gran parte dei processi: da quelli più semplici di informatizzazione e gestione del demanio portuale, sino ai più spinti DDP (Digital Dock Planning) di organizzazione delle banchine, gestione dei piazzali e organizzazione della movimentazione tramite algoritmi specifici finalizzati a ottimizzare le performances e migliorare la competitività.

L’ultimo rilevante aspetto sull’evoluzione dei porti riguarda gli ambiti infrastrutturali e territoriali, ovvero le relazioni urbanistiche fra porto e città: sempre più, infatti, i porti interni ai centri abitati saranno dedicati a specifiche funzioni urbane e turistico-ricreative quali, ad esempio, le crociere e il diporto.

Tutto il traffico commerciale e di movimentazione delle merci, più impattante, verrà via via spostato verso aree all’esterno, in connessione e continuità con le zone industriali: in tal senso, verranno rafforzate le infrastrutture portuali, quelle di ultimo miglio e di connessione con le reti di trasporto stradale e ferroviario (il Decreto del 13 Agosto 2021 finanzia numerosi interventi).

A ciò si somma il recente impulso che hanno avuto, e che avranno sempre più in futuro, forme di valorizzazione delle attività produttive vicino ai porti, quali ZES, ZLS, Zone Franche, ecc., che sono funzionali a ridurre le distanze fra nodi di trasporto e luoghi di produzione, migliorando la competitività delle merci.

In conclusione, l’intero comparto del trasporto marittimo sarà interessato nei prossimi anni da profondi cambiamenti e trasformazioni, che lo renderanno più moderno, integrato e competitivo ma soprattutto più adeguato ai bisogni e alle esigenze di una società in profonda trasformazione e di un mondo sempre più sostenibile.

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