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Il viadotto Santo Stefano

Il riposizionamento e la messa in sicurezza dell’impalcato

Il viadotto Santo Stefano

Le operazioni in successione a farsi per ciascuna fase di sollevamento delle 16 previste sono le seguenti:

  • predisposizione di una coppia di martinetti in affiancamento a ciascun isolatore coinvolto nell’operazione di sollevamento;
  • sgancio della piastra superiore dell’isolatore deformato;
  • sollevamento dell’impalcato in corrispondenza delle pile o delle spalle in questione mediante idonei martinetti;
  • attesa del ritorno elastico degli isolatori svincolati e monitoraggio degli spostamenti nel piano dell’impalcato con eventuale controllo di questi ultimi con appositi martinetti;
  • inserimento di piastre provvisorie di acciaio per spessoramento tra piastra superiore dell’isolatore e l’intradosso della travata;
  • scarico dei martinetti e riposizionamento dell’impalcato sugli appoggi spessorati;
  • ripetizione di queste attività per ciascun appoggio.

Così procedendo si solleverà l’impalcato nella sua interezza, lasciandolo sempre vincolato nel suo piano dagli isolatori in modo efficace permettendo, tra l’altro, che in corrispondenza della sezione di sollevamento questi ultimi di volta in volta si scarichino delle reazioni elastiche accumulate.

Lo spostamento verticale complessivo sarà pari a ~40 mm: tale misura è ritenuta sufficiente a procedere alla sostituzione degli apparecchi di appoggio danneggiati e/o deformati con altri di identiche caratteristiche. In tal modo, la travata verrà riposizionata su apparecchiature di appoggio indeformate sotto i carichi permanenti riacquistando così la sua primitiva piena capacità di resistenza alle azioni di progetto non ultime quelle sismiche.

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