La città di Constantine, Capitale mondiale della Cultura araba nel 2015, con un milione circa di abitanti è la più grande dell’Est Algerino e seconda in termini di popolazione solo ad Algeri ed Orano. Constantine, anche conosciuta come la “Ville des Ponts”, sorge a circa 700 m di quota su di un massiccio calcareo inciso da una gola profonda dove scorre il torrente Rhumel. Proprio la necessità di un attraversamento di questa incisione che taglia in due il centro cittadino ha richiesto la costruzione di alcuni ponti grandi e scenografici che le hanno appunto conferito tale appellativo.
Tra questi ponti ci sono grandi archi in muratura ma anche opere pioneristiche in calcestruzzo armato, oltre a due ponti sospesi e ad un ponte strallato. Tutti queste opere sono state realizzate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento durante il periodo coloniale francese. Fanno eccezione l’ingombrante ponte strallato realizzato recentemente dai Brasiliani, un bel dywidag realizzato dalla Pizzarotti per la metropolitana di superficie, e quelli standard a travata necessari alla viabilità ordinaria delle zone periferiche dove, peraltro, l’incisione è molto meno profonda e suggestiva.
Negli anni Novanta, gli Scriventi si sono occupati della riabilitazione del ponte sospeso di Sidi M’Cid, forse il più affascinate e pioneristico tra tutti e, a partire dal 2010, dei due ponti in muratura illustrati in questo articolo. Se gli interventi sul ponte sospeso di Sidi M’Cid erano dovuti alla naturale corrosione delle componenti metalliche, quelli sui ponti in muratura sono molto più delicati, in quanto causati da un problema cronico di Constantine, cioè l’instabilità di molti suoi versanti dove coltri abbastanza spesse di marne scivolano sul substrato calcareo sottostante. Per contro Sidi M’Cid, arroccato proprio su tale massiccio nel punto più alto della città, non ha mai avuto problemi di questa natura; il ponte storico di Sidi Rached, anch’esso monumento nazionale in quanto forse il più grande viadotto ad arco in muratura al mondo con le sue 27 campate, di cui la principale sul Rhumel di 70 m di luce, ne soffre fin dalla sua realizzazione (1907-1912), sebbene sia sempre rimasto in esercizio anche grazie a una serie di interventi di riparazione effettuati a più riprese durante lo scorso secolo.
Un altro ponte che ha patito l’instabilità delle coltri di suolo più superficiali è il poco distante ponte des Étudiants, anch’esso un viadotto in muratura con cinque arcate di luce massima pari a 30 m, originariamente a servizio della ferrovia e in seguito utilizzato come ponte pedonale per gli studenti della vicina Università, da cui appunto il nome. Nei primi anni del 2000, il ponte ha subito il crollo delle ultime due campate in sinistra idrografica, lasciando peraltro intatte e in buono stato le restanti tre.