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La lezione di Genova

Il crollo parziale del viadotto Polcevera (più conosciuto al grande pubblico come ponte Morandi) ha innescato una serie di considerazioni di carattere tecnico e gestionale sulla manutenzione delle infrastrutture viarie. Ne abbiamo parlato con l’Ing. Gabriele Camomilla che, quando era Direttore della Ricerca e della Manutenzione della Società Autostrade, ha coordinato l’unico intervento strutturale di rilievo sull’opera

La lezione di Genova
“LG”: “Quindi quali sono, a suo avviso, le cause del collasso della campata dove si trovava la pila 9?”.

“GC”: “Difficile dirlo con certezza. I Periti nominati dalla Magistratura stanno ancora valutando e analizzando tutti dati disponibili. L’idea che mi sono fatto, basata sulla conoscenza approfondita del viadotto, è che probabilmente siamo di fronte ad una serie di cause concomitanti che, manifestandosi nello stesso momento, hanno portato al crollo in modo non determinabile a priori.

È in sostanza una situazione simile a quella che gli economisti defin iscono cigno nero, cioè la presenza di circostanze imprevedibili che cambiano in modo permanente le condizioni di mercato. Intendiamoci, sulla pila 9 si sarebbe dovuti intervenire prima, ma sembra che il Concessionario privato fosse impegnato in manutenzioni ordinarie prescritte dalla nuova convenzione in atto e che, paradossalmente, oggi vengono addirittura negate da interpretazioni affrettate dei fatti.

Il ritardo nell’inizio dei lavori può essere una delle concause; esistevano fenomeni generalizzati di ammaloramento corticale, anche se ininfluenti sulla portanza e credo anche sulla protezione degli stralli. L’unico problema accertato recentemente era l’anomalia sui cavi di precompressione, peraltro non portanti.

Comunque, le lettere di sollecito per la necessaria approvazione del progetto inviate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, provano che il Concessionario premeva per iniziare l’intervento. Credo sia dunque necessario considerare altri elementi, in particolare eventuali anomalie insolite, non rilevabili dagli strumenti utilizzati, ma anche il fatto che nella zona fossero caduti molti fulmini”.

“LG”: “C’è chi però ha scartato questi ipotesi, reputandola quasi risibile; i ponti non collassano perché colpiti da un fulmine. Che cosa intende poi per anomalie insolite?”.

“GC”: “Non ho detto che il fulmine sia la causa prima, ho parlato di una potenziale concausa. Da un sito che si chiama lightingmaps.org, da cui si possono rilevare tutti i fulmini caduti in qualsiasi parte del mondo, risulta che tra le 9.00 e le 10.00 del mattino del 14 Agosto, cioè due ore prima del collasso, due fulmini hanno colpito il ponte. Un fulmine, per intenderci, può creare dei campi elettromagnetici di incredibile potenza anche nell’area adiacente a quella in cui cade.