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La demolizione del viadotto Polcevera

Le procedure adottate per la decostruzione e lo smontaggio dell’opera: le fasi propedeutiche di messa in sicurezza e il collaudo delle strutture residue per garantire massima sicurezza e stabilità

La demolizione del viadotto Polcevera

A levante erano presenti due sole grandi pile strallate con campate a sbalzo, lunghezza complessiva di circa 180 m e altezza totale di 90 m in cima all’antenna porta-stralli, anch’esse collegate tra di loro da un tampone in semplice appoggio.

Al fine di identificare lo stato di sollecitazione postincidentale e le residue capacità resistenti, l’intera opera è stata modellata agli elementi finiti e calcolata in tutte le sue fasi temporali dalla costruzione al crollo fino alla rappresentazione di tutti gli step intermedi dello smontaggio previsto a progetto.

Sono stati valutati gli effetti reologici della post-compressione e sono stati ipotizzati gli stati di decadimento prestazionale dovuti al degrado per la prolungata esposizione agli agenti atmosferici.

I modelli sono stati validati mediante prove in situ e i risultati sono stati confrontati con i dati iniziali del progetto originale e con le valutazioni di altri studi effettuati durante la vita del viadotto nel corso dei successivi interventi manutentivi.

Operativamente, in risposta a quanto emerso dai calcoli, si è provveduto a ripristinare l’equilibrio delle strutture superstiti che in seguito al crollo si sono trovate a sopportare carichi fortemente asimmetrici a causa della mancanza degli elementi strutturali crollati.

Tale operazione è stata resa possibile applicando forze esterne mediante apposite strutture ausiliarie azionate da strand jack in grado di movimentare funi in acciaio in controllo di forza e spostamenti al fine di applicare nei punti non equilibrati le corrette azioni necessarie.

Nello specifico, a ponente è stato applicato un carico di 300 t sullo sbalzo di levante (lato del crollo) operando tramite gli strand jack il sollevamento di una zavorra appositamente approntata a terra.

A levante, invece, sono state erette tre coppie di torri tralicciate alte 50 m, dotate anch’esse di strand jack, con la funzione di sollevare coppie di travi di contrasto che, una volta portate a contatto con l’intradosso dell’impalcato, forniscono sostegno agli sbalzi nel punto di attacco degli stralli riequilibrandone il tiro e le condizioni di carico.

Si è quindi proceduto con le prove di carico, rilevando le deformazioni della struttura al passaggio di mezzi pesanti radiocomandati a distanza (SPMT), simulanti i futuri carichi a cui verranno sottoposte le strutture durante le fasi di smontaggio.