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Il Punto di Vista del Prof. Giuseppe Matildi sul viadotto Polcevera

Alcuni insegnamenti da Genova

Il Punto di Vista del Prof. Giuseppe Matildi sul viadotto Polcevera

Ho apprezzato, invece, il richiamo fatto dai commentatori più accorti alla robustezza di una struttura, in altri termini la richiesta di una sua ridondanza intrinseca, come fattore di sicurezza necessario. Anche questo è un concetto moderno ignoto a tutti, purtroppo, nei tempi di Morandi.

La robustezza, tuttavia, non è solo l’iperstaticità invocata spesso in questi giorni, sempre utile – si intende – ma non sufficiente: la robustezza è anche una scelta esperta e ragionata delle metodiche costruttive.

Abbiamo appena visto la proposta attuale di ricostruzione presentata mediaticamente su idea del Senatore Piano. Non discuto le modalità che portano a questa proposta perché sono politiche e immagino che dovranno comunque rientrare nella Legge per proseguire, come progetto e appalto.

Ho apprezzato la scelta necessaria dell’acciaio ma avrei preferito non vedere una sezione scatolare piena di irrigidimenti. Il ponte sarà, mi auguro, in acciaio verniciato e non in acciaio Cor-Ten (tanto meno verniciato), perché sappiamo da tempo che questo materiale non offre garanzie di durabilità adeguate in prossimità del mare; in verità, sappiamo anche che le sezioni chiuse, l’intero cassone e tutte le decine di canalette diventano di difficile ispezione e manutenzione.

Parlare di 1.000 anni di vita è ovviamente eccessivo: oggi è soprattutto una necessità comunicativa così come dire, il giorno dopo, che il ponte si sarebbe rifatto in sei mesi; non vorrei, però, che nell’enfasi comprensibile del momento si finisse per ripetere alcuni degli errori fatti inconsapevolmente con l’opera crollata, trascurando tutto quello che i Progettisti di ponti hanno imparato negli ultimi anni.

A ben vedere, poi, la sezione schematica presentata ha gli appoggi molto vicini rispetto alla sua larghezza: questo significa che gli appoggi stessi potrebbero subire azioni di trazione in esercizio; sono situazioni che nuocciono significativamente alla durabilità e vengono subite dai Progettisti solo nei casi di assoluta necessità, non per scelta estetica.

Non possiamo giudicare una semplice idea, anche se il suo disegno sembra estraneo all’ingegneria italiana che ha progettato tante opere nell’ultimo decennio, e neppure il fatto che poi la realizzazione dovrà approfondire assai quanto pubblicamente espresso oggi, ma credo sia necessario rimanere attenti per non trovarsi a breve di fronte a una nuova opera velleitaria, con un esito per molti aspetti inadeguato, come il più che discusso ponte di Calatrava a Venezia.

Vi invitiamo a leggere i Punti di Vista di altri illustri Esperti della materia