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Il ponte San Francesco a Verona

Adeguamento statico e funzionale di un ponte ad arco in c.a. in ambito urbano

Il ponte San Francesco a Verona

Infine, è previsto l’adeguamento sismico della struttura mediante incremento di capacità della stessa. Trattandosi di una struttura integrale, si è provveduto all’inserimento di nuovi setti sismo-resistenti in c.a. che, collegando i pilastri interni in corrispondenza delle pile, incrementano la resistenza della struttura in direzione trasversale. Nella configurazione originale, l’unico vincolo per la soletta superiore in direzione trasversale era rappresentato dal collegamento in chiave con l’arcata rigida inferiore, mentre in corrispondenza alla pila, dove sono collocati i giunti di dilatazione, le forze trasversali venivano trasmesse a pilastri piuttosto snelli. L’inserimento di nuovi setti trasversali in c.a. blocca la deformazione trasversale della soletta in corrispondenza delle pile, consentendo un adeguato trasferimento delle forze orizzontali.

Gli interventi di restauro e ripristino delle superfici ammalorate

I materiali deteriorati sono trattati sistematicamente per arrestare il processo di degrado. Le fasi dell’intervento di restauro dell’arcata inferiore e dei timpani prevedono il completo restauro delle superfici delle arcate esistenti e dei timpani, la rimozione manuale del fango e dei detriti depositati nella struttura interna del ponte, la pulizia delle superfici in calcestruzzo e l’idrodemolizione manuale del copriferro degradato ad una profondità media di 20 mm.

L’intera superficie viene poi trattata con sabbiatura in pressione, fino ad ottenere superfici sgrassate, senza particelle fini che potrebbero ostacolare l’adesione del successivo intonaco. Tutte le armature esposte sono spazzolate, soffiate con getti d’aria in pressione e trattate con apposito prodotto inibitore di corrosione.

Infine, dopo l’integrazione delle barre più corrose ove necessario, viene eseguito il ripristino dello strato di copriferro mediante l’applicazione di malta cementizia tixotropica fibrorinforzata a ritiro compensato.

Gli interventi di rinforzo statico e sismico e le fasi realizzative

La ricostruzione della sovrastruttura con gli interventi di rinforzo statico e sismico prevede le seguenti fasi di realizzazione:

  • taglio con sega circolare diamantata degli sbalzi laterali e successiva rimozione;
  • ricostruzione del calcestruzzo carbonatato delle superfici esterne (intradosso di archi, timpani laterali), seguendo i cicli di trattamento riportati al paragrafo precedente;
  • demolizione della soletta superiore (sp. 14 cm) nelle campate interne;
  • rimozione del fango depositato nella parte interna del ponte;
  • demolizione manuale dei pilastri interni, mantenendo le barre di ripresa alla base;
  • realizzazione di fondazioni per i nuovi archi di acciaio, a supporto dell’allargamento laterale del ponte;
  • installazione di nuovi archi inclinati in acciaio (del diametro di 457 mm e spessore di 22 mm), e supporti verticali tubolari (del diametro di 68 e spessore di 8 mm);
  • posa delle lastre predalles per il getto degli sbalzi laterali;
  • posizionamento dei casseri, posa dell’armatura e getto dei nuovi pilastri interni in c.a. (30×30 cm, altezza variabile);
  • realizzazione dei nuovi setti trasversali interni in c.a. (dello spessore di 30 cm), in corrispondenza alle pile;
  • realizzazione della nuova soletta superiore in c.a. (dello spessore di 25 cm) con calcestruzzi a ritiro compensato.

Nella configurazione finale di progetto si sono mantenuti i giunti di dilatazione alle estremità di ciascuna campata, curandone gli aspetti realizzativi: l’eliminazione dei giunti avrebbe comportato spinte supplementari sulle arcate esistenti a causa delle azioni termiche per la continuità della soletta superiore con l’arcata inferiore in corrispondenza della chiave, determinando l’insorgenza di sollecitazioni non compatibili con la resistenza della struttura esistente. È stato pertanto deciso di ripristinare la presenza dei giunti inserendo in corrispondenza degli stessi delle connessioni a taglio con barre di acciaio inox per il trasferimento di carichi locali.

Lo studio della stratigrafia del terreno, della batimetria, e delle caratteristiche del sistema fondazionale esistente (suola in c.a. su pali infissi) ha consentito di condurre le verifiche sulla capacità portante delle fondazioni in considerazione dei nuovi carichi di progetto, evidenziando l’idoneità del sistema fondazionale

esistente senza necessità di ulteriori interventi di rinforzo, in considerazione del modesto incremento  percentuale derivante dall’allargamento con strutture leggere rispetto al peso complessivo del manufatto.

Le fasi di cantierizzazione

La collocazione dell’opera all’interno della rete viaria molto trafficata del centro urbano di Verona ha comportato la necessità di limitare al massimo le ripercussioni dei lavori sulla viabilità cittadina, (il ponte oggetto dei lavori è situato a Verona tra Via dell’Autiere e Lungadige Galtarossa, di fronte alle Acciaierie Riva) e di gestire nel dettaglio le lavorazioni con cronoprogramma lavori giornaliero, continuamente aggiornato durante l’esecuzione dell’opera. Vista l’esiguità di aree da adibire a cantiere in prossimità del ponte, per il deposito di materiali è stata prevista, la dislocazione dell’area logistica e l’assemblaggio a piè d’opera delle strutture metalliche, la chiusura di parte di Lungadige Galtarossa, avendo cura di mantenere e consentire ai frontisti l’accesso pedonabile e/o carrabile.

Costituendo inoltre il manufatto la sede di attraversamento di moltissimi sottoservizi installati sia sul lato di monte sia sul lato di valle, è stata necessaria un’attività intensa di coordinamento a livello di management di progetto per la programmazione cronologica gli interventi e la messa fuori servizio temporanea delle reti.

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