I ponti in muratura erano costruzioni la cui staticità era basata sui mutui sforzi di compressione tra gli elementi. L’introduzione di materiali resistenti a trazione nella progettazione consentì che la staticità di un ponte non fosse esclusivo predominio della compressione. Con la sua capacità di essere resistente sia a trazione che a compressione, il calcestruzzo armato consentì la realizzazione di nuove tipologie strutturali.
In Italia, tra il 1950 e il 1980, si sviluppò una tecnica costruttiva sui ponti in calcestruzzo che rappresenta una delle eccellenze italiane: gran parte di essi ricadono sulla viabilità secondaria. Su quasi nessuno dei ponti costruiti sono state eseguite opere di manutenzione, per cui risultano essere strutture “vecchie” che mostrano non pochi problemi di degrado che possono compromettere anche la loro staticità.
Il degrado nei ponti in calcestruzzo armato: il tempo, la fatica e gli impulsi
Tutte le strutture con il passare del tempo si degradano; questo fenomeno genera preoccupazione perché il degrado è progressivo e inarrestabile. Quando gli effetti del degrado si combinano tra loro, il deperimento dell’opera avviene in modo esponenziale, come nel caso dell’azione combinata del degrado per l’ossidazione delle armature e per l’incremento del transito dei veicoli pesanti. Il degrado dovuto all’ossidazione delle armature interessa tutte le strutture in calcestruzzo armato; gli ossidi e idrossidi genericamente definiti “ruggine” occupano un volume maggiore del metallo non corroso, la loro presenza genera forti azioni espansive sul conglomerato che li contorna (copriferro) arrivando a fessurarlo.
Le fessure consentono all’acqua e agli agenti aggressivi di penetrare più facilmente all’interno della malta cementizia progredendo nell’azione di corrosione e di formazione di ulteriori fessure. Sebbene i fenomeni corrosivi delle armature siano spesso localizzati in ridotte porzioni delle strutture, le conseguenze possono essere importanti e riguardare non soltanto l’aspetto esteriore dei manufatti, ma interessare anche le condizioni di sicurezza, come indicato al punto C8.3 della Circolare sulle NTC.