L’impiego dei geocompositi per la manutenzione delle pavimentazioni stradali
La rete stradale in Italia ha raggiunto un notevole sviluppo per cui, negli ultimi anni, si è rivolta sempre più l’attenzione agli interventi di manutenzione per conservare l’efficienza delle pavimentazioni esistenti. I lavori di manutenzione presentano spesso difficoltà, in quanto devono essere eseguiti in contemporaneità al traffico; inoltre le aree ripristinate devono mantenere una certa continuità con la pavimentazione esistente.
Gli Esperti del settore si sono indirizzati verso lo sviluppo e l’applicazione di nuovi materiali con l’obiettivo di incrementare l’efficacia degli interventi di ripristino. Tra i metodi di manutenzione innovativi, l’uso di sistemi di rinforzo all’interfaccia tra gli strati di conglomerato bituminoso ha da tempo mostrato ottime prospettive.
In particolare, quando non è possibile eseguire un intervento di ricostruzione rimuovendo e sostituendo l’intero pacchetto bituminoso fessurato, un valido intervento alternativo di manutenzione è rappresentato dalla fresatura parziale dello strato di conglomerato bituminoso, l’interposizione di un sistema di rinforzo e la stesa del nuovo conglomerato bituminoso.
In questo caso, il sistema di rinforzo svolge le principali funzioni di assorbire le tensioni di trazione indotte dal carico di traffico e ostacolare la propagazione delle fessure provenienti dallo strato residuo in conglomerato bituminoso.
I più comuni sistemi di rinforzo impiegati in campo stradale sono rappresentati dai geosintetici che possono essere distinti in geotessuti, geogriglie e geocompositi. I geotessuti possono essere in tessuto o non tessuto e sono tipicamente composti da termoplastici come il polipropilene o poliestere ma possono anche contenere nylon o altri polimeri.
Essi hanno un modulo di rigidezza ridotto e, quando saturati con bitume, agiscono come interstrato che assorbe le tensioni indotte dai carichi, svolgendo inoltre la funzione di confinamento e di filtro/separazione tipicamente tra strati sciolti e strati legati.
Le geogriglie sono generalmente a maglia quadrata di varie dimensioni e possono essere in fibra di vetro o filamenti polimerici. Esse possono impiegare una ricopertura bituminosa autoadesiva e sono progettate con un elevato modulo di rigidezza e bassa deformabilità.
Avendo la caratteristica di resistere alle elevate tensioni che si generano alle estremità di una fessura, la loro funzione negli strati bituminosi è tipicamente quella di rinforzo e di barriera alla risalita delle fratture.