Tuttavia, le forze in gioco e la meccanica della frattura dipendono dalla specifiche caratteristiche del materiale. Nel caso di materiali rocciosi, si può arrivare a soglie non superabili con la tecnologia attuale o, comunque, rendere il processo economicamente proibitivo.
Nel calcestruzzo invece, sia pure in diversi gradi, la tipologia di legami e le resistenze in gioco sono tali da rendere sempre possibile l’asportazione del materiale entro determinati limiti di spessore e di velocità di avanzamento.
Le tre forze principali in gioco nella fresatura sono il peso della macchina, l’avanzamento della stessa e le forze legate alla rotazione del tamburo.
In linea di massima, si può pertanto dire che il rapporto peso/potenza della macchina sia un’indicazione di massima sulla capacità di penetrare e di rimuovere il materiale.
Resta inteso che la fresatura di materiali impegnativi quali il calcestruzzo – o ancor più i banchi rocciosi – rende soggetta qualsiasi macchina a stress e usure superiori a un normale lavoro in conglomerato bituminoso.
Il peso e la struttura della macchina sono pertanto non solo funzionali alla produzione ma fondamentali per poter resistere nel lungo periodo alle sollecitazioni imposte.
Nelle frese da cava, la soglia minima di peso è intorno a 50 t per arrivare fino a 200 t. Tuttavia, per rocce con resistenza a compressione inferiore a 30 MPa, è possibile utilizzare anche frese stradali pesanti con buoni risultati.
Nelle macchine stradali, comunque, il peso e la larghezza di lavoro possono essere anche molto più piccole, in relazione alle più svariate applicazioni in ambito stradale; per contro, le resistenze del conglomerato bituminoso sono variabili in un ambito piuttosto ristretto.
Nella fresatura del calcestruzzo, pertanto, la natura del materiale impone che la macchina abbia un peso e una potenza minime consigliati che si ritrovano, come soglia minima indicativa, nella W 150 per spessori e materiali non eccessivamente impegnativi.