Il 23 agosto scorso, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (Serie n. 197) l’atteso Decreto Ministeriale “Cam Strade”. Questo documento rappresenta la conclusione di un lungo percorso iniziato dieci anni fa, finalizzato alla redazione dello strumento di adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle infrastrutture stradali.
Le norme sul rispetto dei criteri ambientali minimi entreranno in vigore il 21 dicembre 2024 e riguarderanno le attività di progettazione, realizzazione, manutenzione e adeguamento delle strade e l’intero processo produttivo con i materiali utilizzati che dovranno essere sottoposti a una razionalizzazione in funzione della massima circolarità delle risorse.
La principale novità è il via libera definitivo del fresato d’asfalto purché opportunamente trattato. Il documento indica solo le quote minime di materiale di recupero che potrà essere reimpiegato nelle singole componenti dell’infrastruttura in base alla destinazione. Ad esempio il 70% corpo stradale, fondazione – 50% base misto cementato – 35% base, 30% binder, 15% usura, 10% drenante. Non è prevista una soglia massima di recupero del granulato di conglomerato tuttavia, oltre i limiti minimi riportati, il produttore dovrà predisporre una documentazione tecnico-scientifica per dimostrare la validità delle prestazioni finali del conglomerato bituminoso (materiali e impianti di produzione).
Più in generale, i Cam chiedono al progettista competenze specifiche sul tema. Alla stazione appaltante si richiede un impegno soprattutto nel caso di appalti basati sull’analisi del ciclo di vita del materiale (Lca), per il quale si prevede un punteggio premiante per gli operatori economici che propongono elementi migliorativi.
I Cam indicano anche gli obiettivi di durata dell’infrastruttura. «Il progetto di pavimentazioni di nuove strade ed il progetto di risanamento profondo di pavimentazioni esistenti deve avere come obiettivo una vita utile di venti anni». Per gli interventi di risanamento superficiale «il progettista verifica che gli strati sottostanti, di base e fondazione, abbiano una adeguata portanza in relazione al carico di traffico in modo che l’intervento garantisca una durata teorica di almeno cinque anni».
Il documento “Cam Strade” indica anche dei livelli minimi di emissione acustica della pavimentazione, da misurare in base alla velocità dei veicoli. Infine, non manca l’attenzione alla possibilità di mitigare l’effetto di accumulo e rilascio di calore solare nelle aree urbanizzate.
Di seguito il commento positivo alla pubblicazione del Cam Strade da parte della AIS (Associazione italiana della sicurezza per le infrastrutture).
“La pubblicazione del CAM Strade, con il quale vengono definiti i criteri minimi ambientali e le indicazioni per le stazioni appaltanti relativamente alla progettazione e alla esecuzione di un comparto infrastrutturale importante colma un vuoto allineando le strade a quanto già esistente da tempo per l’edilizia, in attesa di un documento che affronti l’intera gamma delle infrastrutture.
Si tratta di un provvedimento molto atteso che dopo una lunga gestazione, grazie ad una accelerazione nell’ultimo anno, fornisce preziose e puntuali indicazioni per la progettazione, la costruzione e la manutenzione delle strade secondo gli indirizzi dell’Unione europea e dando concretezza a quanto già previsto dalle Linee guida PFTE e dal recente Codice dei contratti pubblici.”
Il presidente di AIS sottolinea come si sia di fronte a un documento molto equilibrato e ben strutturato, destinato ad alzare l’attuale livello medio del comparto stradale nell’attuazione degli obiettivi ambientali: “Da parte del ministero è stato fatto un ottimo lavoro sia nel metodo, con la partecipazione alla stesura del documento di oltre 250 esperti tecnici, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, sia nel merito in quanto accanto a una puntuale definizione e indicazione di quali siano i criteri da seguire e come farlo si inseriscono degli elementi di innovazione invitando a fare ricorso alla premialità, come nel caso del ricorso a una catena di fornitura in linea con i criteri ESG. ”
Orsenigo sottolinea, altresì, l’importanza di aver messo al centro il concetto di LCA facendo propria la scelta dell’Unione europea che vi ha individuato la migliore metodologia disponibile per la valutazione degli impatti ambientali potenziali delle opere e dei prodotti utilizzati. “Questa scelta costituisce l’aspetto più rilevante, in grado di favorire un percorso virtuoso dell’intera filiera degli operatori, attivando di fatto un processo ad ampio raggio che riguarda anche lo sviluppo della digitalizzazione, in quanto senza l’utilizzo di modelli digitali risulta impossibile fare qualunque analisi LCA di un’opera. Nasce l’esigenza di fare ricorso a nuove competenze sia sul fronte delle stazioni appaltanti ai fini della corretta valutazione della documentazione presentata, sia da parte delle società di progettazione e delle imprese. Con effetti positivi sia sulla qualità delle opere che sul piano della crescita della domanda occupazionale. Ed è con particolare soddisfazione che riscontriamo come in molte sezioni del decreto vengano riprese e trovino conferma i risultati prodotti dai gruppi di lavoro di AIS con la pubblicazione dei nostri position paper, in particolare quello relativo al “cantiere sostenibile”, in cui molti degli indicatori richiamati nel modello di rating proposto risultano inseriti tra i criteri oggi diventati obbligatori.”
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