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Pnrr, speso solo il 6% dei fondi. Il ministro Fitto: “Alcuni progetti sono irrealizzabili entro il 2026”

La relazione della Corte dei Conti evidenzia rallentamenti nella spesa e nel raggiungimento degli obiettivi: ritardi per un progetto su due e pagamenti arrivati solo al 70% delle imprese.

Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, nel suo intervento alla presentazione della relazione della Corte dei Conti sul Pnrr alla Camera ha dichiarato: “Se noi oggi capiamo che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati – ed è matematico, è scientifico che sia così – dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa”.

Insomma, il momento è difficile e la relazione della Corte dei Conti ha evidenziato forti rallentamenti nella spesa e nel raggiungimento degli obiettivi: ritardi per un progetto su due e pagamenti arrivati solo al 70% alle imprese. L’Italia ad oggi ha speso solo il 6% dei fondi. Di fronte all’evidenza dei fatti e dei numeri, Fitto ha ammesso che l’orizzonte temporale del Piano è troppo corto perché tutti gli obiettivi possano essere realizzati entro il 2026.

Il ministro ha poi aggiunto: “Bisogna aprire una valutazione attenta per capire come recuperare le risorse di quei progetti che sono all’interno del Pnrr, ma che hanno una capacità di spesa che consentono un riallineamento con la Coesione”.

Da Bruxelles, le parole che arrivano dal vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis sono chiare: “Sarebbe problematico cambiare la scadenza del 2026″ per la realizzazione dei piani nazionali di Ripresa e resilienza (Pnrr). La maggior parte degli obiettivi e traguardi devono essere realizzati quest’anno” dagli Stati membri, ha ricordato.

Andando ad analizzare le criticità più da vicino, la Corte dei Conti ha sottolineato come sia difficile portare avanti misure come quelle del Pnrr con personale non stabile. Tanto che “è stata concessa la possibilità di avviare specifiche procedure di stabilizzazione”. Non solo. Il vincolo del 40% delle risorse per il Mezzogiorno non è stato ancora centrato. Mancano risorse in settori come ricerca, lavoro, istruzione e transizione ecologica. I fondi per la transizione digitale sono fermi al 36,3%.

Anche quest’anno rimarremo indietro di quasi 15 miliardi. Dunque, per spendere i 191 complessivi del piano entro il 2026 e realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovremo concentrare una parte cospicua delle risorse (oltre 90 miliardi), nel biennio 2024-2025.

La Corte dei Conti nella sua relazione ha ricordato anche che la nuova pianificazione delle spese (voluta dal precedente governo durante l’emergenza Covid, ndr) ha previsto una “traslazione” in avanti di oltre 20 miliardi complessivi delle spese assegnate al triennio 2020-2022. A partire da quest’anno comincerà il recupero del trend di spesa, con un’accelerazione sul quadro iniziale, di oltre 5 miliardi.