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Fissato con decreto legge, a 13,5 miliardi il costo del Ponte Messina

Alla Camera confermato il decreto legge che riapre il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, riprendendo quello già appaltato nel 2005 al Consorzio Eurolink, guidato da Webuild. Le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera hanno quindi approvato il testo della legge di conversione del Dl 35/2023, conferendo mandato ai relatori a riferire in Aula martedì 9 maggio.

I lavori delle commissioni hanno discusso sul testo dell’emendamento di maggioranza sul caro-materiali, rimasto accantonato in attesa di una riformulazione da parte del ministero dell’Economia.

Il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi che ha seguito i lavori a Montecitorio. «Sono state fatte due modifiche di riformulazione per chiarire: prima di tutto che il limite sono i 13,5 miliardi del Def, dunque l’opera sta dentro quel limite; secondo dovevamo fissare dei criteri oggettivi», dal momento che i «materiali negli ultimi due anni sono aumentati, alcuni anche oltre il 40%, e bisognava misurare i costi per evitare extraprofitti per un’azienda che ha vinto l’appalto» 14 anni fa.

L’importo di 13,5 miliardi comprende l’aggiornamento del prezzo del contratto con Eurolink, secondo i criteri che sono specificati nell’emendamento, «finalizzati a tenere conto del tempo trascorso e dello straordinario incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia registrato negli ultimi due anni». Quindi i 13,5 miliardi indicati nel Def si riferiscono esclusivamente al costo del ponte in sé. È però lo stesso Def a precisare che per realizzare le opere complementari al collegamento ferroviario lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi serviranno almeno altri 1,1 miliardi.

«Il progetto non è diverso» rispetto a quello del 2011, ha spiegato Rixi, «però c’è un’evoluzione tecnologica. Siccome il progetto viene aggiornato, non è che possiamo usare gli stessi materiali che usavano nel 2011: io i sensori sul ponte ce li metto, se voglio fare un’opera moderna. Se invece riteniamo che dobbiamo usare una tecnologia di 10 anni fa, è un tema. Ma questo è il motivo per cui noi riteniamo che sia corretto questo decreto».